I grandissimi Maestri che ci hanno preceduti sono stati considerati, a posteriori, grandissimi proprio per la loro opera di rottura con la “tradizione”.
Se veramente volessimo rifarci alla nostra, e da me amata, tradizione del karate, dovremmo essere intellettualmente onesti nel riconoscere che ciascuno dei grandissimi Maestri che ci hanno preceduti sono stati considerati, sempre a posteriori, grandissimi proprio per la loro opera di rottura con la “tradizione” che li ha concepiti, cresciuti e poi, come sempre accade, ingabbiati nello status quo.
Maestri … grandissimi proprio per la loro opera di rottura con la “tradizione”.
Partiamo dal maestro Itosu, che modifica i kata inimicandosi coloro che vedevano nel Tode una disciplina da insegnarsi nell’ombra e in gran segreto. Creó i kata Pinan per adattarli all’insegnamento ai bambini delle scuole elementari. I kata Pinan come metodo per l’educazione fisica! Ora invece capita di sentire che dietro un Heian ci siano chissà quali significati esoterici, filosofici, che il più delle volte sono invece inventati di sana pianta… Kata concepiti per i bambini delle elementari! Sono nati originariamente per questo.
Passiamo al Maestro Funakoshi che si taglia il codino da samurai, rinnegando le sue origini da nobile Shizoku, pur di potersi iscrivere all’università. Lo stesso Funakoshi cambia completamente i nomi dei kata e addirittura gli ideogrammi della disciplina, da mano cinese a mano vuota, per compiacere il nazionalismo giapponese imperante degli anni Venti e Trenta, inimicandosi così, come sappiamo, gran parte dei suoi colleghi okinawensi. È risaputa la lettera di protesta che fu pubblicata al riguardo dai più grandi maestri di Okinawa dell’epoca nei suoi confronti.
Nakayama Sensei codifica, per la prima volta nella storia di questa disciplina, un regolamento di kata e di kumite per permettere ai giovani giapponesi del dopoguerra di competere, andando contro gli insegnamenti del fondatore di non promuovere in alcun modo le gare.
Proprio da queste competizioni non volute nasceranno tutti i nostri più grandi e amati maestri di karate del dopoguerra che fonderanno, ciascuno di loro, un diverso movimento mondiale. E così via fino ai giorni nostri. E questo solo per la storia Shotokan che conosco sicuramente poco, ma se non altro meglio di quella di altri Ryu, con storie però molto simili.
Lo stesso Funakoshi cambia completamente i nomi dei kata e addirittura gli ideogrammi della disciplina.
Siamo sicuri che i nostri fondatori fossero dei tradizionalisti? O forse sono stati fondatori proprio perché hanno letto un’incoerenza di fondo fra la loro tradizione e il momento storico che stavano invece vivendo? Non sono forse diventati fondatori proprio perché si sono mossi verso questa incoerenza, cercando un’evoluzione più armoniosa con tempo e mutamento?
Il karate del futuro: Parte 1
Il karate del futuro: Parte 2
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