Lo stage con il M° Shirai: un ottimo stimolo per riprendersi dal brutto periodo passato, una bella iniezione di fiducia per una ripartenza necessaria.
La “due giorni” di Karate Dō post Pandemia SARS Covid 19 del Lazio si è conclusa con lo stage I.S.I., tenuto dal Maestro Hiroshi Shirai nell’accogliente tensostruttura del complesso sportivo “Palacoccia” di Veroli.
L’evento è stato organizzato dal responsabile I.S.I. del Lazio, Maestro Luigi Giusti, in collaborazione con l’A.S.D. Flex’n fit di Veroli, del Maestro Enrico Pigliacelli.
…delle lezioni che toccano profondamente le corde del cuore.
Le note e dolorose vicende degli ultimi venti mesi circa, hanno praticamente azzerato le attività sportive dilettantistiche e ci si è organizzati come si è potuto, ad esempio attraverso il web, tuttavia, la pratica in presenza è tutt’altra cosa. Tanto più, quando si può disporre degli insegnamenti di un grande Maestro, quale il Maestro Hiroshi Shirai. La sua sapienza, le capacità didattiche, il talento e l’estro creativo, generano delle lezioni che toccano profondamente le corde del cuore.
Questo legame energetico viene definito, in ambito scientifico, “Asse Cuore-Cervello” ed è responsabile dell’attivazione di particolari zone della Corteccia Cerebrale, quelle contenenti i Neuroni Specchio. Questo specifico tipo di cellule, tra l’altro scoperte da ricercatori italiani, sono responsabili di un apprendimento molto rapido, profondo e stabile.
In pratica, quando un’informazione raggiunge il cervello, se è mediata da una forte emozione, genera, attraverso l’intervento del Centro Emozionale Cardiaco, una profonda modificazione della stessa struttura cerebrale.
Da quel momento, quell’insegnamento si riproporrà con estrema facilità per semplice associazione emozionale, ossia, per via inconscia, tutte le volte che uno stimolo appropriato, la solleciterà.
Allo stage è stato ottimo l’afflusso dei praticanti provenienti anche dalle regioni limitrofe.
I Maestri Rosario Di Mauro e Angelo Torre hanno affiancato il Maestro Shirai nella dimostrazione dei suoi insegnamenti.
Abbiamo praticato tecniche di Kihon avanzato, all’inizio singolarmente, quale fonte di riscaldamento, e poi in coppia, quali sequenze di kumite. Le stesse tecniche sono infine state eseguite in modalità realistica e al massimo delle proprie capacità, alla fine dell’allenamento.
Nel mezzo, si è praticato il bunkai del Kata Kanku Dai e anche qui si è, dopo i primi necessari approcci in modalità profonda e lenta, intrapreso il processo di ricerca dell’efficacia massimale, tipica del kumite libero.
Mi fa piacere, a questo punto, esplicitare una mia opinione personale.
Il Karate che ho avuto il privilegio di praticare questa mattina è il Karate che cominciai a praticare circa cinquant’anni or sono. Un Karate ritenuto in seguito, statico, prevedibile, ripetitivo.
Io, in tutta franchezza, nel lavoro svolto questa mattina, ho rilevato una notevolissima forza innovativa, un’estrema variabilità di schemi e soprattutto una reale efficacia ed applicabilità.
Nel lavoro svolto questa mattina, ho rilevato una notevolissima forza innovativa.
È vero che lo scopo ultimo del Karate Dō è quello di non applicarlo finché possibile, ma è altrettanto vero che, ove questo fosse necessario, si dovrebbe poterlo fare, in condizioni di sicurezza, gestendo l’inevitabile stress situazionale associato, riducendo al minimo i danni per se stessi e gli altri.
Questo stesso tipo di pratica è la dimostrazione di quel Karate-Bu Dō, essenza dell’agonismo, facente comunque parte del grande patrimonio del Karate Tradizionale.
Insomma, una grande “due giorni” di Karate, un ottimo stimolo per riprendersi dal brutto periodo passato, una bella iniezione di fiducia per una ripartenza necessaria.