Il karate ci insegna ad assumerci le responsabilità di ciò che facciamo.
La vita di tutti noi scorre con alti e bassi che derivano in gran parte dal nostro comportamento e dalle nostre scelte. Una volontà superiore alle nostre forze di esseri umani ha chiaramente l’ultima parola, al riguardo non c’è bisogno di discutere.
Anche se la nostra esistenza è costellata da un susseguirsi continuo di eventi che in gran parte possono sembrare occasionali, in realtà siamo sempre noi a prendere decisioni, che esse ci piacciano o meno. Da esse poi scaturiscono nuove situazioni.
Una frase come “Sono stato costretto dalle circostanze” è, analizzata a fondo, la non accettazione delle proprie responsabilità. Per cui si scaricano le colpe sulle circostanze o verso altre persone, oppure sull fatto di essere troppo giovani, o troppo vecchi, oppure troppo grandi o piccoli, di essere nati in un luogo invece che in un altro e così via.
Se la colpa di ciò che ci accade non è mai nostra, allora non avremo mai la capacità di prendere in pugno la nostra vita per direzionarla e viverla come desideriamo.
Impariamo ad apprezzare la presenza assoluta, sia fisica, sia mentale.
Il karate ci insegna ad assumerci le responsabilità di ciò che facciamo. Quando ci alleniamo con costanza la nostra tecnica migliora, se trascuriamo gli allenamenti si affievoliscono le nostre capacità. Eseguiamo una parata con poca energia e l’attacco ci raggiunge. Portiamo un attacco con insufficiente intenzione e non funzionerà.
Nella pratica del karate la miglior lezione è che ci rendiamo subito conto dell’errore, in quanto le conseguenze sono immediate e a volte anche dolorose. Per cui, quando il nostro istruttore ci corregge una tecnica eseguita male gliene saremo grati: nel dojo impariamo ad apprezzare le critiche costruttive. Esse sono una parte integrante della via che abbiamo scelto e ci sostengono nel nostro sviluppo di karateka.
Il karate ci insegna, quindi, che un momento di disattenzione può decidere l’esito del combattimento. Da ciò ne deriva che impariamo ad apprezzare la presenza assoluta, sia fisica, sia mentale. Inoltre, riusciamo a renderci conto di una debolezza e siamo disposti ad ammetterla. Questa è un presa di posizione responsabile, che forma un carattere ben stabile e che può far nascere una personalità, che poi chiameremo “Maestro”.
Perciò, sappiamo che se ci accade qualcosa di non voluto, l’abbiamo causato noi stessi, non esistono coincidenze!
Allo stesso modo, dalla parte opposta, siamo anche consapevoli dei motivi che ci hanno portati al livello raggiunto, non esistono coincidenze!
Ogni nostro sviluppo si basa sull’esistenza del sapere che lo ha preceduto.
Se ci osserviamo nel corso degli anni di pratica ci rendiamo conto che la nostra formazione di karateka si può paragonare a una catena. Ogni suo anello è legato al precedente e ha la funzione di intrecciare il successivo, affinché la catena sia tale. Quindi, ogni nostro sviluppo si basa sull’esistenza del sapere che lo ha preceduto. Il percorso è ben chiaro e non dà spazio a coincidenze, così com’è impossibile che il primo anello non sia intrecciato al secondo.
Persino il lancio dei dadi segue una legge matematica ben precisa che conosciamo sotto la definizione del calcolo delle probabilità.
Niente capita a caso, tutto segue delle leggi consequenziali ben definite: da una causa scaturisce inevitabilmente una reazione, ce lo insegna anche la fisica.
Zanshin – consapevolezza – è la capacità di affrontare le situazioni con presenza e decisione senza lasciare neanche il più trascurabile dettaglio al caso, è il segreto che ci consente di raggiungere alti traguardi.