Ai miei allievi: “È su ciò che non si vede, sull’essenza delle cose, che dovete costruire il vostro percorso”.
Anche se la normalità, per come l’abbiamo intesa prima di questa emergenza, è ancora lontana, possiamo dire di avere riconquistato la parte più bella della nostra pratica sportiva, cioè quella di ritrovarci assieme in palestra e di ricominciare ad allenarci in modo completo, anche con esercizi a contatto, seppur rispettando precise disposizioni.
Abbiamo passato un periodo molto impegnativo. La riorganizzazione del modo di allenarci, le nuove modalità on-line e il cercare di mantenere viva la passione per il karate e lo spirito di gruppo, ci ha richiesto molte energie, ma è stato anche un modo per riflettere e osservare il nostro karate da altri punti di vista.
La luce più è forte e più ci limita a osservare solo la superficie degli oggetti.
In questo periodo, che ho spesso definito di “buio”, abbiamo scoperto tutti i limiti che ci porta il vivere “alla luce”. La luce più è forte e più ci limita a osservare solo la superficie degli oggetti, dando risalto all’apparenza e all’esteriorità.
La facilità nel vedere le persone e le cose alla luce del giorno ci porta a osservarle in modo veloce e superficiale, mentre il buio ci costringe a fare uno sforzo in più, a osservare e ascoltare tutto ciò che ci sta attorno con più attenzione.
In questo periodo di buio, in cui la luce ha smesso di illuminare la parte superficiale della nostra vita sportiva, quella fatta di medaglie, prestazioni, punteggi… abbiamo dovuto cercare l’essenza di ciò che stiamo praticando, abbiamo dovuto andare in profondità e affinare tutti i nostri sensi per capire ciò che veramente stiamo facendo. E così le occasioni perse quest’anno, di salire su un podio o cambiare il colore di cintura, sono state compensate da ciò che prima era solo un’abitudine, mentre adesso si sono riscoperte come vere necessità: tornare a rivederci in palestra e poterci allenare.
Il buio di questa chiusura ha avuto un altro vantaggio. Mentre la ripetitività e la velocità dei nostri gesti quotidiani ci portano a vivere il singolo istante e a concentrarci sulle sensazioni che derivano da quella determinata situazione, il buio stimola il pensiero, i ricordi e la riflessione, aprendo uno scenario più ampio. Possiamo dire che questi mesi di buio ci hanno mostrato con più chiarezza l’essenza di ciò che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi.
Abbiamo dovuto cercare l’essenza di ciò che stiamo praticando, abbiamo dovuto andare in profondità.
Abbiamo imparato, quindi, che non deve essere qualche mese di chiusura a spaventarci, così come non deve essere una sconfitta a demotivarci. Perché tre mesi di chiusura in mezzo a tanti anni di pratica e, allo stesso modo, una sconfitta in un minuto di gara in mezzo a tanti mesi di progressi in palestra, sono solo la superficie di qualcosa di molto profondo.
Ora che la passione può avere avuto un calo dobbiamo mettere in pratica ciò che abbiamo imparato e cioè che, nel momento in cui si spegne la luce, se non vogliamo inciampare in scelte sbagliate dobbiamo analizzare la situazione in profondità, pensare da dove siamo partiti e ripercorrere con la mente tutto ciò che di speciale è successo in questi anni. Perché sono tanti i momenti speciali che noi maestri e voi allievi abbiamo vissuto e condiviso, quelli sono l’essenza del nostro karate.
Non perdete d’occhio i vostri obiettivi e ricordate che nulla potrà mai impedirvi di raggiungerli. Per poter ripartire a settembre con la passione di sempre, prendetevi tutto il tempo che vi serve, superate la superficialità del vostro modo di pensare, scavate in profondità e raggiungete la parte più importante di ciò che state facendo. Ma soprattutto lasciatevi guidare non dalle sensazioni del momento, ma dalle emozioni di tutto quello che vi ha dato il karate dal vostro primo giorno di pratica.