Se è il vostro momento per liberarvi, preparatevi dunque, perché il Karate vi porterà esattamente a quello…
Testo e foto a cura di Claudia [Purnima] Squaranti
Nelle arti marziali la libertà nel movimento è un argomento molto ampio, che abbraccia svariati ambiti, a partire naturalmente da quello corporeo.
È una componente fondamentale, perché un movimento libero è più efficace sul piano della velocità, strettamente correlata all’agilità, all’efficienza, alla potenza e all’energia cinetica (l’energia posseduta da un corpo e generata dal suo movimento), perciò, più un corpo è libero e più produce energia cinetica, raggiungendo in questo modo una maggiore efficacia nella pratica.
Se pensiamo al significato del termine Karate, possiamo già dedurre quale sia il fine ultimo della pratica… la mano vuota. Certo non è facile arrivare a questo. Significa avere una “mano” priva di tensioni e contrazioni. Una volta lasciate andare le tensioni, quella “mano” avrà una velocità, una leggiadria, un’eleganza nel movimento incomparabili rispetto a quando non era libera di far fluire liberamente le energie.
In realtà la libertà è un modo di essere, bisogna quindi ascoltare e sentire ciò che si sta facendo.
La libertà nel corpo è una caratteristica a cui aspirano tutti i praticanti e diventa il mezzo, ma nello stesso tempo anche il fine stesso della ricerca, perché un corpo che si muove senza alcun tipo di resistenza diventa più efficiente e ogni movimento ritrova la sua originale semplicità.
Un movimento libero è anche più salutare, in quanto l’energia che dalla terra attraversa il corpo per arrivare al piede, alla mano o alla testa, se non incontra ostacoli nel proprio passaggio, potrà fluire in maniera scorrevole senza bloccarsi in qualche zona interna al corpo, creando problematiche fisiche di svariato genere.
Il risultato nel far fluire liberamente l’energia è sicuramente di grande efficacia in termini di performance della pratica marziale, ma allo stesso tempo di funzionalità e benessere dell’organismo.
Quando si parla di libertà di movimento è necessario riferirsi non solo allo scheletro, alle articolazioni, ma anche alla muscolatura profonda, facendo in qualche modo uscire qualcosa di profondo. In realtà la libertà è un modo di essere, bisogna quindi ascoltare e sentire ciò che si sta facendo.
La fluidità di questo movimento è indubbiamente legata a un risultato di ottima performance, ma non è solo questo.
Se ci si muove più liberamente e in modo rilassato con il corpo, è probabile che anche sul piano mentale ed emozionale ci si ritrovi a percepire maggiore calma e pace.
Questo perché nel momento in cui si lascia che l’energia attraversi liberamente il corpo, allo stesso tempo si possono far scorrere in modo fluido e libero anche le emozioni, anziché bloccarle all’interno di sé.
Le preoccupazioni, i pensieri, sono un “movimento che viene da dentro” e devono essere libere di uscire tramite il movimento, il respiro, la voce, tutto questo fa parte della libertà di movimento, non solo corporeo, ma anche emotivo.
La libertà di movimento, nella componente del sentimento, psichica e mentale, prevede un lasciarsi andare, perciò necessita di due aspetti ben distinti, efficienza e salute.
Nel momento in cui ci si libera si ha la possibilità di “pulirsi” e, quindi, di alleggerirsi e si diventa in grado di comunicare su svariati piani. Si ritrova in qualche modo la possibilità di scoprirsi come unità e, una volta fatto questo importante passaggio, si può far fluire in modo spontaneo l’energia.
Perciò… siate liberi, siate presenti, siate calmi!
La Libertà funziona, la Libertà è salutare, la Libertà riguarda tutti gli aspetti, si diventa più efficaci, più veloci, più sani, più equilibrati e armoniosi, permette totale espressione, sia corporea sia emozionale… perché allora non realizzare la Libertà?!
Perché non è detto che tutti vogliano essere liberi.
Lo stesso Budo significa “basta conflitto”, basta tensioni, indica un rafforzamento verso la pace.
Avere addosso un’armatura, ad esempio, può far sentire più radicati, più sicuri, si può avere l’impressione di poter resistere meglio ai “colpi”, ci si può sentire “qualcuno”, permette di non invischiarsi troppo nelle situazioni, ma di certo non consente un movimento libero, sia sul piano fisico sia su quello emotivo
Evviva la Libertà!
Ma solo se la si desidera, perché bisogna essere pronti per la Libertà.
Se è il vostro momento per liberarvi, preparatevi, dunque, perché il Karate vi porterà esattamente a quello.
Infatti, il Karate non significa “mani corazzate” o “pesanti” o “rigide”, ma la traduzione è proprio “mani vuote”, flessibili, elastiche. Tutte le arti marziali hanno lo stesso fine che è la Libertà.
Il nome di ogni disciplina fa appunto riferimento a una peculiare sfaccettatura della Libertà, ad esempio JU-DO indica la cedevolezza, la resa; KARA-TE-DO conduce al vuoto; AI-KI-DO esprime l’unione verso la reciprocità; WADO-RYU traccia la via verso la pace; TAI-CHI è la danza suprema tra le polarità.
Lo stesso Budo (deporre le armi) significa “basta conflitto”, basta tensioni, indica un rafforzamento verso la pace, non verso la guerra e i contrasti.
Come fare, quindi, per trovare la libertà di movimento attraverso il Karate?
La pratica viene in aiuto a partire dal piano corporeo, infatti, tutti i movimenti del Karate lavorano sulle articolazioni che diventano fluide, sui movimenti ampi, prevedono un abbassamento del baricentro, aprono le anche, rendendole flessibili ed elastiche, sciolgono le spalle affinché il movimento riesca bene, rendono agili e sciolte le caviglie, tutto questo confluisce in un’agilità e dinamicità del movimento.
Spesso, nelle arti marziali si afferma di diventare come l’acqua e cosa c’è di più libero dell’acqua, che prende qualsiasi forma, non si disgrega mai, può cambiare forma di stato di aggregazione, pur rimanendo sempre acqua?
Non rompe mai il suo legame… può essere vapore o ghiaccio, ma torna sempre a essere acqua.
Spesso, nelle arti marziali si afferma di diventare come l’acqua e cosa c’è di più libero dell’acqua?
Questa è la Libertà nel corpo.
La Libertà di movimento consente di percepire i canali energetici come un momento creativo, non come un canale vincolato e rigido.
A questo punto si può parlare di tecnica trascesa, perché non si tratta più di praticare Karate, ma si diventa il Karate stesso.
Movimento libero, corpo libero e rilassato, mente libera, emozioni libere di uscire e di esprimersi all’unisono nella pratica. E in un attimo ci si rende conto che il Karate si travasa a tuttotondo nella vita, il che non significa praticare per strada, significa diventare adamantini, puri, limpidi e tutto questo si dispiega nelle relazioni e nel vivere quotidiano.
«Perciò, quando mi chiedono quante ore mi alleno al giorno, rispondo “h24” o meglio… non mi alleno mai!» R.F.