Quando abbiamo iniziato a fare karate combattevamo a mani nude. Combattimenti cruenti, duri.
Mi sono costati trenta punti in faccia, tre fratture del naso, due del mascellare, più qualche costola rotta.
A qualcuno è andata anche peggio.

Quei combattimenti erano una sfida a noi stessi, alle nostre paure, al nostro orgoglio.
Là in fondo, in quel luogo oscuro che conteneva le emozioni e la follia, piano piano una luce si è fatta strada.
Sempre praticando, sempre facendo forte, mai meno del massimo, abbiamo iniziato a comprendere.
Il vero dolore non viene dai pugni che ti spaccano la pelle e le ossa, o dai calci che ti atterrano, il vero dolore ha a che fare con la nostra mente che non sa contenere le emozioni, che fraintende, che ignora. Da lì parte la vera sofferenza. E l’avversario più temibile non è quello che hai davanti, ma quello che è dentro di te.

Domare la mente, per vincere l’unico combattimento che non dovremmo perdere.