Studio e pratica del nuovo sistema di gara dell’enbu per la Fikta e di approfondimento tecnico e standardizzazione dei kata Sentei.
“Se il tempo fosse un gambero, che a retromarcia va…”. Era il lontano 1986 quando Enrico Montesano e Nancy Brilli portarono per la prima volta in scena una nuova quanto brillante commedia musicale della coppia Pietro Garinei e Armando Trovajoli dal titolo Se il tempo fosse un gambero, scritta a quattro mani da Jaia Fiastri e Bernardino Zapponi.
Il kata è uno solo e la forma è una sola.
Il riferimento al “tempo” nasce spontaneo dall’interpretazione di un’esclamazione fatta dal Maestro Carlo Fugazza, direttore tecnico della Fikta, quasi allo scadere delle tre ore e mezza di allenamento, studio e pratica sui 5 kata Sentei Bassai Dai, Kanku Dai, Jion e Jitte. L’aneddoto, infatti, parte da una mia risposta a quello che per me, come per altri partecipanti allo stage, era una naturale conseguenza alla parola tempo, non inteso come Che ore sono, ma come Il tempo corretto nell’esecuzione di un passaggio del kata Enpi, dal kamae del gedanbarai alla tecnica successiva dell’age tsuki. E chi come me è rimasto rapito da tutto quel sapere che, in poco meno di 210 minuti, è stato messo a disposizione dei praticanti intervenuti sabato 20 ottobre, al Centro Sportivo Zanardi di San Giorgio di Piano in provincia di Bologna, ha interpretato la parola tempo come “Sì, maestro, abbiamo ancora a disposizione minuti preziosi per continuare a rimanere concentrati e a proseguire nella spiegazione dell’ultimo kata che rimane da esaminare, ovvero, Jitte” e ha potuto immagazzinare nozioni importanti da trasmettere, una volta rientrati nelle rispettive palestre, ai propri allievi.
Battute a parte – molte quelle che sono sorte nei minuti successivi durante lo stage di kata del pomeriggio – il tempo è stato davvero tiranno. Il M° Fugazza, coadiuvato dai Maestri Pasquale Acri e Alessandro Cardinale, abile oratore, ma ancora di più perfetto nella disamina dei cinque kata sentei proposti ha saputo cogliere momento per momento, tecnica dopo tecnica, quei quesiti che, nel corso degli anni sono sorti spontanei avendo adattato – a volte per dare alle tecniche più velocità nell’esecuzione e più spettacolarità per chi viene a vedere una gara di kata – la forma all’applicazione delle tecniche stesse o nel rendere la tecnica più bella da vedere e meglio giudicabile all’occhio di un arbitro. Poco però il tempo a disposizione di un territorio vasto come quello del kata dove studio e pratica sono imprescindibili l’uno dall’altra. Ma, come ha sottolineato più volte lo stesso M° Fugazza: “Il kata è uno solo e la forma è una sola”.
“Non è un ritorno all’antico” ha puntualizzato il M° Fugazza, ma semplicemente la standardizzazione dei kata del tradizionale.
Gli intervenuti allo stage, con in prima linea gli arbitri e i responsabili degli Csak regionali, istruttori e maestri compresi, ma anche atleti titolati e giovani leve cinture blu, hanno potuto raccogliere tutte le informazioni necessarie per focalizzare l’attenzione sui passaggi importanti da eseguire nei cinque kata proposti, tutti in maniera corretta.
“Non è un ritorno all’antico” ha puntualizzato il M° Fugazza, ma semplicemente la “standardizzazione” dei kata del tradizionale per fare sì che quella “tradizione” di cui la Fikta e ancora di più l’Istituto Shotokan Italia-Ente Morale sono i depositari.
Questo, in sintesi, lo scopo del secondo corso dedicato allo studio, all’analisi e alla pratica dell’aspetto tecnico del kata per dare, come nel precedente corso, un indirizzo corretto sia ai praticanti che ai tecnici.
“Attraverso le competizioni – ha puntualizzato il M° Fugazza – abbiamo visto, come commissione tecnica, che ci sono delle differenze nell’esecuzione o meglio nell’interpretazione di alcune tecniche dei kata di gara. Per eliminare eventuali dubbi o domande che maestri e istruttori durante l’insegnamento di questi kata si possono porre, abbiamo pensato di dare un indirizzo chiaro e di standardizzare, così come già stiamo facendo con le squadre nazionali. Il kata deve essere uno e l’indirizzo tecnico della Fikta è solo uno, in modo che non ci siano, a scanso di equivoci, una, due o più interpretazioni dello stesso kata, visto che alcuni hanno iniziato a praticare alcune tecniche come se stessero facendo i bunkai, ma non è così. E mentre i kata e la loro esecuzione sono solo una e una soltanto, non ci sono limiti per le applicazioni dello stesso kata e delle relative tecniche”.
E ancora. “Il kata è una cosa delicata, non cambia nel tempo, perché viene da un’esperienza reale di kumite. Per allenare queste tecniche i maestri dei nostri maestri hanno pensato di codificare la forma e di creare, appunto, i kata”.
Il kata è una cosa delicata, non cambia nel tempo, perché viene da una esperienza reale di kumite. Per allenare queste tecniche i maestri dei nostri maestri hanno pensato di codificare la forma e di creare, appunto, i kata.
Molto interessante e tutta in divenire, invece, la pratica e lo studio del nuovo sistema di gara dell’enbu con in prima linea il M° Silvio Campari, coach della squadra di kumite, coadiuvato dal M° Elio Giacobini.
Al M° Campari, dall’alto della sua esperienza non solo in campo nazionale e internazionale, avendo conquistato con il M° Giacobini quattro volte la medaglia d’oro al campionato mondiale, è stato affidato l’allenamento della mattina, sempre a San Giorgio di Piano, dove tecnici, responsabili regionali e anche atleti delle squadre nazionali si sono potuti allenare sul nuovo sistema di gara dell’enbu che rimarrà invariato nella durata della prova, ma che cambierà metodologia coinvolgendo, infatti, le coppie maschio-maschio e femmina-femmina, a cominciare però dalle categorie dei cadetti.
“Quattro saranno le strategie di ciò che alla fine non è altro che un allenamento propedeutico al kumite”, ha detto il M° Campari, coadiuvato da alcuni atleti delle squadre nazionali. “Con la commissione tecnica, per venire incontro alle esigenze di molte palestre di non riuscire a formare squadre equilibrate, abbiamo modificato le categorie per il prossimo appuntamento degli Assoluti, realizzando quattro combinazioni della durata di circa un minuto, con l’introduzione di tre todome all’interno della prova di enbu. Le tecniche saranno preordinate e uguali per tutte le coppie, sia maschio-maschio sia femmina-femmina, fino alla finale dove invece sarà richiesto alle quattro che si contenderanno il titolo di realizzarne una propria”.
Quattro saranno le strategie di ciò che alla fine non è altro che un allenamento propedeutico al kumite.
Anche questo approfondimento tecnico, offerto agli iscritti della Fikta, e l’allenamento sono volati, perché il tempo, quando a insegnare sono tecnici qualificati e di alto spessore come quelli appartenenti alla federazione del Maestro Hiroshi Shirai, vola. E nello spazio di sessanta secondi si devono condensare, in questo caso nella prova di enbu, tecnica, maestria, padronanza della strategia, armonia della coppia e abilità di entrambi gli esecutori.