Il programma di pratica che caratterizza e rende unico il misterioso Kingai-ryu tode.
Un anno addietro proposi il primo articolo inerente il Kingai-ryu, ossia lo stile di combattimento della Famiglia Matayoshi, molto più nota ai più per il kobudo, trattando gli aspetti maggiormente storici, tra istruzioni che mi diede Hayasaka Sensei e informazioni prese da libri e ricerche via web. Tra qualche inesattezza o mezza verità, ovviamente, sono giunto a un minimo di ricostruzione della nascita e dello sviluppo di questo meraviglioso quanto ancora sconosciuto stile di combattimento di Okinawa.
La suddetta ricostruzione storica, però, per quanto non esatta al cento per cento, ritrova una totale corrispondenza in quello che è il bagaglio tecnico dello stile, il suo syllabus, ossia il programma di pratica che lo caratterizza e lo rende unico, soprattutto per quanto concerne la parte del combattimento senza armi che in questa sede vado rapidamente a descrivere.
Ha elementi e peculiarità che si rifanno assolutamente all’antico tode kenpo
Il programma tecnico del Kingai-ryu, infatti, rispecchia pienamente quelle che sono state le tappe del suo sviluppo storico, steps che Shinko Matayoshi prima e suo figlio Shinpo successivamente hanno compiuto, maturando esperienze diversificate, soprattutto nelle arti marziali cinesi.
Il nome Matayoshi nel mondo è legato per lo più alla disciplina del kobudo di Okinawa, grazie al lavoro di raccolta e conservazione che padre e figlio hanno svolto per quanto riguarda gli antichi kata con le armi, forme legate alla pratica così come veniva svolta ai tempi dell’antica dinastia reale delle Ryukyu e delle dinastie cinesi Ming e Qing.
Meno noto o, meglio, meno diffuso è invece il metodo di combattimento a mani nude che i Matayoshi hanno elaborato nel tempo, grazie all’immenso studio svolto con i loro insegnanti cinesi.
Il Kingai-ryu, in effetti, non può essere identificato in uno stile di karate propriamente detto, in quanto ha elementi e peculiarità che si rifanno assolutamente all’antico tode kenpo, quello che inizialmente veniva praticato a Ryukyu, all’epoca della dinastia reale, cioè all’epoca in cui le famiglie cinesi stavano ancora elargendo i propri saperi agli autoctoni.
Il Kingairyu è un sistema complesso e completo, nel senso che è composto da quattro grandi “sottosistemi”: il cosiddetto Mukashi-te, il Naha-te, il Kingai Tode e il Nanpa Shorin-ha Tsuru-ken.
Per Mukashi-te o Mano Antica si ritiene, nell’ambito del metodo della famiglia Matayoshi, quella serie di kata che si praticavano a corte reale, quindi quei kata sviluppati dai guerrieri di Shuri e che successivamente hanno influenzato il futuro Shuri-te (poi Shorin-ryu). Essi sono:
- Uchi han-sen Naifanchi
- Aragaki no Sochin
- Aragaki no Unsu
- Kuniyoshi no Nijushi
- Shuri Tawada no Passai
- Shuri Matsumura no Kushanku
- Tomari Matsumora no Ufu-Kushanku
- Chintou
Nell’ambito del Naha-te, vengono praticati i tipici kata che fanno parte dell’odierno Goju-ryu, ma con le dovute peculiarità tecniche che ne differenziano lo studio, essi sono:
- Naha Sanchin
- Saiha
- Seyunchin
- Shisochin
- Sepai
- Sesan
- Sanseru
- Kururunfa
- Papuren
- Rokkukite
Entrando nel vivo delle specifiche dello stile, si arriva al Tode del Maestro Kingai che, come trasmesso a Shinko Matayoshi, contempla i seguenti kata:
- Shuri Sanchin
- Okan (Wankan)
- Sesan
- Useishi
- Useichi
- Shichijuni
- Tora no te (Maya-nu-di)
- Kamakiri (Isatumei)
- Yoi no te (Itcha-di)
- Kuden Fushou-yu Tora-tsuru
C’è da sottolineare che il curriculum specifico del Tode del Maestro Kingai è particolarmente variegato, andando a “toccare” diversi metodi di chuan-fa, basti notare la presenza di kata non presenti negli stili di karate di Okinawa, come la forma del Pugno dell’Ubriaco (Yoi no te), la forma del Pugno della Mantide (Kamakiri) e la particolarissima forma Tora-tsuru che è legata al metodo cinese Hung Gar.
Ultimo sottosistema da specificare è quello più ricco e che, solitamente, identifica maggiormente il Kingai-ryu, ossia il Nanpa Shorin-ha Tsuru-ken o Pugno della Gru di Shaolin del Sud, in riferimento al metodo di combattimento che il famoso Go Kenki insegnò nella sua totalità a Shinpo Matayoshi.
Esso è costituito da un gruppo considerevole di kata che, in un susseguirsi crescente e logico, porta allo sviluppo di una raffinatezza tecnica senza eguali.
I kata di questo sottosistema possono essere suddivisi, a loro volta, in quattro parti:
Hakutsuru ken (Pugno della Gru Bianca)
- Tsuru Sanchin
- Babulian (Happoren)
- Tsuru-ho (metodo della gru) 1 e 2
- Otsuru (Kakuha)
- Kotsuru (Tankaku)
- Rentsuru
- Yutsuru 1, 2 e 3
Rakan-ken (Pugno del Monaco)
- Nishi
- Nepai
- Rakan-ken (Lohan quan)
Hitsuru ken (Pugno della Gru che Vola)
- Naga-ken (Zhang quan – pugno lungo)
- Tan-ken (Duan quan – pugno corto) e kata segreti
- Qiniang Tsuru-ken (Pugno della Gru di Qiniang)
- Daiho Hakutsuru (Grande Gru Bianca)
- Hakutsuru-dokukyaku (Gru Bianca su una gamba)
- Senshi Gensui-te Hakutsuru (Gru Bianca della Mano del Maresciallo)
Più si studia il Kingai-ryu e più si entra nel vivo di un karate vecchio tipo a tutti gli effetti.
Un programma così vasto e tecnicamente complesso potrebbe inibire il praticante, non riuscendo a comprendere la motivazione del perché avere così tanti kata e senza riuscire scorgere le connesioni tra un sottosistema e l’altro.
Paradossalmente, invece, più si studia il Kingai-ryu e più si entra nel vivo di un karate vecchio tipo a tutti gli effetti, quindi, si tocca con mano quel “modo di fare” che inizialmente era quasi nella sua totalità cinese e di conseguenza si possono capire le interconnessioni che sussistono e che rappresentano dei passaggi di maturazione tecnica, utile per il combattimento, quanto interessante dal punto di vista di un approfondimento più teorico e storico.
In linea di massima lo studio comincia con i kata di Mukashi-te e Naha-te, e soprattutto con il Naifanchi e il Naha Sanchin.
Una volta raggiunta una buona padronanza di queste due forme, mentre avanza con la pratica degli altri kata, lo studente viene addentrato nello studio dello Shuri Sanchin del Kingai Tode, che è un Sanchin a mano aperta.
Quando lo studente raggiunge un livello shodan sia nel Mukashi-te, sia nel Naha-te, egli viene finalmente addentrato nello studio dello Tsuru-ken, partendo proprio dallo Tsuru Sanchin, dopodiché Babulian e così via.
Infine si inizia a insegnare gli altri kata del Kingai Tode, solitamente quando lo studente raggiunge un livello tecnico paragonabile a uno yondan.
Come si può notare, il Kingai-ryu contempla ben tre tipi di Sanchin che sono differenti tra loro, ma che possono essere identificati come uno lo sviluppo dell’altro.
Si deve evidenziare che il Kingai-ryu è (probabilmente) l’unico stile di karate che oggi contempla ben tre Sanchin e, nell’ambito della Famiglia Matayoshi, l’insegnamento dei kata Naha Sanchin, Shuri Sanchin e Tsuru Sanchin, rappresenta uno dei “documenti formativi” che stabiliscono la tradizione del metodo di famiglia.
Gli altri documenti che costituiscono la testimonianza di una trasmissione autentica all’interno del lignaggio Matayoshi sono:
– Ritratto del Generale Maestro 儀間親方真常
– Ritratto del Busaganashi
– Bubishi e statua dell’uomo di bronzo
– Gokui Bubishi della Gru Bianca di Shaolin del Sud
– Genealogia di famiglia, lignaggio delle arti marziali di famiglia e armi di famiglia.
Si comprende, perciò, quanto sia fondamentale la conoscenza di questi tre kata per lo studente.
Il Kingai-ryu, dunque, è uno stile dal programma certamente vastissimo, ma è altrettanto avvincente, perché fornisce un bagaglio tecnico unico, con la specificità della qualità di movimento tipica del Pugno della Gru in maniera autentica e non “imitata”, con notevolissimi bunkai e applicazioni tecniche e la possibilità di attingere a un vocabolario tecnico che può far fronte alle più svariate attitudini personali del praticante.
Studiando Kingai-ryu è possibile comprendere e praticare le caratteristiche e le tecniche dei principali metodi che hanno permesso l’evoluzione del karate così com’è conosciuto oggi ed è giunto finalmente a noi grazie alla costituzione del Dojo italiano del Ryugasaki Kodokan, con nomina di Haysaka Sensei e autorizzazione del Matayoshi Kodokan di Okinawa.