In soli quattro mesi è stato possibile ottenere un marcato miglioramento della capacità di reazione grazie alla pratica del karate e a un protocollo appositamente studiato.
Il protocollo di allenamento
Dall’articolo precedente, trovandoci nel pieno dell’età evolutiva è da evitare un’eccessiva focalizzazione sugli aspetti tecnici del karate, come spesso avviene nelle lezioni tradizionali. Tuttavia, essi non devono neanche essere completamente trascurati, sia in vista degli esami tecnici per conquistare una nuova cintura, sia in previsione delle gare giovanili che si disputeranno durante la stagione. Inoltre, nonostante l’obiettivo del protocollo sia il miglioramento della capacità di reazione e in particolare dei TR (Tempi di Reazione) semplici, sono da tenere in considerazione anche tutte le altre capacità, perché, come abbiamo visto dalla tabella di Martin, nella fascia d’età in cui ci troviamo sono quasi tutte particolarmente allenabili.
Il macrociclo di quattro mesi è stato pertanto suddiviso in due mesocicli, della durata di due mesi ciascuno: nel primo tutte le esercitazioni sono state a carattere generale, mentre nel secondo via via più specifiche, direzionate alla pratica del kumite. Ogni microciclo è composto da tre singole sedute (circa dieci giorni), che a loro volta sono state divise in una fase di attivazione, una centrale e una conclusiva. La prima e la terza fase sono state pressoché uguali, sia per il gruppo avanzati sia per il gruppo principianti, mentre la fase centrale è stata impostata con della differenze legate al grado tecnico raggiunto e ha avuto difficoltà coordinative crescenti con il susseguirsi dei vari cicli.
Il primo mesociclo
Nel primo mesociclo la fase di attivazione è sempre stata avviata con una corsa disordinata in uno spazio delimitato e ristretto, alternandola a varie andature; l’obiettivo dei bambini era quello di non scontrarsi con i compagni. L’esercitazione proposta lavora già di per sé sulla capacità di reazione: al presentarsi di un ostacolo il bambino deve attivare le risposte motorie necessarie a evitarlo. Andature come la quadrupedia, sia prona sia supina, contribuiscono al potenziamento degli arti superiori e del tronco. Tutte le andature sono state nominate utilizzando “animali di riferimento”, come l’anatra (raccolta), il gatto (quadrupedia prona) o il granchio (quadrupedia supina), questo per favorirne l’apprendimento e mantenere il più possibile un clima giocoso durante le varie sedute.
I primi due microcicli hanno avuto come parte centrale una ripresa tecnica nel gruppo avanzati e un avviamento ai movimenti del karate nel gruppo principianti, fornendo in questo modo le basi per i cicli successivi. Nella fase conclusiva sono stati invece usati percorsi e circuiti per sollecitare il più alto numero possibile di capacità e schemi motori.
Nel terzo, nel quarto e nel quinto microciclo, durante e dopo la corsa disordinata e le relative andature, sono state inserite in modo alternato esercitazioni in grado di coinvolgere sempre le capacità di reazione e di anticipazione. La parti centrali dei tre microcicli hanno promosso un ulteriore arricchimento del bagaglio tecnico dei bambini, sempre in relazione alla loro esperienza pregressa. Nella fase conclusiva sono stati usati ancora percorsi e circuiti, aumentando però l’intensità delle esercitazioni proposte: balzi più lunghi, capovolte con ostacoli ecc. Negli ultimi minuti sono stati utilizzati esercizi di mobilità articolare e allungamento muscolare, eseguiti in assoluto rilassamento e controllando il più possibile ogni atto respiratorio, prendendone coscienza.
Il sesto microciclo può essere definito di transizione, in quanto al suo interno si trovano alcune esercitazioni dei microcicli precedenti, insieme ad alcune dei successivi.
L’attenzione è fondamentale per reagire il più velocemente possibile a uno stimolo.
Il secondo mesociclo
Nel secondo mesociclo sono state inserite esercitazioni più complesse in tutte e tre le fasi delle sedute, specialmente da un punto di vista coordinativo. Nella parte centrale sono state temporaneamente sospese le esercitazioni prettamente tecniche per inserire un lavoro a coppie: un bambino, dalla posizione di guardia e muovendosi liberamente a destra e a sinistra, deve toccare le spalle o il nodo della cintura del compagno; quest’ultimo, sempre dalla posizione di guardia, deve proteggere i punti sopradetti, utilizzando tecniche di parata o schivando. In questo modo si cerca di riprodurre l’ambiente mutevole di un combattimento, seppur con vincoli ben definiti. Circuiti eseguiti a squadre hanno concluso ogni seduta di allenamento, accompagnati da esercizi di mobilità articolare e rilassamento. Nel terzo e nel quarto microciclo, sono ripresi i lavori tecnici, senza però eccedere in specificità: le esercitazioni sulle capacità motorie, infatti, sono state comunque predominanti.
Nella parte centrale di questi microcicli, sono stati distinti due lavori tecnici: il gruppo principianti ha eseguito tecniche singole e prestabilite a comando (un calcio, un pugno, una percossa) su uno dei bersagli validi, guadagnando così un punto nel caso in cui la tecnica non fosse stata parata e fosse arrivata a segno. Nel gruppo avanzati, considerata la più elevata maturazione tecnica, i colpi da tirare erano in sequenza e del tutto liberi da vincoli, a eccezione del comando vocale che dava il via all’azione. Tutte le sedute sono state concluse con percorsi motori con all’interno esercitazioni tecniche o giochi adatti alla stimolazione della capacità di reazione ed esercizi di mobilità articolare e rilassamento.
Gli ultimi due microcicli hanno visto un progressivo avvicinamento alle esercitazioni di gara in vista di una competizione regionale di kumite.
Conclusioni: quattro mesi dopo
A distanza di quattro mesi dal primo test, il gruppo principianti presenta tre individui in meno e il gruppo avanzati è in difetto di un elemento; tali soggetti, dopo un controllo, risultavano aver ottenuto nel primo test valori intermedi all’interno del gruppo di appartenenza, pertanto la loro assenza non è da ritenere particolarmente significativa. Il gruppo di controllo, invece, non ha subito variazioni di numero.
Facendo un confronto con l’inizio del protocollo si nota come, nei due gruppi che praticano il karate, tutte le esercitazioni siano ora svolte con maggiore fluidità nei movimenti e con un più basso numero di errori. L’adattamento agli allenamenti proposti è quindi evidente. Il numero di errori risulta maggiore nelle esercitazioni in cui le risposte possibili allo stimolo sono più di una, come per esempio il gioco della frusta del secondo mesociclo. È da evidenziare, inoltre, che le inesattezze sono commesse da soggetti anagraficamente più piccoli e, sempre in termini di errori, non sono state riscontrate differenze significative durante questo periodo tra maschi e femmine.
Il secondo test e i dati raccolti
Il secondo test è stato somministrato sempre nel pomeriggio, con le stesse modalità e accortezze messe in atto quattro mesi fa: sono state quindi regolate il più possibile temperatura dell’ambiente, pressione psicologica, potenziali distrazioni. Nonostante sia già nota ai gruppi, la prova da eseguire è stata spiegata nuovamente, seppur in modo più sbrigativo e meno dettagliato.
Come mostrano i grafici sotto riportati, la differenza all’interno del gruppo avanzati tra il valore minimo e il valore massimo è dell’ordine del centesimo di secondo. Negli altri due gruppi, invece, la differenza è più marcata: approssimativamente tre decimi di secondo nel gruppo di controllo e due nel gruppo principianti.
I valori minimi di ogni gruppo si aggirano tutti intorno a 0,3 s, mentre i valori massimi sono significativamente differenti.
Analisi dei dati raccolti
Le tabelle riportate mettono a confronto i dati ottenuti con il primo e il secondo test; riportano inoltre la differenza tra i due valori, per verificare se ci sia stata una variazione e di quale entità. I valori all’interno delle tabelle sono stati approssimati alla seconda cifra decimale; questo perché, in accordo con lo studio di Biancalana e Capodieci, si possono considerare valide le variazioni maggiori o uguali di 0,05 secondi.
Partendo con l’analisi dalla tabella del gruppo di controllo, si nota che non ci sono differenze significativamente rilevanti che possano indicare un marcato miglioramento dei TR semplici. Considerando l’approssimazione usata, i valori ottenuti sia in minimo sia in massimo sono identici; la media risulta leggermente migliorata, ma non abbastanza da indicare un netto sviluppo della capacità di reazione.
Il gruppo principianti presenta una situazione molto diversa da quella appena descritta. La media è migliorata di quasi 0,1 sec., quindi il doppio di quello che è stato definito come valore rilevante; il miglioramento dei TR massimi è pari a due decimi di secondo; confrontando invece i valori minimi si ottiene un miglioramento più ridotto, ma comunque degno di nota.
Analizzando infine la tabella del gruppo avanzati, si può apprezzare una riduzione dei TR semplici nei valori massimi e nella media del gruppo, ma quasi nessuna differenza nei valori minimi, che sono pressoché invariati.
Tabella di confronto
I dati riportati nella tabella di confronto comparano direttamente i gruppi che hanno seguito il protocollo di allenamento con il gruppo di controllo: sono riportate le differenze dei valori ottenuti sia al primo test sia al secondo. D’ora in poi saranno utilizzate le stesse abbreviazioni della tabella.
Già al primo test la differenza tra le medie dei TR del GA e del GC era a favore del primo. Tale tendenza è rimasta pressoché invariata anche nella seconda prova. Nei tempi minimi non sono state registrate variazioni rilevanti. Il divario tra i tempi massimi, pur essendo già consistente, è aumentato ancora di più a favore del GA.
Il GP, invece, non presentava differenze degne di nota con il GC nella media e nei valori minimi; all’opposto di quanto descritto per il GA, la differenza tra i valori massimi indicava che il GP aveva dei tempi significativamente più alti (di 0,07 sec.) rispetto al GC.
Nel secondo test la situazione è molto cambiata: a eccezione dei valori minimi che non presentano una differenza rilevante tra i due gruppi (anche se tendenzialmente il GP ha raggiunto risultati migliori), analizzando le media si nota come il GP abbia migliorato vistosamente i propri punteggi, rendendo quindi il divario con il GC significativo. Inoltre, analizzando i valori massimi, la differenza volge ora nettamente a favore del GP rispetto al GC, capovolgendo la condizione iniziale.
Conclusioni: spiegazione dei risultati ottenuti
Analizzando le tabelle e i grafici ottenuti dall’elaborazione dei dati e riassumendo il tutto, si può affermare quanto segue:
- I TR minimi non hanno subito variazioni significative nel GA e nel GC, mentre nel GP sono diminuiti.
- I TR massimi dei gruppi che hanno seguito il protocollo di allenamento sono sensibilmente diminuiti, quelli del GC sono rimasti invariati.
- Le medie dei TR sono migliorate nel GA e nel GP in modo rimarchevole, mentre nel GC il miglioramento non è risultato essere rilevante, seppur presente.
- I miglioramenti sono stati più evidenti nel GP che nel GA.
- Mediamente, i gruppi che praticano il karate e che hanno seguito il protocollo sopra descritto hanno dei TR migliori rispetto al gruppo di controllo.
- Quattro mesi sono stati sufficienti per portare a dei miglioramenti visibili della capacità di reazione.
Come detto nella Parte 1, la capacità di reazione ha dei limiti fisiologici oltre i quali non è possibile andare; in questi casi siamo lontani dai valori ipotetici stimati, ma va ricordato che ci troviamo nel turgor secundus. I soggetti in questione, quindi, non hanno raggiunto un pieno sviluppo delle capacità cognitive, perciò la loro capacità di reazione è ancora in via di sviluppo. I valori intorno a 0,3 sec. indicano probabilmente la soglia oltre la quale, in media, non è possibile andare per questa fascia d’età. Sono stati svolti nel GA altri test secondari, non annotati in questo studio, che hanno confermato questa tendenza, registrando un tempo minimo di 0,28/0,29 sec.: questi valori non differiscono pertanto in modo rilevante da 0,3 sec.
La variazione dei TR massimi nel GA e nel GP indica senza dubbio un miglioramento della capacità di reazione in questi soggetti, avvenuto in un tempo relativamente breve; questo progresso è probabilmente legato a un maggior controllo dell’attenzione rivolta al compito da eseguire. È da ricordare, infatti, che l’attenzione è fondamentale per reagire il più velocemente possibile a uno stimolo; pertanto è plausibile che il miglioramento dei TR massimi sia legato proprio alla capacità dei bambini di concentrarsi sul lavoro da svolgere.
Le medie dei gruppi hanno sensibilmente risentito del miglioramento dei TR, in special modo dei valori massimi.
I miglioramenti registrati nel GP sono superiori rispetto a quelli messi in luce nel GA; quest’ultimo, praticando già il karate da diverso tempo, era probabilmente in grado già prima del protocollo di rivolgere maggior attenzione a un compito specifico. È quindi plausibile ipotizzare che nel GA il protocollo utilizzato abbia portato senz’altro a dei benefici, ma che essi siano più contenuti rispetto a quelli ottenuti nel GP.
I due gruppi che hanno praticato il karate seguendo il protocollo descritto nel Capitolo 3, hanno dei TR semplici più bassi del GC, pertanto è ragionevole affermare che la loro capacità di reazione è complessivamente più sviluppata.
In conclusione, in soli quattro mesi è stato possibile ottenere un marcato miglioramento della capacità di reazione grazie alla pratica del karate e a un protocollo appositamente studiato; l’ipotesi di registrare uno sviluppo in così breve tempo della suddetta capacità si è quindi dimostrata valida, confermando che in questa fascia d’età, se opportunamente stimolati, i bambini rispondono positivamente e in tempi molto brevi. Tuttavia il numero dei partecipanti che hanno preso parte alla ricerca è stato piuttosto esiguo, pertanto tale studio potrebbe essere ripetuto in futuro con un numero più cospicuo di soggetti.
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