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Capacità di reazione nella pratica del karate (Parte 2)

Capacità di reazione nella pratica del karate (Parte 2)

Il campione dello studio, effettuato per i tempi di reazione, è un insieme di trentatré piccoli atleti, maschi e femmine.

Molte delle ricerche scientifiche condotte sulle arti marziali riguardano gli aspetti psicologici o pedagogici intrinseci di queste attività. Il karate non fa eccezione e il suo valore educativo è stato più volte dimostrato: numerosi psicologi e pedagoghi indirizzano, infatti, molti genitori verso questo sport, specialmente in tutte quelle situazioni in cui il bambino presenta disturbi dell’attenzione o è iperattivo.
Anche in ambito geriatrico il karate si è rivelato utile: negli ultimi anni è andato via via crescendo il numero di progetti che ha avvicinato ultrasettantenni a questa disciplina, anche se con i dovuti accorgimenti. Sedute di allenamento adattate a soggetti anziani hanno favorito un ritardo dei fisiologici cambiamenti, tipici di un’età definita da molti autori dell’involuzione motoria, evidenziando un miglioramento della forza, della postura e della capacità di equilibrio.

È andato via via crescendo il numero di progetti che ha avvicinato ultrasettantenni a questa disciplina.

Per quanto riguarda specificamente lo studio della capacità di reazione in età evolutiva, la letteratura è piuttosto limitata; quasi tutti gli articoli d’interesse scientifico prendono in considerazione atleti evoluti che praticano da molti anni, paragonandoli a novizi o a non praticanti; alcune indagini hanno richiesto al campione esaminato gesti complessi, come una tecnica di pugno in risposta a uno stimolo preciso. Il più delle volte i gruppi di riferimento non sono stati sottoposti a specifici protocolli, ma veniva semplicemente somministrato loro un test con lo scopo di raccogliere dei dati.
Secondo lo studio condotto da Mori, Ohtani e Imanaka la differenza tra atleti esperti e novizi è rilevante nei TR (Tempi di reazione) di scelta, ma non ci sono variazioni significative nei TR semplici; lo studio, che prevedeva la somministrazione di diversi stimoli ai gruppi di riferimento, si conclude affermando che la capacità di anticipazione degli atleti evoluti è più sviluppata rispetto a quella dei novizi. Da questa constatazione deriverebbe la differenza dei TR complessi tra i due gruppi.

Un’altra ricerca condotta su novantasei praticanti di karate portoghesi ha preso in considerazione più elementi rispetto allo studio di Mori: gli atleti sono stati raggruppati per età, sesso e grado raggiunto; sono state inoltre analizzate le caratteristiche fisiche di ogni atleta (altezza, peso, Body Mass Index). Anche in questo caso è stata messa in evidenza la differenza tra atleti esperti e principianti, specialmente per quanto riguarda i TR di scelta; non sono invece state rilevate diversità degne di nota nei TR semplici. Inoltre, la differenza di genere non sembrerebbe influenzare in modo significativo i TR, anche se tendenzialmente le donne hanno raggiunto risultati leggermente migliori rispetto agli uomini.

Una ricerca di particolare interesse è stata condotta nel 2014 su ragazzi di età compresa tra gli 11 ed i 14 anni; duecentosette soggetti sono stati suddivisi in tre gruppi così composti: sedentari, sportivi e praticanti di karate da almeno nove mesi. I TR dei ragazzi sono stati misurati con due test. Questo studio ha inoltre preso in considerazione la risposta motoria di tutti e quattro gli arti a un determinato stimolo, senza però fare distinzione tra destrimani e mancini. I risultati non hanno mostrato differenze degne di nota tra maschi e femmine all’interno dei singoli gruppi; non ci sono differenze rilevanti neanche tra gli arti speculari. È stato però rilevato che in generale i giovani karateka che avevano seguito uno specifico protocollo di allenamento (da almeno 9 mesi), hanno raggiunto dei TR semplici significativamente inferiori rispetto agli altri due gruppi.
Tuttavia, facendo riferimento alla tabella di Martin D., questi gruppi hanno superato la fase sensibile per la capacità di reazione. È quindi plausibile supporre che un protocollo di allenamento, nello specifico indirizzato al miglioramento dei TR semplici, somministrato nel periodo d’oro della motricità, porti a un miglioramento della capacità di reazione più marcato e in minor tempo. Da questo deriverà poi anche una riduzione dei TR di scelta, una volta automatizzate le risposte motorie adeguate per reagire a un determinato stimolo.

Tendenzialmente le donne hanno raggiunto risultati leggermente migliori rispetto agli uomini.

Il campione e gli strumenti
Il campione dello studio è un insieme di trentatré individui, maschi e femmine, tutti con un’età compresa tra i sei e gli undici anni, divisi in tre gruppi:

  • Gruppo avanzati, composto da dodici bambini, di cui cinque maschi e sette femmine; praticano karate da almeno due anni e mezzo.
  • Gruppo principianti, formato da undici bambini, di cui otto maschi e tre femmine; si allenano nel karate da meno di un anno; questo gruppo risulta avere l’età media più bassa (7,4 anni).
  • Gruppo di controllo, costituito da dieci bambini, di cui un maschio e nove femmine; si esercitano nella danza e nel nuoto.

I primi due gruppi seguiranno per un periodo di quattro mesi un protocollo di allenamento tipico del karate, con alcune modifiche da me apportate per rendere le sedute accessibili e stimolanti per la fascia d’età cui i gruppi appartengono. Il gruppo di controllo svolgerà invece allenamenti propri della danza e del nuoto.
La divisione tra gruppo avanzati e gruppo principianti vuole mettere in evidenza da subito la differenza di risultato tra chi si affaccia per la prima volta alla pratica del karate e chi invece si allena con queste metodiche già da tempo.

Gli strumenti utilizzati per il protocollo di allenamento sono i tipici attrezzi del kumite: palline da tennis, stimoli visivi e sonori di varia natura, tutti combinati tra loro nelle diverse sedute di allenamento.
Per il test è stato invece ricercato un sito con un programma adatto allo scopo di questo studio e Microsoft Excel per l’elaborazione dei dati.

Il test
Il test somministrato è specifico per il calcolo del tempo di reazione semplice; ho indirizzato la scelta su questo test anche per l’elementarità dello stesso, che usa uno stimolo luminoso al quale si deve rispondere. Tutti i bambini hanno assistito a una spiegazione di quanto sarebbero stati chiamati a fare di lì a poco e provato singolarmente il test prima della registrazione dei risultati. Il numero dei mancini, due su trentatré, è statisticamente irrilevante; nonostante questo è stato chiesto ai bambini di eseguire il test con la mano a loro più congeniale, per evitare il più possibile limitazioni dovute a gesti inusuali.

La luce gialla indica che il programma è fermo. La prova può essere avviata con qualsiasi tasto del portatile, facendo spegnere in questo modo la luce gialla e accendere quella rossa. Da questo momento in poi è richiesta la massima attenzione ai bambini, in quanto all’accendersi della luce verde dovranno premere nuovamente un tasto nel minor tempo possibile.
Il test prevede cinque prove per soggetto, di cui poi verrà calcolata la media; tali valori verranno poi inseriti in fogli Excel, su cui verranno costruite le tabelle e conseguentemente i grafici.
Il primo test è stato effettuato dai gruppi nel pomeriggio, lontano dagli allenamenti per non avere interferenze o cali di attenzione dovuti alla stanchezza. Inoltre, l’ambiente è stato preventivamente riscaldato e portato a una temperatura gradevole, per evitare disagi causati da condizioni termiche non favorevoli. Anche la componente emotiva è stata regolata il più possibile: i genitori dei partecipanti, che hanno assistito alla spiegazione e alla prova non ufficiale, sono stati poi invitati a uscire previo chiarimento sul motivo di tale scelta. Tutti i bambini sono infine stati sistemati alle spalle di chi era chiamato a eseguire il test e invitati al massimo silenzio, spiegando loro che questo era necessario alla buona riuscita delle prove.

I primi dati
Già dopo l’elaborazione dei dati raccolti con la prima prova, si nota che la media dei TR del gruppo avanzati risulta nettamente più bassa rispetto agli altri due gruppi, addirittura di un decimo di secondo. Scendendo più nel dettaglio nel confronto fra i tre grafici riportati e prendendo in considerazione i valori minimi, la differenza tra i tre gruppi si riduce: nel gruppo avanzati il tempo migliore è di 0,301 s, nel gruppo principianti di 0,358 s e nel gruppo di controllo di 0,333 s. Il divario tra i gruppi si fa decisamente più marcato nei valori massimi che sono rispettivamente 0,507 s, 0,730 s e 0,660.

Analizzando invece ogni gruppo singolarmente, si osserva che la differenza tra i valori minimi e massimi è di almeno due decimi di secondo.

Una possibile giustificazione può essere la seguente: in ogni gruppo i valori migliori sono stati ottenuti da bambini anagraficamente più grandi, che quindi hanno raggiunto un più alto sviluppo cognitivo e una capacità di attenzione maggiore; per quanto riguarda i tempi massimi, può valere lo stesso discorso: tendenzialmente i bambini di sei e sette anni hanno dei TR più lunghi rispetto ai loro compagni di gruppo più grandi, a causa del non completo sviluppo dei loro sistemi.

Tale spiegazione è confermata dai dati riportati nel Grafico 4, che raccoglie tutti i valori indipendentemente dal gruppo di appartenenza: la linea di tendenza mostra infatti come all’aumentare dell’età dei soggetti diminuiscano i loro tempi di reazione.

• Bibliografia
• Biancalana V.; Capodieci M. (2014), Analisi del tempo di reazione nel Karate con metodo Fijlkam. Educazione fisica e sport nella scuola.
• Casolo F., (2002), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. Vita e Pensiero.
• De Brito A. V.; Silva C.; Luis C.; Ferreira D.; Marques A., (2011), Atención y tiempo de reacción en practicantes de kárate Shotokan, «Revista de Artes Marciales Asiaticas».
• Di Marino S., (1997), I segreti delle arti marziali, De Vecchi editore.
• Mori S.; Ohtani Y.; Imanaka K. (2002), Reaction times and anticipatory skills of karate athletes, Human Movement Science.
• Moro T.; Aschieri P.; Paoli A., (2011)., Effetti dell’efficacia di un protocollo, «Journal of sport sciences and law».
• Ragalmuto N.; Martella F., (2010), L’arte del combattimento, Castello D’Argile: NonSoloFitness.
• Stevens J., (1997), I maestri del budo, Roma, Edizioni Mediterranee.
• Zocchi L., (2012), Principi di fisiologia, EdiSES.
Regolamento di gara karate sportivo, FIK, (2018).
• <http://www.earmi.it/varie/reazione/reazione.htm?fbclid=IwAR31eypIe14yy-rsBaxJbVcelcFHn3W-h8cxWnUMP8t27eBF6mJlCc4JQwY>.
• <https://www.nonsolofitness.it/scienza-e-movimento/focus-scienza-e-movimento/attivita-fisica-in-eta-evolutiva-le-fasi-sensibili.html. (s.d.)>.

(Continua)

Parte 1

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