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M° Manuela Pancaro

M° Manuela Pancaro

La passione e il desiderio di trasmettere agli atleti i benefici di quest’arte sono state le motivazioni che mi hanno spinta a dedicare la vita all’insegnamento del karate.

Manuela Pancaro (1 luglio 1966) è nata a Vimercate (MB) e ha frequentato l’Istituto Magistrale. La sua carriera professionale ha inizio nel 1987 come assistente istruttore e nel 1992 ottiene la qualifica ufficiale di Istruttore. Nel 1998 lascia il suo impiego per diventare libera professionista con la qualifica di allenatore sportivo e nel 2000 si specializza come istruttore di fitness, body building e personal trainer. Nel 2005 diventa Maestro di Karate e nel 2011 consegue il grado di Cintura Nera VI Dan.

È stata atleta della Squadra Nazionale Italiana FIKTA per oltre dieci anni, conquistando i seguenti titoli in gare nazionali e internazionali nella specialità Kumite, Fukugo ed Enbu:
– Campionessa Italiana dal 1992 al 1998 per un totale di 11 titoli
– Campionessa Europea nel 1993, 1995, 1996, 1997, 1998
– Campionessa Mondiale nel 1992 a Montreal (Canada)
– Vice Campionessa Mondiale nel 1994 a Treviso (Italia)
– Campionessa Mondiale nel 1996 a San Paolo (Brasile)
– Vice Campionessa Mondiale nel 1998 a Varsavia (Polonia)
Il 5 luglio 2019, il M° Pancaro fonda la scuola di Karate A.S.D. REIWA KARATE-DO a Merate (LC). Attualmente insegna a Merate (LC) presso le palestre dell’Istituto Agnesi, allo Spazio Motoarmonico di Cornate D’Adda (MB), presso la scuola “La Traccia” di Maresso (LC) e presso l’Istituto Villoresi di Monza (MB) e Merate (LC).

Nel 1992 il Maestro Shirai riconoscendo il mio talento, mi convocò ai campionati mondiali in Canada.

Maestro Pancaro, ci racconta quando è nata la sua passione per il karate?
Affascinata dai film di arti marziali e dai maestri che insegnavano disciplina e combattimento ai loro allievi, sono entrata a far parte di questo mondo all’età di dodici anni. Avrei voluto iniziare prima, ma a causa della mancanza di corsi nel mio paese e dell’impossibilità dei miei genitori di portarmi a Milano, ho dovuto attendere l’apertura di un corso presso la scuola media di Cornate D’Adda, al quale mi iscrissi immediatamente.

Quali sono stati i sui maestri?
Antonio Caglioni è stato il mio primo Maestro. Con lui mi allenai per i primi tre anni della mia carriera, raggiungendo il grado di cintura verde e ottenendo un’ottima preparazione atletica. Nel 1982, quando smise di insegnare, ci consigliò di proseguire con il Maestro Colombo Severino a Paderno D’Adda. Con lui perfezionai la tecnica e nel 1984 raggiunsi la cintura nera, iniziando anche a gareggiare e frequentare gli allenamenti al CSAK, i primi raduni della Nazionale, e soprattutto gli allenamenti mensili con il Maestro Hiroshi Shirai. Successivamente, nel 1993, iniziai ad allenarmi anche con il Maestro Takeshi Naito, che ricoprì il ruolo di allenatore della nazionale italiana.

In quale specialità ha praticato agonismo e perché l’ha scelta? Quali ricordi ha di quel periodo?
Ho sempre praticato sia il Kata, sia il Kumite con la stessa passione, ma l’energia e il tempismo che esprimevo nel Kumite erano innati. Nel 1992 il Maestro Shirai riconoscendo il mio talento, mi convocò ai campionati mondiali in Canada, nonostante non fossi mai riuscita a salire sul gradino più alto del podio ai campionati italiani. Questa decisione mi ha permesso di dimostrare a tutti che la fiducia del Maestro era ben riposta e da quel momento in poi nulla ha potuto fermarmi: conquistai così il gradino più alto del mondo.

Da quando lei era un’agonista a oggi, è cambiato qualcosa nella preparazione degli allievi?
Gli allenamenti che ho seguito per la mia preparazione agonistica erano molto più intensi rispetto a quelli attuali, soprattutto quelli della Nazionale sotto la guida del Maestro Naito. Chiunque si fosse arreso veniva escluso e non sarebbe stato più convocato. Oggi, un allenamento così impegnativo non sarebbe più possibile, poiché rischierebbe di svuotare le palestre. Pertanto, si è sviluppato un programma rivolto al rafforzamento mentale e all’aspetto educativo dei giovani atleti.

Mi considero un’insegnante molto esigente, non scendo a compromessi.

Nella sua formazione personale vi sono altre esperienze che possono avere arricchito il suo “bagaglio marziale”?
Non c’è mai stato spazio nella mia vita per altre discipline marziali o stili differenti. Questo perché, quando ho deciso di specializzarmi nel karate, non volevo distrazioni che potessero distogliermi dal mio obiettivo, quello di trasformare questa passione nel mio lavoro.

Quando ha conseguito le qualifiche di maestro? Tutt’ora ha, o ha ricoperto, incarichi all’interno della FIKTA?
Nel 2005 ho conseguito la qualifica di Maestro con il massimo dei voti. Dal 2011 al 2014 sono stata assistente allenatore della Squadra Nazionale Italiana di Kumite. Attualmente, ricopro in federazione la carica di Shihan.

Che cosa l’ha motivata a percorrere anche la strada dell’insegnamento? Ora dove insegna e come si considera come insegnante?
La passione e il desiderio di trasmettere agli atleti i benefici di quest’arte sono state le motivazioni che mi hanno spinta a dedicare la vita all’insegnamento del karate.
Nel luglio 2019 ho aperto la mia scuola, l’A.S.D. Reiwa Karate-Do, di cui sono presidente e direttore tecnico. Mi considero un’insegnante molto esigente, non scendo a compromessi. Anche se l’allenamento di karate di oggi non è più duro come una volta, deve comunque conservare il suo spirito. La disciplina e la sincerità degli atleti devono sempre essere al primo posto. 

Trova differenze tra i metodi con i quali lei ha appreso e quello che si insegna oggi?
Il mio metodo d’insegnamento è molto diverso da quello rigido e autoritario del passato. Negli anni trascorsi sul tatami ho sviluppato un metodo personale, seguendo una semplice regola: “Come prima cosa è necessario divertirsi facendo karate. Si deve fare fatica, senza però dimenticarsi di rispettare le regole e tenendo sempre presenti i principi su cui si basa questa disciplina”. Ho creato corsi dedicati a varie fasce d’età, come il Baby Karate Gioco (dai 3 ai 6 anni), con programmi specifici. Mi concentro su ogni singola persona, perché non tutti i bambini sono uguali, così come non lo sono gli adulti. Cerco sempre di trasmettere a ognuno il metodo migliore per superare i propri limiti.

Quali sono i capisaldi del suo insegnamento? Che tipo di rapporto bisogna creare, secondo lei, fra maestro e allievo?
Insegno il karate tradizionale, basato sulle tre K: Kihon (tecnica di base), Kata (forma) e Kumite (combattimento).
Credo di avere carisma e cerco di instaurare un rapporto di sincerità, rispetto e stima reciproca: un rapporto prima di tutto umano. Vedo tutti come allievi, non solo atleti. Mi impegno perché si consolidi un rapporto di fiducia per condurli sulla strada che ho tracciato diventando così un punto di riferimento.
Nessuna catena e nessun limite. Ma mai dimenticare le cure, la conoscenza, le attenzioni ricevute e le belle emozioni.

Qual è la cosa più preziosa che il karate le ha insegnato e il beneficio che apporta oggi alla sua vita quotidiana?
Le cose più preziose che il karate mi ha insegnato sono la determinazione e la fiducia in me stessa. Da bambina molto timida, ho imparato la disciplina e, crescendo, a relazionarmi meglio con gli altri. Nella vita quotidiana, il karate mi garantisce benefici sia fisici sia mentali, grazie al movimento continuo e allo studio costante. Il rispetto e l’umiltà sono le armi migliori.

Cerco sempre di trasmettere a ognuno il metodo migliore per superare i propri limiti.

Secondo lei, quali “valori aggiunti” ha oggi il karate del M° Shirai, rispetto ad altre scuole?
Il Maestro Shirai ci ha trasmesso i valori fondamentali del karate tradizionale, con cura e attenzione per il miglioramento di ogni singolo aspetto del Karate-Do. Questo ci ha portato a un livello altissimo e ora sta a noi, maestri e istruttori, conservare e tramandare questi insegnamenti intatti ai nostri allievi. Non si può solo parlare di esperienza, bisogna costruirla con la pratica.

Durante l’emergenza sanitaria a causa del Covid-19 anche il mondo del karate ha maggiormente usufruito della comunicazione in Rete, lei l’ha utilizzata? Secondo lei quali sono i pro e i contro di questa esperienza?Sì, anche la nostra società ha utilizzato la tecnologia, organizzando lezioni tramite la piattaforma Jitsi Meet. È stato molto utile per continuare l’insegnamento agli allievi, anche se la situazione ci ha privato del contatto personale con il maestro e con i compagni di pratica. Tuttavia, da un’altra prospettiva, ci ha permesso di approfondire alcuni particolari della tecnica e dei kata. Penso che le lezioni online abbiano avuto un grande successo e siano state fondamentali per mantenere l’attività in vita.

Cosa auspica per il futuro del karate?
Auspico che gli insegnamenti che ci ha trasmesso il Maestro Shirai possano durare in eterno e non vadano mai dimenticati.

Quali sono i suoi progetti futuri?
Mi piace pensare al presente più che al futuro, perché se si lavora bene nel presente il futuro non può che essere roseo. Attualmente stiamo lavorando al secondo numero di “AKA SHIRO”, il magazine del karateka firmato Reiwa, che uscirà a ottobre 2024. Il primo numero, datato gennaio 2023, AKA SHIRO (rosso e bianco, come usato nelle competizioni), rappresenta un sogno e un connubio di idee. Abbiamo voluto ardentemente tornare a qualcosa di tangibile da sfogliare… e dare valore alle persone (cit.).
Si tratta di una vera e propria rivista annuale di 60 pagine, ricca di curiosità e consigli legati al mondo del karate e alla vita di oggi. AKA SHIRO è un progetto ambizioso, con grandi piani che ancora non possiamo svelare.

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