La proposta per un evento innovativo, accolta da Nicola Bianchi per il settore kata e da Stefano Zanovello per il kumite.
di Nicola Bianchi
Tutto è nato ai Campionati italiani FIKTA 2024. Durante quella competizione il Maestro Rino Campini ha dato inizio a una proposta che ha riscosso non solo grande successo, ma è suonata come un disegno innovativo e risolutivo per gli atleti della Nazionale italiana FIKTA: effettuare uno stage a favore degli Azzurri.
Un disegno innovativo e risolutivo per gli atleti della Nazionale italiana FIKTA: effettuare uno stage a favore degli Azzurri.
Una proposta che è stata rivolta a due atleti ex-azzurri e pluri-campioni europei e mondiali (ESKA-WSKA) Nicola Bianchi per il settore kata e Stefano Zanovello per il kumite. L’idea era infatti quella di creare un evento il cui ricavato andasse interamente a favore della nazionale italiana ISI – Istituto Shotokan Italia asd, al fine di dare maggiori possibilità agli atleti, sia di kata sia di kumite, impegnati nei raduni nazionali e nelle trasferte estere. Bianchi e Zanovello ben volentieri hanno deciso di devolvere l’intero ricavato, senza alcun compenso per il loro contributo, a questa causa. Inoltre, dell’organizzazione se ne è occupato l’atleta toscano in modo da non avere spese ulteriori per poter apportare il maggior contributo possibile all’Istituto Shotokan Italia.
Lo stage, che si è svolto il 22 settembre 2024 a Camaiore (LU), ha avuto un grande successo con la partecipazione di più di sessanta atleti, tra giovani e più maturi, con la presenza di importanti Maestri, primo fra tutti il M° Paolo Lazzarini (7° dan) e una presentazione degna di nota con i più calorosi auguri del M° Rino Campini (Presidente dell’Istituto Shotokan Italia) e del M° Marco Cialli (giudice e arbitro internazionale ESKA-WSKA).
Tre ore di allenamento dove Nicola Bianchi ha sviluppato il kata Gojushihosho, svolgendolo non solo in forma spezzata, ma attraverso esercizi e kihon specifici, ricercando la pienezza in ogni tecnica. “Caratteristica fondamentale del nostro karate tradizionale” scrive Bianchi ”è proprio lo sviluppo del kime generato dalla somma delle forze fisiche, tecniche e spirituali (Shin-Gi-Tai), ma soprattutto dalla determinazione nella pratica. Il kata e il kumite non hanno differenze se in entrambi vi è tale profondità”.
Molto tecnico anche il lavoro svolto da Stefano Zanovello che, attraverso un percorso proporzionato, ha studiato i movimenti e le tecniche basilari del kumite. “La connessione tra kata e kumite descrive la nostra storia culturale e agonistica. La specializzazione di una di queste è naturale, ma deve essere supportata e rafforzata da entrambe le specialità in allenamento. Il karate tradizionale del Maestro Shirai è stato per me e i miei compagni di Nazionale motivo di riconoscimento e rispetto anche al di fuori del territorio italiano”.
La connessione tra kata e kumite descrive la nostra storia culturale e agonistica. (Zanovello)
“Mi sono sentito orgoglioso di voi due” commenta il Maestro Paolo Lazzarini (Shogun Karate), rivolgendosi direttamente ai due docenti dello stage “due atleti di fama mondiale che mettono a disposizione la propria esperienza senza chiedere niente in cambio… davvero siete un ‘esempio’. A parte l’indiscussa qualità tecnica, in più c’è stato un trasporto emozionale, che io ho captato proprio perché giravo (purtroppo) tra agli atleti che erano impegnati e molto coinvolti nell’allenamento. Voi forse non ve ne siete accorti, perché eravate concentrati sul programma da svolgere, ma vi assicuro che c’è stata molta partecipazione emozionale. Io ne ho fatti, in cinquantadue anni di pratica, di stage e di allenamenti, quindi, ho un po’ d’esperienza sulle spalle e vi garantisco che non sono così magnanimo nei miei giudizi. Sono stato sincero quando vi ho detto che voi siete il futuro del nostro Karate. Non perdete mai la vostra umiltà e semplicità. Siate sempre sinceri, prima di tutto con voi stessi e poi con gli altri e non abbiate mai timore di sbagliare: perché i ragazzi vi prendono da esempio e questa è una cosa molto impegnativa, ma anche bellissima!”.
“Non avrà mai fine il dibattito su quanto un’arte marziale tradizionale possa trarre vantaggi o svantaggi da una pratica troppo incentrata sull’agonismo”. Queste le parole di Andrea Silenzi Maestro del Budokan San Mauro Pascoli. “La proposta di affidare la conduzione di uno stage di karate tradizionale a due insegnanti, conosciuti prevalentemente per i loro successi agonistici, è stato un chiaro messaggio di quanto i due aspetti, quello marziale e quello agonistico, possano coesistere e sostenersi a vicenda. Nicola e Stefano hanno dimostrato di avere la capacità di mantenere come fulcro centrale l’efficacia del karate del M° Shirai: la tecnica piena, il kime, l’uso delle anche e le posizioni consolidate. L’importanza di conservare sullo stesso binario il karate per come lo conosciamo dalle sue origini e la pratica agonistica, senza dissociare i due aspetti”.
Voi siete il futuro del nostro Karate. Non perdete mai la vostra umiltà e semplicità. (Lazzarini)
Nello specifico del programma svolto entra anche il Maestro Luca Torreggiani, presente allo stage: “Nella lezione di kata, Bianchi ha proposto un metodo didattico originale e interessante che ha permesso di focalizzare attraverso il kihon degli aspetti importantissimi relativi all’esecuzione di alcuni passaggi del kata. Zanovello ha messo a disposizione di tutti quella che è stata la sua esperienza agonistica, dimostrando con estrema efficacia come si dovesse eseguire quanto da lui richiesto. La sua esecuzione è la dimostrazione di come la velocità e la reattività possano essere portati a livelli altissimi senza nulla togliere all’assetto della posizione, alla potenza e all’efficacia della tecnica”.
Concludono questa rassegna di commenti Simone Pontiggia (Onamikai) e Carlotta Prete (Yama Karate Milano): due insegnati di rilievo, ma anche due atleti azzurri e pluricampioni internazionali di qualche anno fa.
“Con Bianchi e Zanovello c’è anche un solido rapporto di amicizia e collaborazione” scrive Simone Pontiggia “una lezione di alti contenuti, espressa con chiarezza verso un gruppo eterogeneo di praticanti, coinvolgendo tutti con gentile autorevolezza. Non sono mancati esempi di carattere scientifico (anatomia, fisiologia, biomeccanica) e questo denota per entrambi un percorso culturale integrativo”.
Infine, conclude Carlotta Prete: “Zanovello e Bianchi hanno avuto la capacità di unire gli insegnamenti ricevuti dai propri maestri e dagli allenatori delle squadre nazionali, traducendo lo studio del karate in termini intellegibili anche per gli atleti più giovani, che si affacciano alle competizioni con curiosità ed entusiasmo”.
Un ringraziamento finale al Comune di Camaiore, che in breve tempo ha concesso lo spazio della bellissima palestra Grande Gaber, e al fotografo e video maker MomaxPhoto per la professionalità con cui da diverso tempo segue il karate e la produzione di materiale per le arti marziali.