728 x 90

Capacità di reazione nella pratica del karate (Parte 1)

Capacità di reazione nella pratica del karate (Parte 1)

Primo articolo introduttivo a uno studio sulle capacità di reazione nella pratica del karate, in cui si è seguito anche un particolare protocollo di allenamento somministrando a due gruppi di praticanti in età evolutiva uno specifico allenamento di quattro mesi. Un test finale ha misurato i tempi di reazione e le eventuali variazioni.

Di Daicoro Principi

L’età evolutiva
L’età evolutiva inizia dal concepimento e termina intorno ai 18/20 anni; è divisa in varie tappe, ognuna delle quali è stata identificata con chiarezza, anche se differenze soggettive e ambientali possono anticipare o tardare il passaggio da una fase all’altra. Non è raro, infatti, che due soggetti con la stessa età cronologica dimostrino più o meno evidentemente una diversa età biologica.
Gli stadi significativi che compongono l’età evolutiva sono:

  • Periodo pre-natale.
  • Periodo neo-natale, 0-18 mesi.
  • Prima infanzia, 18 mesi-3 anni.
  • Seconda infanzia, 3-5 anni.
  • Fanciullezza, 5-8 anni.
  • Seconda fanciullezza, 8-11 anni.
  • Pubertà, 11-14 anni.
  • Adolescenza, 14-18 anni.

All’interno di queste fasce s’inseriscono periodi di rapida crescita staturale (proceritas) e periodi di recupero ponderale (turgor), classificati come segue:

  • Turgor primus, 2-4 anni.
  • Proceritas prima, 5-7 anni.
  • Turgor secundus, 8-11 anni.
  • Proceritas secunda, 12-14 anni.
  • Turgor tertius, 15-18 anni.

Prima del turgor primus, nonostante la motricità appaia impacciata, il neonato impara in pochissimo tempo a gestire tutte quelle capacità che gli consentiranno poi di interagire con l’ambiente circostante.
I periodi di proceritas non sono favorevoli da un punto della progressione motoria, in quanto nel bambino si riscontrano masse muscolari ipotoniche unite a una robusta e pesante struttura ossea. Inoltre, la crescita staturale non è omogenea: gli arti raggiungono per primi le dimensioni definitive e solo in un secondo momento il busto conclude il suo sviluppo. In questo quadro auxologico è frequente notare una regressione delle capacità consolidate nella fase precedente.

Nelle fasi di turgor, invece, si ha la situazione opposta: l’aumento ponderale ristabilisce l’equilibrio tra muscolatura e apparato scheletrico e il rallentamento della crescita ossea permette un controllo più preciso e raffinato dei segmenti corporei. Questo favorisce sia il miglioramento delle capacità e degli schemi motori, sia l’acquisizione di nuove abilità.

Le capacità motorie possono essere definite come componenti parziali delle abilità che

influenzano la risposta all’ambiente.

Il periodo d’oro della motricità
Il turgor secundus rappresenta una fase di particolare interesse per la crescita generale del soggetto, grazie al fisiologico sviluppo delle quattro aree che compongono l’individuo:

  • l’area motoria, cioè gli aspetti che riguardano il controllo e l’uso del proprio corpo;
  • l’area cognitiva, ovvero le componenti intellettive e la parte psicologica;
  • l’area affettiva, ossia la propria emotività e la capacità di esprimerla in modo opportuno;
  • l’area sociale, vale a dire il saper essere parte di un gruppo rispettando-ne le regole.

L’affinamento dei quattro aspetti sopraelencati permette al bambino di: muoversi agilmente, apprendere con facilità, lavorare in gruppo accettando anche vittoria e sconfitta, mantenere un discreto grado di attenzione.
Una situazione simile non si riscontra in alcuna delle fasi precedenti o successive al turgor secundus, che perciò risulta essere un periodo eccezionale nella vita di ogni individuo. Tale fase è stata definita da più autori come il periodo d’oro della motricità.


Tabella 1: Martin D., 1986, modello delle fasi sensibili.
Da un’attenta analisi della Tabella 1 si può notare come nell’intervallo 8-11 anni tutte le capacità abbiano un ampio margine di miglioramento. Le fasi sen-sibili, cioè i periodi in cui una determinata capacità è particolarmente allenabile, in questo periodo si sovrappongono, permettendo al discente opportunamente stimolato un miglioramento globale delle componenti elencate nella tabella.
In particolare la reazione a uno stimolo acustico o visivo, la rapidità e l’apprendimento, raggiungono il picco di miglioramento proprio all’interno del turgor secundus. Sempre analizzando la tabella, risulta infine evidente come dopo i 13 anni si abbia un risposta molto positiva soltanto agli stimoli allenanti le capacità di orientamento, resistenza e forza.

Questi dati indicano che il lavoro fatto in questa fascia d’età sarà la base por-tante per l’atleta evoluto e che una mancata stimolazione di una qualsiasi delle capacità sopraelencate sarà difficilmente recuperabile in futuro. Superata infatti la fase sensibile di una determinata capacità, i miglioramenti che si apprezzeranno saranno sempre più modesti.

Capacità e abilità motorie
Le capacità motorie possono essere definite come componenti parziali delle abilità che influenzano la risposta all’ambiente. Possono essere principalmente divise in capacità condizionali (od organico-muscolari) e coordinative; le prime sono strettamente legate ai processi di produzione di energia del nostro corpo, mentre le seconde sono deputate all’apprendimento, al controllo e all’adattamento motorio. Un’ultima categoria interposta tra le due tipologie cardine è quella delle capacità strutturali elastiche, che consentono di compiere movimenti ampi e fluidi.
Rientrano nelle capacità condizionali la forza, che è la capacità del sistema neuromuscolare di contrastare carichi esterni; la resistenza, che è la capacità di prolungare un’attività motoria nel tempo; la rapidità, che è la capacità di compiere un gesto nel minor tempo possibile.
La mobilità articolare consente l’esecuzione di un movimento alla massima escursione possibile; l’elasticità muscolare è invece la capacità di un muscolo di allungarsi e tornare alla condizione di riposo senza subire danni. Questi due fattori compongono la categoria delle capacità strutturali elastiche.

Il gruppo delle capacità coordinative è invece composto da sette elementi:

  • Reazione: permette di reagire il più velocemente possibile a uno stimo-lo.
  • Differenziazione cinestetica: è la presa di coscienza del tono muscolare, riuscendo a dosarlo secondo le necessità.
  • Orientamento spazio-temporale: assicura la pianificazione nel tempo e nello spazio dei movimenti.
  • Ritmo: sostiene la programmazione sequenziale dei movimenti seguendo una specifica cadenza (per esempio musicale).
  • Trasformazione: consente di passare da un gesto in atto a un altro rispondendo in modo efficace alle variazioni ambientali.
  • Equilibrio: garantisce il mantenimento di una condizione di equilibrio, recuperandolo e anticipando fattori di squilibrio.
  • Combinazione: consente di unire movimenti parziali in un unico gesto motorio.

Secondo E. R. Guthrie le abilità motorie sono definite come “la capacità di ottenere un risultato finale con la massima sicurezza e il minimo dispendio energetico (Casolo F., 2002.). Da questa definizione si deduce come il possedere un’abilità non indichi il semplice “saper fare”, ma è implicito il “saper fare in modo efficiente”. 

Un allenamento tecnico che porti all’automatizzazione di un determinato gesto è una metodica che porta indiscutibilmente benefici anche alla capacità di reazione.

Risulta altrettanto evidente che il numero di abilità sia pressoché infinito, dato che qualsiasi movimento che raggiunga lo scopo per cui è stato eseguito è considerato un’abilità motoria. Esempi concreti sono tutti gli schemi motori di base, tutti i gesti sportivi, ma anche l’atto di scrivere o usare una forchetta.
Le classificazioni delle abilità sono numerose, ma di particolare interesse risulta quella che le divide in base all’ambiente in cui esse si svolgono. Sono definite abilità aperte quelle che richiedono l’adattamento del soggetto a un ambiente mutevole (andare a caccia, giocare a calcio, lottare contro un avversario); sono invece classificate abilità chiuse tutte quelle che si svolgono in un ambiente stabile e che quindi, una volta partito il pattern assimilato, non necessitano di modificazioni legate all’ambiente (camminare su un percorso lineare e senza ostacoli, eseguire un piegamento sulle braccia, lanciare un giavellotto).
Volendo semplificare questa classificazione, le abilità aperte richiedono l’attività degli esterocettori e degli organi di senso specifici, mentre le abilità chiuse necessitano dei propriocettori.

La capacità di reazione
La capacità di reazione consente, dato uno stimolo, di reagire motoriamente a esso il più velocemente possibile”. (Casolo F., 2002).
Questa capacità può essere esaminata misurando il tempo totale di reazione (TT), cioè quel tempo necessario a un soggetto per percepire uno stimolo, elaborarlo e rispondere ad esso.
Il TT è dato dalla somma del tempo di reazione (TR) e del tempo di movimento (TM): il primo è il lasso di tempo interposto tra l’arrivo di uno stimolo e l’inizio della risposta, mentre il secondo è la durata della risposta motoria, dall’inizio alla fine.
Il TR è generalmente superiore ai 120 millisecondi: questa soglia è difficilmente superabile per il semplice fatto che le fibre nervose Aα (le più efficienti dell’organismo umano) hanno una velocità massima di conduzione del segnale di 120 metri in un secondo; assumendo che l’impulso elettrico debba percorre almeno 1 metro all’interno del corpo, facendo una semplice proporzione si ottiene un valore pari a 0,12 secondi.
Questa stima, puramente teorica, non tiene però conto né delle sinapsi che si incontrano durante il percorso, né del tempo di cui il sistema nervoso centrale necessita per selezionare la risposta adeguata allo stimolo ricevuto.
Com’è facilmente intuibile, all’aumento del numero di risposte possibili, corrisponde un aumento del tempo di selezione. Da questa considerazione, risulta quindi utile distinguere il TR semplice dal TR complesso (o di scelta): il primo si ha quando a un segnale corrisponde un’unica risposta, come nel caso della partenza dai blocchi nelle gare di corsa (segnale = partenza); il secondo invece si ha in tutte quelle situazioni in cui le possibilità sono numerose. Questa correlazione è stata ben definita dalla legge di Hick, la quale afferma che “esiste una correlazione lineare tra il TR di scelta e il logaritmo dei numeri delle coppie stimolo-risposta”.

È importante sottolineare che il TR non è influenzato solo dalla velocità di conduzione dell’impulso nervoso e dal numero di risposte disponibili, ma an-che dall’attenzione del soggetto e dall’automatizzazione della risposta richiesta. Focalizzarsi sul compito che si sta svolgendo è uno dei punti chiave per diminuire i TR; basta immaginare un corridore che ai blocchi della partenza sia distratto dai tifosi: il suo TR alla partenza sarà sicuramente influenzato negativamente da questa deconcentrazione.
Infine, uno stimolo del tutto nuovo risulta avere un TR più lungo rispetto a uno noto con una risposta già automatizzata. Un esempio di ciò può essere fatto paragonando un ragazzo che sta guidando l’auto per la prima volta con un guidatore esperto: se comparisse un ostacolo in mezzo alla strada, il giovane impiegherebbe più tempo ad attivare la risposta motoria necessaria alla frenata.

Le strategie per migliorare i tempi totali di reazione sono molteplici, ma devono essere applicate nei momenti e nei modi opportuni: partendo da un allenamento sui TR semplici, con stimoli visivi o uditivi si può arrivare a sollecitare i TR di scelta, aumentando gradualmente il numero di risposte possibili. Un esempio nel primo caso può essere uno scatto all’accensione di un segnale luminoso. Nel secondo si possono usare due luci di colore diverso: all’accensione di una corrisponde uno scatto in avanti, all’accensione dell’altra uno scatto laterale. Un allenamento situazionale che obblighi l’atleta a rispondere nel più breve tempo possibile a stimoli sempre diversi, può essere considerato l’ultima tappa per questa capacità. Quelli sopradescritti sono semplici esempi, ma le esercitazioni possibili sono pressoché infinite.
Un allenamento tecnico che porti all’automatizzazione di un determinato gesto è una metodica che porta indiscutibilmente benefici anche alla capacità di reazione, in quanto agisce sui TM, diminuendoli. Un’ultima considerazione deve essere fatta sulla velocità di contrazione muscolare: agendo anch’essa sul TM del singolo gesto, contribuirà indubbiamente ad avere dei tempi totali di reazione migliori.

Bibliografia
• Biancalana V.; Capodieci M. (2014), Analisi del tempo di reazione nel Karate con metodo Fijlkam. Educazione fisica e sport nella scuola.
• Casolo F., (2002), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. Vita e Pensiero.
• De Brito A. V.; Silva C.; Luis C.; Ferreira D.; Marques A., (2011), Atención y tiempo de reacción en practicantes de kárate Shotokan, «Revista de Artes Marciales Asiaticas».
• Di Marino S., (1997), I segreti delle arti marziali, De Vecchi editore.
• Mori S.; Ohtani Y.; Imanaka K. (2002), Reaction times and anticipatory skills of karate athletes, Human Movement Science.
• Moro T.; Aschieri P.; Paoli A., (2011)., Effetti dell’efficacia di un protocollo, «Journal of sport sciences and law».
• Ragalmuto N.; Martella F., (2010), L’arte del combattimento, Castello D’Argile: NonSoloFitness.
• Stevens J., (1997), I maestri del budo, Roma, Edizioni Mediterranee.
• Zocchi L., (2012), Principi di fisiologia, EdiSES.
Regolamento di gara karate sportivo, FIK, (2018).
• <http://www.earmi.it/varie/reazione/reazione.htm?fbclid=IwAR31eypIe14yy-rsBaxJbVcelcFHn3W-h8cxWnUMP8t27eBF6mJlCc4JQwY>.
• <https://www.nonsolofitness.it/scienza-e-movimento/focus-scienza-e-movimento/attivita-fisica-in-eta-evolutiva-le-fasi-sensibili.html. (s.d.)>.

(Continua)

 

Ti potrebbe interessare anche:

Articoli recenti

I più letti

Top Autori