Karate ci insegna che “nulla è come appare”.
di Ilio Semino
Dopo una mia lezione, un maestro piemontese presente all’evento mi ha detto che nonostante avesse fatto in diverse occasioni il Ten no Kata con il sottoscritto, aveva osservato che ogni volta, pur essendo proposto allo stesso modo, gli sembrava “differente”…
Queste parole mi hanno portato a una riflessione che desidero condividere con chi avrà piacere di leggere queste righe.
Ricordo quando, a metà degli anni ’70, mi recavo bisettimanalmente a Milano a lezione dal Maestro Shirai. Ebbene, molto spesso per tre, quattro o cinque volte di seguito, egli proponeva lo stesso programma: talora sempre Taikyoku shodan, oppure, una breve serie di combinazioni di kihon, a volte alcune tecniche di kumite, e io andavo avanti e indietro, tra la nebbia e il sonno, per rifare sempre “le stesse cose”.
Ricordo quando, a metà degli anni ’70, mi recavo bisettimanalmente a Milano a lezione dal Maestro Shirai.
Mi tornavano alla mene le parole del mio primo Maestro di Shotokan, Luciano Parisi, che mi raccontava che nel suo primo viaggio all’Honbu Dojo JKA e nell’ultimo dopo anni, con Nakayama Shihan aveva allenato lo stesso programma: ovviamente non mi spiegò nulla di più e io capii male…
Confesso che qualche volta, tornando a Genova la sera – occasionalmente con mio padre che mi accompagnava… dormendo –, ho cullato il desiderio di interrompere i miei viaggi o di limitarli a un paio al mese, come vedevo fare da molti compagni di allora, provenienti da fuori Lombardia, ma poi la passione e la volontà di non mollare, mi fecero andare avanti.
Quei compagni citati, non sono più nel Karate da oltre trent’anni (!).
Poi, ho compreso una cosa che non avrei mai più scordato. Non era vero che il Maestro proponeva “sempre le stesse cose”: ERO IO che le vedevo così, perché non ero ancora in grado di cogliere i particolari, le sfumature che trasformano la stessa tecnica elementare in una tecnica evoluta, perché la mia superficiale preparazione mi spingeva a pensare di dover imparare ogni volta qualcosa di nuovo per sentirmi più capace, per fare l’insegnante di cose fatte male. Quante informazioni diverse erano contenute in ognuna di quelle tre/quattro/cinque volte che il Maestro proponeva la stessa cosa e in quante altre occasioni avrebbe potuto presentarla, prima che io (noi) comprendessimo tutto quello in più che era contenuto nella volta successiva e in quella dopo, e dopo ancora, frutto della sua esperienza, del suo studio, della sua crescita tecnica, della sua genialità.
Se una tecnica ti riesce bene subito, probabilmente stai sbagliando!
Karate ci insegna che “nulla è come appare” e poi “se una tecnica ti riesce bene subito, probabilmente stai sbagliando”! Due precetti che spesso vengono disattesi o addirittura ribaltati: “vedo su internet (o da un insegnante occasionale) come si fa e lo copio”, ovvero: “se mi riesce bene è perché sono bravo”. Per nostra fortuna e per sventura di questi ultimi, valgono i primi e si deve sempre imparare a “vedere” nella stessa proposta, qualche cosa che prima non si sapeva cogliere: ma lo possono fare solo coloro che praticano con attenzione, seguendo studi e ricerche serie e continue; agli altri sembreranno sempre “la stessa cosa”. Solo Maestri “coraggiosi”, che hanno veramente a cuore la crescita di chi li segue e non la “cassa”, corrono il rischio di ripetere lezioni “uguali”, proprio per consentire un giorno ai praticanti che capiranno, di accorgersi di quanto fossero “diverse”. Ovviamente, devono avere gli strumenti per saperlo fare…