Il movimento spiraliforme ha un duplice vantaggio sull’efficacia del gesto marziale.
La spirale è un simbolo la cui origine si perde nella notte dei tempi, è presente nella storia dell’arte e in quella delle antiche culture della Terra. La ritroviamo in Inghilterra, nelle incisioni preistoriche di Northumberland, così come in quelle della Valcamonica, della cultura celtica, dei nativi americani, della Cina e perfino dell’antico Egitto. Inoltre, la spirale è una delle forme geometriche più presenti in natura: basti pensare al DNA umano, al moto del ciclone o delle nubi interstellari, alla vite rampicante, così come alla conchiglia e alle impronte digitali umane, giusto per fare alcuni esempi.
Il dizionario Treccani definisce la spirale come: “Curva piana (meno spesso detta linea spirale) che si avvolge intorno a un punto fisso detto polo della spirale, allontanandosi”.
La spirale è una delle forme geometriche più presenti in natura.
Questo simbolo, per alcuni esoterico, racchiude in sé i concetti di dinamismo, ciclicità, sviluppo ed espansione, evocando lo scorrere del tempo coi suoi cicli di rinnovamento.
In molte culture antiche la spirale raffigura il percorso che porta l’anima a evolversi per arrivare alla conoscenza dell’assoluto, ovvero: la via dell’illuminazione. Per alcuni è un simbolo “femminile” che si collega alla forza generatrice dell’universo e al mistero della (ri)nascita.
Gli anelli concentrici, che si espandono da un punto centrale verso l’esterno, sono altresì un simbolo di crescita e rappresentano metaforicamente il legame tra l’umano e il divino. Allo stesso modo la spirale è vista come rappresentazione del labirinto: percorso iniziatico che rappresenta la via impervia che l’anima deve affrontare per raggiungere stati evolutivi superiori. Altri significati interessanti sono quelli legati al moto continuo, al vortice distruttivo e allo spirito creativo in continuo avvicinamento e allontanamento dal suo centro.
Pratica marziale e traiettoria a spirale
Il praticante marziale neofita esegue i suoi gesti copiando quelli del Maestro, dell’istruttore o degli allievi esperti. Si tratta di movimenti “spigolosi” e spesso goffi che tentano di riprodurre il visibile. Man mano che il praticante stesso evolve prende consapevolezza della biomeccanica e della componente energetica che attraversa il suo corpo, il suo movimento cambia e risulta sempre più connesso e circolare.
Si pensi al pugno del Karate e al suo potere penetrante.
Le tecniche segmentate e spigolose lasciano il posto, pian piano, a movimenti “rotondi” che solo superficialmente sembrano separati l’uno dall’altro da un’espressione della forza da 0 a 100 e da 100 a 0 assolutamente poco efficace, ma che in realtà sono legati tra loro da asole che, via via che l’esperienza cresce, divengono sempre più piccole, nascoste, impercettibili e nello stesso tempo (potenzialmente) letali.
Questo movimento spiraliforme ha un duplice vantaggio sull’efficacia del gesto:
- il primo è quello di raccogliere parte della forza dal movimento precedente per renderla disponibile nel movimento successivo accrescendone l’energia;
- il secondo è quello di ridurre lo sforzo muscolare necessario a generare la tecnica, dal momento che il tutto diviene una sorta di espansione e contrazione continua, elastica, al pari di una naturale inspirazione ed espirazione.
Spirali ampie e meno ampie percorrono le gambe, attraverso le anche e il bacino si connettono e fluiscono nel tronco, per concludere la loro strada nelle braccia prima e nelle mani poi. Spirali centrifughe dal centro alla periferia che, come esplosioni, portano le estremità a colpire con rapidità e precisione, al pari di fruste, e spirali centripete che dalla periferia riportano verso il centro con la forza di un gorgo che può risucchiare ogni cosa gli si avvicini.
Si pensi, ad esempio, alle tecniche dell’Aikido che a volte proiettano il malcapitato verso l’esterno e altre volte lo risucchiano e schiacciano a terra su se stesso. Si pensi al pugno del Karate e al suo potere penetrante, paragonabile a quello di un proiettile, dovuto proprio al movimento rotatorio spiraleggiante, oppure alla forza repulsiva di una parata che sfrutta lo stesso principio per deflettere e allontanare, prima di tornare a colpire in un movimento senza soluzione di continuità.
Ognuno di noi ha le proprie spirali da seguire per giungere a una consapevolezza più sottile.
Percorso a spirale che genera nuova consapevolezza
Il movimento a spirale così presente in ambito marziale è altrettanto presente, a un livello ancora più sottile, nel nostro quotidiano. Giorno dopo giorno ci muoviamo nel mondo seguendo spirali a velocità differenti: ora più rapide, ora più lente quasi fino a fermarci, in accordo con la velocità del nostro evolvere e sulla base delle situazioni che affrontiamo.
Ognuno di noi ha le proprie spirali da seguire per giungere a una consapevolezza più sottile, per giungere a conoscersi più a fondo e comprendere lo scopo ultimo della propria esistenza. Quello scopo che, una volta compreso, lo può portare a percorrere quel ramo del salice giusto per sé, in grado di portarlo alla sommità dell’albero in accordo e armonia con ciò che è.
Come descrivo nel mio libro La Spirale dell’Autorealizzazione, la spirale con moto destrogiro indica il ritorno all’unità e all’interiorità, unica via per raggiungere la componente “divina” che alberga in noi.
Il messaggio racchiuso in questo simbolo può risuonare più o meno così: “È giunto il momento di pensare di più a te stesso, di ritornare al tuo centro, al tuo nucleo. Ricorda che puoi far star bene gli altri solo nel momento in cui sei te stesso e stai bene. Segui la tua intuizione e la tua missione, perché è all’’interno’ che puoi attingere alla forza necessaria per raggiungere i tuoi obiettivi nel mondo esterno”.
Nel libro descrivo un modello e un percorso introspettivo che conduce il lettore (sia esso marzialista o meno) in un percorso di autosviluppo, liberamente ispirato al Coaching professionale, per scoprire se stesso e il suo potenziale unico e irripetibile. Il percorso ha la forma di una spirale che si svolge man mano liberando le risorse, le intuizioni, le energie della persona, nell’ottica di permetterle di raggiungere il suo obiettivo.
Un processo maieutico per (ri)trovare se stessi e uno stato di benessere più duraturo.