Riflessioni sulla figura del maestro di Karate
Autore: Nicola Bianchi
Editore: Luni
Commento: Pasquale Acri
Illustrazioni: Nicola Bianchi
Pagine: 96
Perché scrivere un testo simile, delicato, continuamente in evoluzione e oltremodo criticabile, visti i numerosi pensieri sul ruolo del Maestro di Karate? Per citare l’Altrui mestiere di Primo Levi e rispondere a questa difficile domanda: “Non sempre uno scrittore è consapevole dei motivi che lo inducono a scrivere, non sempre è spinto da un motivo solo, non sempre gli stessi motivi stanno dietro all’inizio e alla fine della stessa opera”.
E ancora, riprendendo due tra i nove motivi che Levi citava: “Perché se ne sente l’impulso o il bisogno; per migliorare il mondo…” (in questo caso, quello del karate).
Un testo riflessivo, mosso dall’altruistica volontà di contribuire, con gli strumenti a mia disposizione, alla mia Arte, a coloro che la praticano, tentando di trasporre i miei pensieri sulla figura del Maestro di Karate. Per quanto mi renda conto che ci sono insegnanti di ben più ampia esperienza e profondità marziale, che potrebbero vedere il mio operato mosso da presunzione, non trovando in libreria o sul web un testo simile, ho creduto importante contribuire in questo.
Riflettere sulla figura del Maestro di Karate è stato un viaggio estremamente interessante che mi ha dato modo di studiare il lavoro del docente, non solo di karate, ma di diverse sfere di competenza: docente accademico, educatore di attività sportive, maestro di arti marziali e genitore. Tutto ciò ha richiesto indagini storiche, studi sulla psicologia e sulla sociologia, oltre che comparazioni fra varie metodologie sportive e dottrinistiche.
Pagina dopo pagina si scende nel dettaglio, nell’applicazione della figura del docente.
Nelle mie considerazioni ho voluto riportare ciò che ho imparato dai Maestri di vita e di karate incontrati nella mia pratica, quanto appreso nel percorso di studio intrapreso per queste ricerche e i pensieri che ho sviluppato durante il processo di autovalutazione che mi sono proposto in qualità di istruttore.
Ringrazio, prima fra tutti, mia moglie Annalisa Casini per il fondamentale supporto nella stesura di idee e pensieri, senza cui non avrebbero avuto la giusta voce; il Maestro Pasquale Acri, per aver dato ancora appoggio a questa mia nuova iniziativa, inserendo un piacevolissimo commento conclusivo; la psicologa Angese Giannoni, con il figlio Diego Bernacchi (mio allievo e futuro docente nel mio Dojo) e i docenti Massimo Tomaselli e Lorenzo Giordani per il contributo indispensabile, visto il loro ruolo di professori scolastici.
Cinque sono gli anni effettivi impiegati per tradurre ciò che prima aveva solo la forma di appunti e circa trenta quelli di pratica prima di impegnarmi in questa ricerca. Due tempistiche che non so se giudicare lunghe o brevi, ma certamente necessarie per questo piacevole operato.
Un libro “da poter leggere d’un fiato”, per dimensioni e per leggerezza di trattazioni, ma che al contempo cerca di rimanere a lungo nei pensieri del lettore.