La Masatoshi Nakayama di Reggio Emilia ha organizzato uno stage al Monastero: un’occasione per approfondire lo studio del karate, per conoscere una nuova cultura e un nuovo modo di vedere le cose.
A cura della Masatoshi Nakayama
Domenica 26 giugno 2022, presso il Tempio e Monastero Zen Soto Shobozan Fudenji è stato organizzato dalla a.s.d. Masatoshi Nakayama di Reggio Emilia uno stage di karate e successivamente si è tenuta una sessione d’esame per passaggio di kyu.
Questa iniziativa è stata apprezzatissima da tutti i partecipanti che sono intervenuti e da tutti i loro accompagnatori che hanno potuto godere dei bellissimi giardini cornice dello stage.
Il rapporto tra Nakayama e Fudenji è vivo da anni e la collaborazione di Fudenji alle molteplici iniziative organizzate da Nakayama ha permesso al Maestro Loris Guidetti, responsabile del dojo reggiano, di aver dato l’opportunità a tutti i karateka di implementare nella pratica del karate le conoscenze che il Maestro Fausto Taiten Guareschi, Abate del tempio Fudenji ha, con grande conoscenza ed esperienza, insegnato nelle sue conferenze.
Nozioni chiare e importanti che fanno parte della via del Budo, dello Zen e della filosofia Buddista, importanti concetti ed esperienze personali utili per dare maggior struttura e chiarezza alla propria conoscenza e alla propria pratica.
Nozioni chiare e importanti che fanno parte della via del Budo, dello Zen e della filosofia Buddista.
Ritornando alla pratica di karate, hanno collaborato con il Maestro Guidetti i Maestri e Istruttori Luciano Azzarello, Pina Cianciaruso e Giovanni Guidetti, i quali si sono prodigati durante l’allenamento per correggere i praticanti in caso di errori tecnici e suggerendo loro come operare per superare i piccoli ostacoli che si incontrano durante l’allenamento.
Il M° Guidetti ha diviso l’allenamento in tre fasi:
- la prima parte ha avuto lo scopo di migliorare e preparare chi avrebbe sostenuto gli esami per passaggio di kyu del pomeriggio, chiarendo l’importanza della forma tecnica che deve necessariamente supportare la forza, la velocità e il ritmo in tutte le azioni tecniche;
- la seconda parte trattava del kumite. Il Maestro ha spiegato quali sono le differenze sostanziali tra i vari tipi di combattimento, partendo da Gohon Kumite per arrivare a Jiu Kumite, chiarendo ciò che ne determina le connessioni tra loro, nonostante le evidenti differenze, subito messe in pratica nell’allenamento, così da dare ai partecipanti la possibilità di sperimentare i concetti espressi;
- la terza e ultima parte è stata dedicata alla pratica dei kata e del loro ripasso. È stato fatto notare dal Maestro come le tecniche che li compongono siano formate da varie combinazioni, la sostanziale differenza tra loro è determinata da ciò che è stato previsto come uso in una certa azione di combattimento che ne determina così il significato e l’embusen (percorso).
Lo stage, a detta dei partecipanti, è stato piuttosto impegnativo, sia per la sua intensità, sia per la temperatura piuttosto calda della giornata. L’allenamento si è tenuto all’aperto, ma nonostante queste varianti, lo stage è stato molto apprezzato, soprattutto per la diversità del lavoro proposto.
Un centro di spiritualità e cultura, e un crocevia aperto al dialogo e al confronto.
In concomitanza con lo stage è stata data l’opportunità agli accompagnatori di partecipare alle attività del Monastero: pratica dello zazen (meditazione seduta, postura del risveglio), di kin hin (meditazione camminata) e liturgia domenicale, tutte apprezzatissime da tutti coloro che le hanno praticate.
Successivamente il Maestro Abate del Tempio, Maestro Fausto Taiten Guareschi, si è unito ai praticanti di karate e agli accompagnatori per portare i suoi insegnamenti; oltre un’ora di intrattenimento e di interessanti spiegazioni donate con pazienza a tutti i presenti che gli hanno fatto poi alcune domande alle quali il Maestro ha risposto esaustivamente.
La giornata è stata interrotta per il pranzo, una vera e propria festa del cibo che i monaci della comunità avevano preparato per l’occasione, da condividere con tutti i presenti; mentre i partecipanti si erano dilettati a casa per preparare tanto altro ricco cibo poi banchettato in questa piacevolissima giornata.
La giornata è stata l’occasione per approfondire lo studio del karate, per conoscere una nuova cultura, un nuovo modo di vedere le cose, incominciando dal sedere in zazen, con uno spirito nuovo, rivoluzionario. In giapponese si parla di shikantaza, “semplicemente sedere, sedere con tutto se stesso” e mushotoku, “praticare senza scopo, senza spirito di profitto”. Perché sedere in zazen, “è come un bimbo che gioca da solo: neppure un angolo dell’Universo rimane fuori di lui. Quando un bambino gioca, infatti, la sua azione oscura tutto l’Universo, riempie il cosmo intero. Oggi noi non siamo capaci di vivere così, esibiamo le nostre azioni, aspettiamo sempre una risposta e questo è realmente puerile” (tratto dal libro Guida allo Zen, del Maestro Fausto Taiten Guareschi).
Così come si è fatto in questo bellissimo Tempio, fondato nel 1984, prendendo forma dalla ristrutturazione di una vecchia casa colonica e che attualmente ospita una comunità religiosa di fede Buddhista, che vive secondo l’antica regola dei monasteri Zen e accoglie tutto l’anno praticanti provenienti da ogni parte del mondo.
Nel ’94 il Monastero è stato offerto alla Guida del Rev. Narita Shuyu, chiamato a esserne Abate Fondatore. Alla scomparsa del suo Maestro, alla fine del 2004, Fausto Taiten Guareschi diviene secondo Abate di Fudenji.
Si parla di uno Zen che è stato trasmesso da 2500 anni da Maestro a Maestro.
Fudenji, altrimenti detto “Tempio dell’altrove nell’altrove del tempo”, si caratterizza come un centro di spiritualità e cultura e un crocevia aperto al dialogo e al confronto.
Va ricordato che il Maestro Guareschi oltre a essere abate del Tempio è stato in passato anche un praticante di arti marziali, in particolare il Judo, che gli ha permesso di conoscere, sul finire degli anni Sessanta, lo Zen, attraverso l’incontro con Taisen Deshimaru Roshi, figura carismatica e pioniere dello Zen europeo, del quale divenne immediatamente un discepolo.
Lo Zen che si pratica in questo luogo, non è una filosofia, uno stile di vita o una corrente di pensiero, o una delle tante forme prese dal Buddhismo nel suo cammino dall’India alla Cina, al Giappone, fino ad arrivare in occidente.
Si parla di uno Zen che è stato trasmesso da 2500 anni da Maestro a Maestro con una linea ininterrotta di successione, per arrivare fino a noi grazie alla sua pratica, pratica di zazen (meditazione seduta) e pratica, soprattutto, di vita quotidiana.
Per toccare, quindi, il cuore dello Zen, non serve la comprensione intellettuale, bisogna invece mettere da parte i libri ed entrare in contatto con un luogo in cui si pratica la Via affidandosi a un Maestro, così come avviene con il karate.