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Arti marziali e serie TV – Anni 90

Arti marziali e serie TV – Anni 90

Dal mitico Walker Texas Ranger, ai giovani Power Rangers, fino alla grintosa Xena, rivediamo alcune delle serie TV di maggior successo alla fine degli anni 90.

Dopo aver esplorato il periodo pionieristico degli anni 60-70 e quello più fantasioso degli anni 80, ci avviciniamo ai giorni nostri, dove si registra una sostanziale variazione soprattutto nella scrittura e nella sceneggiatura delle serie TV. Le cinque che completano la lista che ho elaborato, infatti, dimostrano come le arti marziali siano ormai parte della quotidianità oltre che sempre di più del contesto sociale e quindi della cultura popolare.

Walker Texas Ranger (1993-2001)
Insieme a Bruce Lee, con il quale ha lavorato [parleremo anche di lui NdA], Chuck Norris è forse il più famoso attore marziale della storia; sicuramente è quello che ha meglio rappresentato questo universo sul piccolo schermo negli ultimi decenni. Buona parte lo deve alla serie “Walker Texas Ranger” che infatti è ancora oggi la più longeva della storia della televisione, visto che vanta ben 196 episodi. Ispirata al film “Lone Wolfe McQuade”, in Italia “Una Magnum per McQuade”, interpretato dallo stesso Norris nel 1983, la serie racconta le gesta dell’impavido agente texano Cordell Walker che si batte per la legalità e per la salvaguardia dei più deboli nel profondo sud degli Stati Uniti.
Paradossalmente, all’inizio della programmazione, la serie non colse i favori della critica, che riscontrò una certa lentezza soprattutto nelle scene di combattimento. Nemmeno l’abilità di Norris sembrò compensare l’aspettativa del pubblico, che si era abituato all’esplosività messa in mostra dai suoi predecessori. Parte di questo parziale insuccesso fu da attribuirsi alla scelta di puntare maggiormente sull’esecuzione delle varie tecniche, che dovevano risultare sempre più simili a quelle praticate nei dojo e non a quelle teatrali prodotte negli studi cinematografici. Questo comportò anche difficoltà di realizzazione in quanto i tecnici furono costretti a filmare una scena dove al massimo c’erano uno o due combattimenti, per poi montarli uno di seguito all’altro per farli sembrare reali.

Chuck Norris è forse il più famoso attore marziale della storia.

Per evitare la prematura chiusura della serie, verso la metà degli anni 90, si decise per un sostanziale cambio di marcia e così gli autori scelsero di puntare sulla creazione di un nuovo personaggio. Walker “mutò” e non fu più solo il cowboy “alla John Wayne”, che aveva sostituito il suo vecchio fucile Winchester con l’uso delle arti marziali, ma divenne anche un abile lottatore moderno, capace di spettacolarizzare le tecniche al massimo senza mai del tutto superare quella linea che separa la realtà dalla fantasia. Il resto è storia.
La serie, dove spesso compare il marchio della scuola dello stesso Norris, diventò un vero e proprio sponsor per il Tang Soo Do, ovvero il Karate coreano, praticato dallo stesso protagonista.   

 

Power Rangers (1993-1996)
Già negli anni Settanta e Ottanta, soprattutto in Giappone, il filone fantasy aveva invaso il mondo della pop-culture ed eroi come Megaloman non disdegnavano l’esibizione di tecniche marziali, molto più vicine al mondo dei videogiochi che a quello della tradizione. Su quella falsa riga, in chiave più moderna, arrivarono anche i Power Rangers, cinque adolescenti scelti da tale Zordon per l’impresa più grande: salvare la Terra da tutti i cattivi di turno.
Sia nella loro vita di tutti i giorni, sia nelle loro tute colorate, i giovani combattenti mettevano in mostra tecniche marziali di diverso stile: dal Karate al Kung Fu passando per il Tae Kwon Do, diventato nel frattempo disciplina olimpica.
Sebbene la serie originale venne riprodotta per solo tre anni – poi arrivarono gli spin-off, ma questo è un altro tema – risultò rivoluzionaria sotto alcuni aspetti. I marzialisti più attenti capirono subito che buona parte delle tecniche messe in scena erano molto approssimative e davvero poco realistiche, ma ciò non toglie che non si potesse rimanere indifferenti all’aspetto sociale. Infatti, per la prima volta in TV, i giovani componenti della squadra dei Power Rangers, erano di etnie differenti e tutti provenivano da ambienti diversi. Tutti erano abili nell’uso delle arti marziali e tutti, indistintamente, applicavano i principi filosofici a esse legati, oltre che gli insegnamenti ricevuti, sia nell’affrontare i problemi di normali adolescenti, sia nella “missione” a loro affidata.
La serie, piena zeppa di salti funambolici e tecniche marziali estremizzate all’inverosimile, fu di forte impatto, perché riportò in auge la cinematografia made in Hong Kong rielaborata in un contesto più moderno e soprattutto appetibile ai più giovani. La risposta fu che molti iniziarono a praticare, salvo poi rendersi conto che non era proprio la stessa cosa.  

 

Xena – The Warrior Princess (1995-2001)
Che c’azzecca la mitologia greca con le arti marziali? Poco e nulla, almeno finché non arrivò in TV Xena la Principessa Guerriera, fortunata serie tv di metà anni Novanta.
Interpretata dall’attrice Lucy Lawless, Xena è un’amazzone dal passato complicato e dalla strana arma che ricorda un boomerang Yin Yang. Man mano che si trova a combattere contro i cattivi, sperimenta sempre di più anche l’uso delle arti marziali e della filosofia a esse legata, soprattutto dopo essere venuta a contatto con le tradizioni nel suo peregrinare per il mondo. Nelle ultime serie, infatti, giungerà addirittura sulle coste del Giappone per imparare l’arte della katana e diventare un guerriero Samurai, per poi trasferirsi in Cina per apprendere l’arte del kung fu.

L’impresa più grande: salvare la Terra da tutti i cattivi di turno.

Ovviamente, l’approccio fantasy della serie è decisamente fuori da ogni contesto storico e sociale, tuttavia mette per la prima volta una donna – anzi due, perché la sua aiutante Olimpia diventerà sempre più importante nel contesto, oltre che esperta nell’arte del Kobudo –, nel ruolo centrale di una serie che si concentra sull’umana lotta tra il bene e il male, non solo esteriore, ma anche interiore.
Dopo la chiusura della serie, Lucy Lawless, che mai prima aveva pensato di praticare arti marziali, vi si avvicinò, tanto che agli inizi del 2000 si prodigò nella loro divulgazione, grazie a una serie di video realizzati in prima persona che la vedevano impegnata in diverse discipline tra cui il Wushu, il Karate in stile Goju Ryu d’Okinawa, molto popolare negli USA, la Savate (o boxe francese) e l’arte marziale indiana del Kalaripayattu.

 

Martial Law (1998-2001)
Per sole tre stagioni prima della cancellazione per motivi di budget, l’ex divo del cinema di Hong Kong, Sammo Hung (già nel cast di “I tre dell’Operazione Drago”) vestì i panni di Sammo Law, poliziotto cinese in prestito al dipartimento di polizia di Los Angeles, poi trasferito a New York.
Costretto a lottare ogni giorno contro la delinquenza e il pregiudizio, Sammo mette in mostra le sue doti marziali per districare situazioni spesso difficili da gestire. La serie, di per sé, sebbene sia ricca di personaggi dal background marziale, come l’assistente Grace “Pei Pei” Chen, interpretata dall’attrice Kelly Hu, è decisamente poco influente nel già consolidato mondo cinematografico. Tuttavia, mette in evidenza un aspetto fino a quel momento poco considerato: quello umoristico. Fu Hung che volle proprio introdurlo ispirandosi al suo amico e mentore Jackie Chan, diventato famoso sul grande schermo anche per questo. Infine, la costante vittoria contro il pregiudizio, è una sorta di omaggio al torto fatto a Bruce Lee molti anni prima (vedi primo articolo).

 

Buffy: Vampire Slayer (1997-2003)
Torniamo al mondo fantasy con una serie cult degli anni Novanta che vede la liceale Buffy Summers, interpretata da Sarah Michelle Gellar, nel doppio ruolo di adolescente di giorno e ammazza-vampiri di notte.
Ispirata al genere Fant-Asia e con quel pizzico di umorismo sempre preso da Jackie Chan, la serie si sviluppò in 144 episodi, ognuno dei quali con almeno un combattimento abilmente condotto dal duo Gellar (cintura nera di Tae Kwon Do nella vita reale) e la sua controfigura Sophia Crafword, di professione stuntman e praticante di diverse arti marziali tra cui il Karate e il Kung Fu. L’abilità marziale di Buffy fu fonte d’ispirazione per tante ragazze, soprattutto per il suo carattere che derivava, volutamente, da quello di vere e proprie icone femminili delle arti marziali come Michelle Yoeh, Cynthia Khan, Moon Lee e Yukari Oshima, le prime a ottenere il ruolo da protagonista in film prodotti a Hong Kong negli anni Novanta.

L’abilità marziale di Buffy fu fonte d’ispirazione per tante ragazze.

Il nostro viaggio tra le dieci serie TV più influenti nella cultura popolare si conclude così, tuttavia, concedetemi una considerazione personale.
Il binomio televisione-arti marziali è ormai assodato, come dimostra il fatto che oggi ogni produzione abbia nella sceneggiatura un elemento di questo genere. La televisione, indubbiamente, ha contribuito allo sviluppo dell’interesse nel movimento e, a sua volta, quest’ultimo ha sicuramente tratto vantaggio dalla TV. Sebbene non tutte le serie che ho preso in considerazione abbiano rappresentato perfettamente l’aspetto tecnico marziale, quasi tutte hanno messo in luce l’anima più filosofica delle arti marziali, dimostrando come possano essere fonte di ispirazione oltre che fulcro per la gestione delle difficoltà di tutti i giorni, dai problemi più leggeri a quelli più impattanti. Questo è forse l’insegnamento più grande, che anche noi “non addetti ai lavori” possiamo immagazzinare e custodire. 

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