Il karate, a differenza di molti sport, è una disciplina che abbraccia il praticante per tutta la sua vita e lo accompagna nella sua crescita fisica e mentale.
di Massimiliano Gironi
La vita sul nostro pianeta, alla luce degli studi attuali, si ritiene sia apparsa circa quattro miliardi di anni fa. Molte teorie sono state elaborate sull’origine della vita sul nostro pianeta, ma possiamo sostenere che la comparsa della vita nelle forme primordiali è legata a doppio filo alla possibilità da parte di questi organismi di generare movimento autonomo.
Il processo di evoluzione da forme di vita semplici a forme complesse è durato centinaia di milioni di anni e la sopravvivenza e l’evoluzione di questi primi organismi era correlata alla possibilità di muoversi per trovare le condizioni migliori per vivere.
Quindi, possiamo sostenere che la vita e il movimento sono due facce della stessa medaglia: non c’è vita senza movimento e non c’è movimento senza vita.
Non possiamo vivere senza muoverci, magari impercettibilmente, ma siamo sempre in movimento.
Certo possiamo fare dei distinguo tra vita animale e vita vegetale e potremmo approfondire la possibilità di generare movimento indiretto, cioè la capacità di sviluppare strategie di sopravvivenza utilizzando il movimento generato dagli eventi atmosferici o da altre forme di vita, ma andremmo fuori argomento rispetto all’argomento trattato.
Il movimento elementare generato dalle prime forme di vita unicellulari ha permesso loro di evolversi in forme più evolute, sviluppando modalità di movimento sempre più complesse, garantendo loro la sopravvivenza e la trasmissione del loro patrimonio genetico alla discendenza.
Nei mammiferi, a cui noi apparteniamo, il movimento è fondamentale per lo sviluppo delle caratteristiche specifiche. Il concepimento avviene grazie al movimento e iniziamo a muoverci nel grembo materno prima di nascere. Inoltre, qualsiasi nostra manifestazione durante la vita è legata al movimento.
Non possiamo vivere senza muoverci, magari impercettibilmente, ma siamo sempre in movimento, fino all’ultimo respiro.
Il movimento in tutti gli animali è istintivo e connaturato al loro modo di essere, risponde a specifiche necessità e non deve essere supportato da alcun pensiero logico razionale. L’unica specie che ha sviluppato un pensiero astratto e simbolico legato al movimento e altro sono gli Ominidi della famiglia dei Primati e in modo particolare l’Homo Sapiens.
L’Homo Sapiens, come tutti gli animali, è sempre stato in movimento per migliaia di anni. Durante le sue lunghe migrazioni prima come raccoglitore e cacciatore, successivamente come agricoltore e allevatore.
Solamente negli ultimi cento anni abbiamo assistito a un’importante e progressiva riduzione dell’attività fisica grazie al progresso tecnologico. Recentemente, inoltre, abbiamo sviluppato strumenti tecnologici che ci hanno permesso di supportare e migliorare le nostre capacità intellettive, oltre a robot antropomorfi che sono in grado di replicare e sostituire quasi tutte le attività fisiche da noi effettuate.
Contemporaneamente a questo miglioramento abbiamo assistito a una generale diminuzione del movimento effettuato dall’Homo Sapiens, che ha limitato volontariamente le sue capacità di movimento e i motivi che lo rendevano necessario.
Di fatto, abbiamo progressivamente sostituito la nostra capacità di muoverci con la nostra intelligenza. Inizialmente con i mezzi di spostamento (dal cavallo all’aereo), poi il lavoro (industrializzazione, automazione, informatica, intelligenza artificiale e telelavoro), i servizi (spesa a casa, home banking, acquisti online e altro ancora), le attività ludiche (consolle, pc e smartphone) e, forse, in un prossimo futuro la dematerializzazione digitale potrebbe includere anche molti aspetti della vita stessa.
Se inizialmente il processo di sviluppo di metodi alternativi e più funzionali al movimento del nostro corpo era legato alla necessità di essere più performanti, anche in funzione del progresso tecnico/scientifico, poco per volta abbiamo ceduto alla nostra pigrizia mentale e fisica. Se possiamo evitare di fare un’attività che comporta fatica, la evitiamo.
Altro aspetto importante, evidenziato dalle recenti vicissitudini che hanno obbligato milioni di persone a stare chiuse in casa, è che la mancanza di movimento e di relazioni sociali dal vivo ha generato un aumento allarmante di disturbi psichici e malattie mentali a livello mondiale. L’obbligo di stare in casa, da soli o sempre con le stesse persone, ha compromesso ulteriormente quel difficile equilibrio psicologico di tutti coloro che già soffrivano di un pregresso disagio, ulteriormente esacerbato dalla mancanza di quella valvola di sfogo che era il movimento.
Ci comportiamo in modo contraddittorio: ci muoviamo sempre di meno pur sapendo che questo causerà un danno alla nostra salute. Neghiamo l’evidenza.
Molte ricerche hanno confermato che il movimento è un valido sostituto alle terapie psicologiche e farmacologiche. Inoltre, permette un maggior controllo sui nostri stati emotivi. Una persona attiva fisicamente è una persona meno soggetta a stati ansiosi e depressivi ed evidenzia una maggior salute mentale.
Se osserviamo come si evolve la nostra intensità di movimento durante la vita, rileviamo che un bambino si muove tantissimo rispetto a un ragazzo, che a sua volta si muoverà maggiormente rispetto a un uomo adulto, che si muoverà di più rispetto a un anziano.
Di pari passo va la nostra capacità di apprendimento: un bambino apprende come non faremo più nel resto della nostra vita e via così, declinando fino a quando da “vecchi” non ci muoveremo quasi più e le nostre capacità intellettive si ridurranno considerevolmente.
Ancora una volta si evidenza come il movimento sia legato alla vita e alla nostra capacità di vivere intensamente. È possibile sostenere, magari provocatoriamente, che invecchiamo non perché questo processo è legato ad aspetti biologici inevitabili, ma perché ci muoviamo sempre meno. Ci sono prove scientifiche che confermano che il nostro cervello rimane attivo e in salute se ci teniamo in movimento.
Giovenale lo aveva scritto circa duemila anni fa: “mens sana in corpore sano”.
Ci muoviamo sempre di meno pur sapendo che questo causerà un danno alla nostra salute.
Nonostante tutte queste evidenze, utilizziamo la nostra tecnologia in funzione della nostra pigrizia: se possiamo evitare di fare un’azione fisica sostituendola con una alternativa, lo facciamo.
Certo ci sono delle eccezioni, non siamo tutti pigri ma, purtroppo, la maggior parte lo è. Inoltre, abbiamo sviluppato una straordinaria capacità di trovare giustificazioni, per noi sensate (!), a questo nostro comportamento. Abbiamo sempre un motivo valido per non fare del movimento: il lavoro, la famiglia, la salute e altro ancora.
Attività fisica e attività mentale, sono due aspetti indissolubili. Se sono attivo fisicamente lo sarò anche mentalmente e il contrario. Salvo qualche eccezione, che conferma la regola, la curiosità mentale e la voglia di sapere/capire sono legate alla capacità di scoprire e approfondire che loro volta sono legate all’azione e al movimento.
Per contrastare questa nostra naturale tendenza a risparmiare sulle attività fisiche e mentali, dettate geneticamente dalle difficoltà affrontate dai nostri progenitori in milioni di anni di evoluzione, dobbiamo trasformare questa nostra ritrosia al movimento (fisico e mentale) in una naturale attitudine, che si costruisce giorno per giorno. Riprendere a camminare quando possibile, usare le scale, la bicicletta, incontrare persone, sospendere il giudizio e cercare di capire, praticare il dubbio, leggere un libro, stare a contatto con la natura e via così.
Se questa attitudine la sviluppiamo da giovani, grazie anche a genitori attenti alla salute fisica e mentale dei loro figli, avremo più possibilità di restare attivi fisicamente per il resto della nostra vita.
Diversamente è possibile, in modo attento e progressivo, iniziare anche in età avanzata l’attività fisica. Superata una prima importante resistenza alla fatica, più mentale che fisica, potremo beneficiare delle endorfine che il corpo inizierà a produrre, creando uno stato di benessere che il nostro cervello tenderà a ricercare appena possibile. Una sorta di dipendenza benefica per il corpo e la mente.
Grazie alle endorfine rilasciate a seguito della attività fisica saremo in grado di sopportare meglio lo stress, il dolore, la fatica e avremo una naturale tendenza a vedere gli aspetti positivi della vita.
Tutti gli esempi e le considerazioni qui riportate confermano che il movimento (oltre a una corretta alimentazione) è fondamentale per mantenersi in salute e invecchiare restando in forma fisicamente e mentalmente. Invecchiare bene è una forma di rispetto per noi stessi e i nostri cari.
I grandi progressi medici degli ultimi anni hanno permesso di allungare la vita media alla popolazione che, per contro, invecchia male e con una sempre maggior incidenza di malattie croniche.
La soluzione è il movimento. Il movimento permette di mantenere una buona qualità della vita con il passare degli anni, senza considerare i benefici per l’ambiente.
Ma quale attività fisica? Sostanzialmente va bene qualsiasi movimento adatto alla nostre capacità fisiche. In linea generale sarebbe meglio effettuare un’attività che non fosse una semplice ripetizione di movimenti, ma che obbligasse il cervello a una coordinazione fisico/mentale.
Un’arte marziale condensa una meravigliosa attività fisica a obiettivi mentali legati al miglioramento di se stessi e di quelli che ci stanno intorno. La sinergia sviluppata da questi due aspetti è di gran lunga superiore alle singole parti e si completano a vicenda.
Interessante rilevare come nei venti precetti che ci ha lasciato il Maestro Funakoshi ce ne siano ben sette che vanno oltre gli aspetti tecnici e coinvolgono il senso stesso della vita:
- Conosci te stesso e poi gli altri.
- Le avversità ci colpiscono quando rinunciamo.
- Il karate non si vive solo nel dojo.
- Il karate si pratica tutta la vita.
- Applica il karate alle cose di tutti i giorni e scoprirai la sua bellezza.
- Il karate è come l’acqua calda, occorre scaldarla costantemente o si raffredda.
- Pensa profondamente e sii creativo.
Una persona attiva fisicamente è una persona meno soggetta a stati ansiosi e depressivi.
Il karate, a differenza di molti sport, è una disciplina che abbraccia il praticante per tutta la sua vita e lo accompagna nella sua crescita fisica e mentale.
Ci sono moltissime persone che pur essendo in età avanzata continuano a praticare karate, con costanza e determinazione, da lunghissimo tempo. Il karate è una mirabile disciplina fisica e mentale che ha la necessità di essere praticata in profondità per scoprire quali e quanti aspetti illuminanti possiede per tutti, senza distinzione di genere, di capacità fisiche, di età o altro ancora.
Karate per la vita, la vita per il Karate.