Ci siamo tutti presi una bella responsabilità, questo fine settimana, quella di dimostrare la maturità, in ambito collettivo, del nostro movimento.
Molti eventi hanno costellato la storia degli ultimi cinquant’anni.
Di certo, la pandemia SARS Covid-19 rappresenta uno di quelli più significativi, avendo realmente cambiato in maniera definitiva e radicale la vita, le esigenze e le abitudini di tantissime persone, praticamente dappertutto.
Potremmo dire che, soprattutto a livello sociale, la seconda parte del ventunesimo secolo, potrebbe essere divisa, ad oggi, in due tronconi: il “prima” e il “dopo” pandemia.
Certo, ogni grande crisi in genere determina una forte spinta di trasformazione e questo è un bene. L’energia, se non c’è cambiamento di stato, ristagna, tuttavia questo, molto spesso, comporta dolore e stress.
Per quel che mi riguarda, questo è stato uno dei più begli stage di sempre.
Anche il Karate ha subito un drastico cambiamento nella pratica dei suoi adepti. Tutti i Maestri che hanno voluto e saputo mettersi in discussione, hanno dovuto cimentarsi con la tecnologia digitale e soprattutto comprendere l’opportunità fornita dal web. Per molti Maestri, me compreso, l’inizio non è stato dei più semplici, tuttavia, è innegabile il grande risultato ottenuto.
Cionondimeno, in molti abbiamo percepito l’anomalia di una situazione che, se da un lato ha consentito di tenere unita una grande moltitudine di praticanti, dall’altro, rischiava di produrre enormi danni, in senso socio-affettivo.
In sostanza, c’era il rischio di perdere molti di quei messaggi di elevata valenza collettiva, in primis l’aggregazione umana, sostenuti dalla pratica delle arti marziali.
Ci siamo tutti presi una bella responsabilità, questo fine settimana, quella di dimostrare la maturità, in ambito collettivo, del nostro movimento.
Ci siamo ritrovati a Igea Marina, attorno al nostro Maestro, il Maestro Hiroshi Shirai, e alla nostra Federazione, la Federazione Italiana Karate Tradizionale, dopo due anni molto duri e complicati per tutti.
Abbiamo rispettato, per quanto fosse possibile, le regole dettate dal CONI, ma, onestamente, non credo sia possibile, in una struttura chiusa e per quanto grande come un palasport, garantire una sicurezza reale.
Né, del resto, un documento cartaceo o telematico potrà mai garantire l’assenza assoluta di nuove varianti virali, allo stato attuale, in continuo aumento.
Una pratica che, per diventare consapevole, deve prima essere del tutto assimilata inconsciamente.
Per quel che mi riguarda, questo è stato uno dei più begli stage di sempre.
Tanti spunti tecnici, tante sollecitazioni fisiche, il corpo e la mente hanno reagito molto bene, segno che durante questo periodo, così oscuro, siamo riusciti a mantenere le condizioni minime per poter continuare la Via. Una Via che è fatta perlopiù di pratica, costante e ripetitiva.
Mi sono allenato per due giorni con Cristina Rissone, mia grande amica, ritrovata grazie ai social network. Con lei ci siamo intesi da subito, la passione per tanti temi comuni ha facilitato la comunicazione. Tuttavia, non ci era ancora mai capitato di praticare assieme ed è stata una bellissima “scoperta”.
Non essendo più, nessuno dei due, dei ragazzini, c’era bisogno di disponibilità, adattabilità, sostegno reciproco.
Abbiamo cominciato praticando piano, come sapientemente ha suggerito il Maestro, ma poi, con la dovuta gradualità, con sempre maggior forza e convinzione.
Certo, gli schemi del Maestro, non sono intuitivi, c’è sempre un messaggio insito, quello dell’adattamento a una pratica che, per diventare consapevole, deve prima essere del tutto assimilata inconsciamente.
Si richiede quello stato di “non mente” così difficile da ottenere, tanto più, in un momento, come quello attuale.
Abbiamo compreso che aveva senso concentrarsi esclusivamente su quella specifica realtà, in quello specifico aspetto temporale. Un tempo i cui parametri, nella pandemia, si sono apparentemente modificati, educandoci a un rapporto più sano, con le aspettative spesso del tutto sabotanti.
Ritengo che in questi giorni si sia creata una grande alchimia. Il suo ingrediente principale è senz’altro il grande carisma del Maestro Shirai. Questo, unito alla ferma intenzione dei tanti praticanti accorsi a Igea Marina, di ritornare a una normalità più vicina possibile a quella del “prima della pandemia”, potrà attivare una “nuova” energia di sostegno e nutrimento per il mondo del Karate Tradizionale.
Il Karate Dō esisteva prima di ognuno di noi e continuerà a esistere, nonostante e dopo di noi.
Abbiamo toccato con mano una dura realtà, quella dell’impossibilità di praticare la nostra amata disciplina. Abbiamo sperimentato uno scenario difficilmente ipotizzabile altrimenti. Questo è un fatto probabilmente poco importante, se integrato nel mare magnum di sofferenza generato da questa grave calamità.
Tuttavia, avendo anche sperimentato il grande beneficio del ritrovamento di una pratica coerente e condivisa, sono certo che tutti coloro che hanno presenziato, hanno maturato un grande livello di consapevolezza.
Da questo stato occorrerà ripartire: il Karate Dō esisteva prima di ognuno di noi e continuerà a esistere, nonostante e dopo di noi.
Per noi, quello che conta, è il qui e ora, un qui e ora che parla di responsabilità, quella di continuare, nonostante le inevitabili difficoltà del momento, a praticare con i nostri allievi. Continuare, mantenendo vivo il messaggio insito nel Karate Tradizionale, migliorandolo, certo, ma mantenendo ferme le sue caratteristiche fondanti.