Per offrire ai corsisti una formazione eccellente, la FIKTA organizzato tre lezioni con il dott. Chiametti.
Cercare di diventare professionisti nella propria attività sembra cosa semplice ma, invece, non lo è affatto. Chi mai avrebbe immaginato che frequentando un corso per diventare istruttori ci saremmo trovati ad affrontare temi prettamente medici! Credo, pertanto, che sia proprio questo il valore aggiunto della nostra federazione: formare personale altamente qualificato.
Per offrire a noi corsisti una formazione eccellente, sono state organizzate tre lezioni del corso con il Dott. Giuseppe Chiametti, lezioni molto interessanti e ricche di possibili argomentazioni. Tanti i temi trattati e tutti molto complicati, se non si è del settore o se non si ha una forma mentis, almeno per un minimo, scientifica.
Il valore aggiunto della nostra federazione: formare personale altamente qualificato.
In primo luogo il dottore ha affrontato il tema del primo soccorso, delle responsabilità che ogni istruttore/maestro ha nei confronti dei propri allievi. Conoscere lo stato fisico di ognuno è cosa buona e giusta, perché non bisogna trovarsi impreparati davanti a eventuali malori. Altresì, è necessario sapere di eventuali patologie dei nostri allievi, non per mera curiosità, ma per adattare il più possibile il tipo di allenamento al singolo e per captare i segnali di malore qualora ce ne fossero. È fondamentale conoscere e riconoscere alcune malattie, le loro avvisaglie e le prime cure necessarie, come ad esempio il calo glicemico per i diabetici o cali di pressione per ipotesi.
La sicurezza in un dojo, però, non è solo legata a malattie più o meno gravi, è anche strettamente connessa al tipo di attività che andiamo a praticare. Non possiamo negare che gli infortuni esistono e possono capitare a tutti. Contusioni e distorsioni fanno parte dei “rischi del mestiere”, chi non ha mai preso un pugno in viso perché non ha parato al momento giusto? O quanti, dopo un salto, non hanno distorto la caviglia? È compito del maestro/istruttore di turno prendere in mano la situazione e intervenire con un primo soccorso, facendo in modo che la situazione non si aggravi.
Prima che avvenga l’irreparabile è necessario sapere che l’istruttore è garante dell’incolumità dell’atleta, è sua responsabilità mettere in sicurezza il dojo e tutelare gli allievi. Questo ci fa capire che non bisogna sottovalutare nulla e che è fondamentale dare importanza, non solo all’insegnamento della disciplina, ma a tutto il contorno che spesso non sembra possa essere di nostra competenza.
È necessario sapere che l’istruttore è garante dell’incolumità dell’atleta.
Il Dott. Chiametti ha anche affrontato il tema bambini. Quando si parla di minori la nostra attenzione deve essere massima. I nostri piccoli atleti hanno bisogno di particolari cure per questo è importante osservarli con molta scrupolosità. Spesso sono i loro insegnanti a capire che hanno problemi posturali o di socializzazione, e possiamo riconoscere i campanelli di allarme soltanto se la nostra formazione è eterogenea.
Ad oggi, ha sottolineato il dottore, i bambini sono spesso scoordinati, hanno difficoltà propriocettive e questo perché sono sedentari, non giocano più a “fare i bambini”. Le nuove tecnologie, per quanto utili, non stimolano al movimento fisico e spesso i bimbi non sanno saltare, fare capriole o muoversi in modo coordinato. Per questo, prima di parlare di karate in senso stretto, sarebbe auspicabile per loro iniziare corsi di propedeutica alla disciplina. Tutti sappiamo che il karate è un ottimo aiuto per la psicomotricità, la quale è indicata per tutti quei bambini introversi e insicuri, poiché è in grado di aumentarne l’autostima e le capacità comunicative. È utile anche nei bambini troppo vivaci ed estroversi che tendono ad avere maggiori difficoltà a concentrarsi.
Il dottore ha anche spiegato molto bene l’apparato scheletrico, quello articolare e quello muscolare, perché se ben si conoscono questi apparati si riesce a creare un allenamento ad hoc per gli allievi, in base alle loro esigenze di agonisti, non agonisti, bambini, ragazzi o adulti. Come ha fatto notare una nostra collega, medico dello sport, sarebbe importante anche far capire ai nostri alunni (di tutte le età) l’importanza di una sana e corretta alimentazione pre e post allenamento, non solo per gli atleti agonisti, ma per tutti.
Per concludere il nostro viaggio nel corpo umano, è stato affrontato anche il sistema circolatorio e respiratorio, apparati fondamentali per chi pratica sport.
I bambini… non giocano più a “fare i bambini”.
Così, alla fine delle tre lezioni, abbiamo capito che per insegnare karate non basta sapere di storia, cultura giapponese, pedagogia, biomeccanica e conoscere kihon, kata e kumite, è altresì importante conoscere come siamo fatti, il nostro corpo e tutto quel complesso meccanismo che ci permette di essere delle macchine tanto perfette, così perfette che qualcuno oserebbe dire che siamo un vero miracolo.
Quanto appreso è sicuramente un valore importante per la tenuta in sicurezza dei corsi, ma ha anche un significato più grande, se pensiamo che tali nozioni sono una ricchezza che, all’occorrenza, potrebbe essere utilizzata anche fuori dalla palestra o dall’insegnamento del Karate. Poter aiutare, in caso di necessità, con consapevolezza, chi può avere difficoltà serie – senza “andare oltre” ovvero senza aspettare che qualcun altro corra in aiuto – è una qualità alta che ci fa persone migliori, nel pieno rispetto del “karate jinkaku kansei ni tsutomuru koto” (prima di tutto cerca di migliorare il carattere).