11.03.2021 Si commemorano oggi dieci anni da quando uno tsunami e il conseguente disastro nucleare devatarono Fukushima.
11.03.2021 Si commemorano oggi dieci anni da quando uno tsunami e il conseguente disastro nucleare devatarono Fukushima e tutta la regione giapponese causando quasi 20.000 vittime.
Nel n. 21 di “KarateDo” edizione cartacea, nell’editoriale scrivemmo dell’accaduto, ma notiamo come ci siano molte affinità anche con l’attualità dolorosa dell’anno in corso.
“Non scordare:
noi camminiamo sopra l’inferno,
guardando i fiori.”
Kobayashi Issa (1763-1828)
«Cari lettori,
non si può dire che l’uscita di questo primo numero di KARATE DO del 2011 trovi un clima piacevole: nel tempo di un solo trimestre moltissime vite umane, vicine o lontane da noi, sono state inaspettatamente sconvolte.
Oltre ai rumori di guerra, che scuotono il Mediterraneo e che hanno tolto tanti veli ipocriti, sia ai Paesi nordafricani e mediorientali sia poi a quelli occidentali, anche le onde dello tsunami del Pacifico non cessano di riverberare il loro mortifero danno mettendo, a loro volta, a nudo le profonde paure di un’umanità dimentica, troppo spesso e a lungo, dei significati profondi della vita e del senso del suo stesso destino. Ai quali siamo tutti, invece, bruscamente riportati dalle cronache, dove il dolore del popolo giapponese trionfa (di fronte ai nostri beceri e quotidiani strepiti da “italietta”), cocon la forza di un laborioso silenzio, colmo di angoscia e coraggio. Quest’ultimo sostantivo significa “avere cuore” (dal provenzale coratge, dal latino coraticum, dal popolare cor), a rammentarci che serve un cuore saldo per affrontare dignitosamente i drammi da cui nessuno è esente nel corso dell’esistenza.
E ricordiamo qui, tra quelli che purtroppo ci toccano più in prossimità, anche la scomparsa del M° Enrico Visintin, che collaborò con noi dal Friuli Venezia Giulia, e del quale conserviamo amabile ricordo. A tutti i suoi cari ed ai suoi amici va l’affetto della nostra redazione.
Coraggio… cuore… alla luce di queste, a volte, desuete parole, ci può essere il rischio che leggendo i nostri articoli sportivi, le rubriche di benessere, gli approfondimenti, si avverta in questi momenti un senso di fastidio, di distacco. Il dolore ha la capacità di azzerare repentinamente la scala delle nostre priorità, svuotando apparentemente di senso ogni cosa. La depressione per gli scenari che ci circondano o ci coinvolgono, non deve soggiornare però troppo a lungo nel nostro cuore. Esso deve ritornare a essere la radice del coraggio che sa guardare avanti e che nella bellezza trova ragione del suo cammino, della sua via… del DO.
Come sempre, nelle nostre pagine ci sono articoli che interrogano, Maestri che discutono, che istruiscono, esempi che intessono trame di valore. Tutto questo non crediamo sia effimero, inutile. Pensiamo invece sia indispensabile per le nostre coscienze, per capire che facciamo qualcosa, nel nostro caso una pratica, con consapevolezza, con animo in ricerca, stando presenti a noi stessi, con la speranza che, almeno un po’ di ciò che contraddistingue così fortemente il popolo giapponese, possa essere intuito anche nel nostro karate. Forse è rintracciabile qui il senso della definizione di tradizionale che ricorre in molti degli interventi che troverete nella nostra rivista. Oss.»