Presenza mentale e consapevolezza del corpo sono la via regale per l’espansione di tutte le nostre capacità.
Presenza mentale e consapevolezza del corpo sono la via regale per l’espansione di tutte le nostre capacità.
Vi racconto una storia… Un po’ di anni fa ero a Rishikesh, città sacra del nord dell’India, in Himalaya. Stavo partecipando a un corso Yoga ed ero vicino di casa di una caserma di Gurkha, i temibili guerrieri nepalesi armati del micidiale Kukri, il coltello a lama ricurva. Ogni mattina mi svegliavo con loro al suono della loro tromba, abbastanza di buon’ora. Nel loro addestramento quotidiano era prevista proprio una lezione di Yoga, poi arti marziali e, molto frequentemente, li osservavo correre in gruppi più o meno grandi.
Mi regalavo un “buongiorno” andando a correre anch’io, lungo uno dei sentieri che seguono il Gange. Le mattine di aprile cominciano a essere calde solo verso le ore 10, perciò, correre da soli, al fresco, circondati solo dalla natura, è un’emozione indescrivibile a parole. Bisogna esserci stati e aver vissuto quei luoghi.
Nulla sfugge all’attenzione della mente e dei sensi.
Aveva la mia stessa abitudine uno degli allievi Gurkha. Ci incontravamo spesso sullo stesso percorso e dopo un paio di volte la sua curiosità fece scattare le domande e da lì ci trovammo poi a correre sempre insieme. Fu sempre lui, durante una delle nostre conversazioni a circa 12 chilometri orari, a dirmi che non stavamo correndo da soli. Al di là di quel che un “mistico” lettore potrebbe pensare, la verità è che il mio amico nepalese si stava riferendo agli occhi che, dalla foresta, ci stavano osservando: scimmie, elefanti, qualche puma. Tendenzialmente tutti pericolosi, se avvertono come una minaccia qualsiasi essere vivente che passi per il loro territorio. Ho visto addirittura un elefante a Rishikesh fermare il traffico per due ore perché infastidito dalle auto: voleva attraversare la città per la strada più breve e aveva deciso di farlo proprio passandoci attraverso.
Quel pensiero, quell’avvertimento, la prima volta mi fecero alzare l’attenzione a un livello molto elevato: stavo correndo tranquillo e avrei potuto essere morso da una scimmia o inseguito da un gattone selvatico. Come conseguenza feci una corsa con i sensi elevati e aperti al massimo: orecchie, fiuto, vista erano attivati come mai mi era accaduto. Addirittura mi sembrava di sentire il gusto della polvere e il profumo dell’acqua che scorreva poco distante.
Ho immaginato che siano quelle le sensazioni che provano gli animali, i quali sono perfettamente integrati nell’ambiente. Nulla sfugge all’attenzione della mente e dei sensi. Allo stesso modo, però, anche il corpo rispondeva che era una meraviglia: le gambe, le braccia, il respiro. Era come se tutto fosse perfettamente integrato e a ritmo. Non c’era fatica, ma solo una perfetta combinazione di movimento, respiro e sensazioni. I pensieri erano totalmente assenti, la dopamina e le endorfine stavano facendo gli straordinari nel cervello.
La stessa memoria di quel momento mi è rimasta impressa. Posso chiudere gli occhi e ricreare in qualsiasi momento quelle sensazioni. Sentire nuovamente rumori e profumi come li ho assorbiti nei quaranta minuti di quella corsa completamente fuori dal senso del tempo.
Ho compreso in quel momento che cosa sia la concentrazione, che cosa significhino presenza mentale e consapevolezza del corpo.
Successivamente, anche nei miei studi universitari di psicologia, ho appreso le nozioni del Flow, la trance dell’atleta. Una serie di condizioni ottimali dal punto di vista mentale, emotivo e fisico che riducono la fatica e portano le performance personali a livelli incredibili. Quello che posso dire è che in quell’occasione ho sperimentato un super-flow, una trance di iper livello. Non c’era estraniazione, ma massima e totale integrazione.
Quando pratichiamo con consapevolezza e attenzione un’arte marziale o lo Yoga che, per loro natura intrinseca, portano mente-corpo-emozioni a livelli sempre più completi di integrazione, abbiamo un buon assaggio di quello che ho descritto. Le arti marziali e lo Yoga sono efficaci nel trattamento di traumi o di sindrome post traumatica da stress proprio per questa efficace interazione di elementi esterni ed interni a noi.
Immaginate un vetro che va in frantumi e che a terra rimangano solo dei cocci. Questa è la sensazione di vittime di violenze o incidenti. Qualunque tentativo, che sia solo cognitivo, cioè mentale, di rimettere insieme i pezzi, lo fa, ma è come se la lastra rimanesse fragile, i segni di rottura rimanessero ben visibili o addirittura certi pezzi non tornassero a posto.
Le arti marziali e lo Yoga permettono invece di ricostruire quella lastra in maniera completa, rimettendo a posto ogni singolo frammento e, anzi, sfruttando il trauma per renderla più forte e resiliente.
Non occorre avere subìto delle violenze per avvertire dentro di noi sensazioni di inadeguatezza o malessere. Fa tutto parte del grande gioco della vita in cui siamo attori, comparse e spettatori. Contemporaneamente.
…in quell’occasione ho sperimentato un super-flow, una trance di iper livello.
Arti marziali e Yoga riescono però ad arrivare in profondità e a sanare tutte le fratture, grandi e piccole, che ciascuno di noi si porta dentro. E che il corpo non nasconde. Anzi. Contratture, crampi, dolori, fastidi: sono nient’altro che il corpo che dà voce agli stati più profondi e sottili del nostro essere.
Così come ho imparato cosa sono la consapevolezza, la percezione, il massimo della sensibilità in quella corsa, così cerco di riproporle in ogni mia sessione personale di Yoga. Certo, anche quando insegno, aiuto le persone a entrare profondamente in questo mood e a imparare ad ascoltare tutte le voci che scorrono dentro il corpo, ma fondamentale è che il primo che cerca di prestarvi attenzione sia io stesso.
Quando si comprende questo, provandolo e sperimentandolo, si sciolgono anche le nostre insicurezze, perché non ci vediamo più piccoli e isolati in una foresta, ma un tutt’uno con essa.