Noi istruttori continuiamo a seguire le lezioni del corso FIKTA per raggiungere la meta della qualifica.
A cura di Grazia Bruni
Come l’acqua di un fiume scorre imperterrita cercando la strada per sfociare al mare, così noi istruttori continuiamo a seguire le lezioni del corso per raggiungere la meta della qualifica. Inutile negarlo, le difficoltà restano e la voglia di rivedersi è tanta, ma andiamo avanti.
Si sono tenute altre due lezioni, una pratica e una teorica, lezioni fondamentali per degli aspiranti istruttori e maestri FIKTA. Continuiamo a sottolineare l’importanza di poter svolgere le attività in presenza, la necessità oggettiva di allenarsi insieme e in un dojo, ma, purtroppo, e chissà per quanto ancora, non è possibile, pertanto non molliamo la presa.
I maestri stanno diventando sempre più “esperti” di piattaforme digitali, gli allievi sempre più organizzati nelle proprie abitazioni.
Durante la lezione del 13 dicembre 2020 il M° Giordano ha affrontato le tecniche kihon di IV dan: 18 combinazioni più 5 tecniche di calci.
Ha fatto notare come in un allenamento non sia importante il numero di tecniche, ma le possibili e quasi infinite combinazioni che con queste si possono creare. Ed è proprio questa la maestria di un karateka. Cambiare direzione e modificare i tempi di esecuzione, come nella musica: sette note, ma infinite possibilità sinfoniche.
Le lezioni dei maestri non sono mai scollegate tra loro, infatti, il M° Giusti, sull’onda dei suoi colleghi, ha affrontato una lezione di collegamento illustrato come da un’azione di kihon si possa arrivare a un jiyu kumite, spiegando come, per arrivare a questo, sia necessario avere un’ottima conoscenza delle combinazioni dei kihon. Queste vanno eseguite senza pensare alla tecnica in sé per sé, ma solo alla pura esecuzione, perdendo la rigidità e la stabilità del kihon e acquisendo la fluidità e l’agilità del kumite.
Alla pratica si accompagna sempre della buona teoria, in quanto è fondamentale sapere cosa ci porta a essere quelli che siamo.
Con il M° Fugazza abbiamo studiato, sviscerandolo in tutte le sue parti, il kata Meikyo, bellissimo kata spesso sottovalutato.
Alla pratica si accompagna sempre della buona teoria, in quanto è fondamentale sapere cosa ci porta a essere quelli che siamo, a scoprire la nostra evoluzione e la nostra storia.
Grazie al M° Puricelli, sempre pronto a raccontare, abbiamo approfondito la storia del karate, delle famiglie che l’hanno reso grande e l’evoluzione avuta nel tempo. Perché ogni disciplina, come ogni uomo, ha bisogno di evolversi, di crescere e di mutare, ed è dovere di chi si appresta a insegnare conoscere tutto quello che c’è stato prima. Non è facile entrare nella storia, soprattutto per chi ha molta più dimestichezza con “il fare” piuttosto che con “il sapere”.
Infine, ma non meno importante, vi è anche la questione del conoscere come funzioniamo. Non basta saper guidare una macchina è importante anche capire cosa le permette di mettersi in moto, di muoversi, come funziona il suo motore e da cosa è composto. Certo, non siamo meccanici, ma semplici automobilisti per cui ci basta conoscere l’A, B, C, ed è per questo che nell’ultima lezione il M° Giordano ha affrontato il tema dell’equilibrio, una componente fondamentale, non solo per uno sportivo, ma per chiunque sia in grado di mantenersi in piedi su due gambe. Sapere in cosa consiste, quale parte del nostro corpo ne gestisce il funzionamento e quali strategie di comportamento attuare per facilitarne il miglioramento. In questo caso sono stati presentati dei semplici esercizi per allenare “il corpo ad andar d’accordo con la mente”. E così, in questo nuovo “equilibrio” continuiamo il nostro cammino.