Il karate tradizionale sfonda le barriere del web: centinaia i partecipanti allo stage gratuito della Fikta diretto dal M° Carlo Fugazza.
Che il tradizionale si scoprisse anche digitale non era così scontato, ma che tecnici e cinture nere della Fikta, la federazione del tradizionale di Seinsei Hiroshi Shirai, partecipassero così numerosi al richiamo della “via della mano vuota” era prevedibile.
Sono volate letteralmente le tre ore di stage nazionale della Fikta, che si è svolto domenica 29 novembre scorso per la prima volta da remoto su piattaforma Zoom e in streaming su Youtube, con l’abile regia tecnica dell’istruttore Massimo Zunino da Milano, diretto magistralmente dal M° Carlo Fugazza, cintura nera 8° dan e presidente della commissione tecnica nazionale della Fikta, coadiuvato dai maestri e allenatori delle squadre nazionali Pasquale Acri e Silvio Campari.
Il percorso da poco iniziato con la Fijlkam stessa, si configura a medio-lungo termine…
Al presidente della FIKTA, M° Gabriele Achilli, l’onore di introdurre la mattinata di stage: “Cari amici, in questo momento di emergenza che stiamo vivendo, la Fikta e la Commissione Tecnica Nazionale, stanno facendo il massimo per continuare a riproporre i valori della propria pratica del karate tradizionale nell’auspicio di poterci incontrare di persona al più presto. Siamo lieti di sapere che le attività delle società a livello locale e regionale proseguono diligentemente on line, nel rispetto nelle norme che impongono alle palestre di rimanere ancora chiuse. In questo il Consiglio di Presidenza vi è vicino come di consueto per raccogliere qualsiasi problema o suggerimento costruttivo, ma permettetemi di ricordarvi caldamente l’invito al rinnovo del tesseramento alla Fikta e all’Isi quale unica fonte di energia per la scuola del maestro Hiroshi Shirai, linfa che andrà a sostenere gli allenamenti e le trasferte dei giovani, delle nazionali, ma anche l’immagine Federale e dell’istituto. Tutti ci guardano con benevolenza e come esempio di serietà di vita e di stile. Costruttivo il rapporto che abbiamo intrapreso con la Fijlkam, nelle persone del presidente Domenico Falcone e del vice presidente del settore karate Sergio Donati, a cui cederò a breve la parola. Il percorso da poco iniziato con la Fijlkam stessa, si configura a medio-lungo termine, sicuramente vincente per le attività di entrambe le federazioni e del karate in Italia e coinvolgerà in particolar modo gli amatori dai 14 ai 100 anni. Desidero vivamente ringraziare tutti i tecnici e gli iscritti allo stage di oggi, i docenti M° Carlo Fugazza, presidente della commissione tecnica nazionale, l’allenatore della squadra nazionale di kata M° Pasquale Acri e l’allenatore delle nazionali di kumite M° Silvio Campari. Un particolare ringraziamento anche al nostro “regista” di oggi l’istruttore Massimo Zunino che ci coordina in questo collegamento. Prima di dirvi ‘buon lavoro’, permettetemi di esprimere a tutti voi e alle vostre famiglie un caloroso augurio di Buon Natale. Vi lascio con un pensiero, il quinto dei 20 principi del karate del maestro Gichin Funakoshi che dice ‘lo spirito viene prima della tecnica’ OSS!”.
Il consigliere nazionale e vicepresidente nazionale del settore karate della Fijlkam M° Sergio Donati ha portato anche i saluti della sua federazione oltre a ringraziare per l’invito il presidente Achilli e tutto lo staff della Fikta: “Devo sottolineare l’importanza di questi appuntamenti che vengono fatti su piattaforme on line: purtroppo è quello che in questo momento possiamo e dobbiamo fare per tenere aperta l’attività. Anche noi abbiamo fatto diversi appuntamenti on line in questi mesi e ne avremo altri cinque da qui a fine dicembre, perché vogliamo continuare a fare karate. Credo che questo sia il sistema per arrivare a un gennaio dove si potrà riprendere i nostri allenamenti con forza e vigore, affrontando questo nuovo quadriennio in maniera positiva e dove tutti potremo lavorare per un karate italiano migliore, così anche per un karate mondiale migliore. Non ci dimentichiamo che come Italia grazie al contributo fondamentale che ha dato il maestro Shirai e ai risultati sportivi che anche noi abbiamo conseguito a livello mondiale, siamo una scuola importante, fondamentale, su cui molti puntano gli occhi per imparare, per vedere come ci organizziamo e quello che stiamo facendo. Il progetto “amatori” darà sicuramente alle nostre federazioni ancora di più peso a livello internazionale perché stiamo facendo un lavoro di grande qualità, un lavoro scientifico che a mio parere sarà proprio un format fondamentale per poter trattare quel gruppo importante di karateka che, come diceva il Presidente Achilli, vanno da 0 a 100 anni. Mi onoro di essere stato qui presente con voi”.
Non poteva mancare all’appuntamento con il karate tradizionale targato Fikta l’editore di Samurai Giacomo Spartaco Bertoletti che ha salutato i partecipanti con il carisma che gli compete e a cui, in questi giorni, è stata conferita la Stella d’Oro Coni per meriti sportivi. “Sono nove mesi che le attività produttive delle palestre, dei club e dei dojo sono ferme. Lo spirito che lega le maestranze federali tutte, dal Presidente Achilli al segretario generale Perlati, con la base vengono espresse in queste iniziative promozionali molto importanti. La collaborazione con la Fijlkam nella persona del suo presidente di settore Sergio Donati, verso il suo terzo mandato federale, garantiscono il potenziale tecnico e umano della scuola del maestro Shirai. Guardiamo al futuro con speranza e con quella dignità che è sempre stata espressa con anni di pratica di karate, dal 1965 a oggi”.
… grazie al contributo fondamentale che ha dato il M° Shirai e ai risultati sportivi che anche noi abbiamo conseguito a livello mondiale, siamo una scuola importante
Dopo i saluti di rito inizia la sessione di allenamento: tre ore dove le cinture nere, dal grado minimo di primo dan, provenienti da tutta Italia con la partecipazione anche degli amici della Fijlkam, invitati per l’occasione a prendere parte all’allenamento trasmesso anche sul canale Youtube della Fikta, si sono allenati a un ritmo serrato nelle tre specialità di kihon, kata e kumite.
Nella prima parte di esercizi di kihon il maestro Pasquale Acri ha puntato il dito sullo schema delle parate del kihon di primo dan, ma al posto di usare la posizione di zenkutzu dachi ha usato kokutzu dachi, posizione che si usa molto meno in allenamento sia avanzando che indietreggiando. Per chi ha poco spazio ha usato anche il sistema di allenamento sul posto con un passo avanti e uno indietro. “Il programma è un ordine di tecniche che conosciamo bene: con una posizione diversa però dobbiamo stare attenti e se andiamo in automatico riproduciamo quello che già conosciamo. Stiamo facendo kihon, quindi, dobbiamo cercare di fare la cosa più difficile, quella che ci riesce più difficile per rendere poi facile la successiva fase veloce, ovvero, quando eseguiremo le tecniche alla massima velocità”.
Grande energia anche per la parte del kumite, dove il maestro Silvio Campari ha potuto mettere in pratica la sua esperienza di allenatore delle nazionali di kumite, insieme a quella maturata in tutti questi mesi di lezioni on line, e dove non è solo la tecnica a fare la differenza avendo il filtro dello schermo. “Abbiamo ripreso un po’ il lavoro fatto nello stage di agosto, allenando di più sulla tecnica e meno sugli spostamenti e sull’iniziativa dell’attacco dell’avversario in tre strategie diverse. La prima, go no sen, quindi parata e contrattacco, la seconda tai no sen colpire con il suo tempo, e per ultima sabaki o kawashi, cercando di schivare l’attacco dell’avversario. Come dico sempre ai ragazzi della nazionale, cercheremo di tenere una posizione comoda in modo da appoggiare bene le punte e non usare la forza delle spalle”.
Infine, il maestro Carlo Fugazza porta la sua grande esperienza, dove i tecnici e le cinture nere hanno potuto praticare insieme a lui i kata wankan e tekki sandan. “Lo faremo gradualmente in combinazioni semplici e poi uniremo il tutto nel kata, dividendo in tre parti le tecniche di braccia rimanendo in hachiji dachi e frontalmente e poi con gli spostamenti del kata”.
Tutto questo per far capire anche ai meno esperti la giusta esecuzione del kata wankan che letteralmente si può tradurre come “corona del re”. “Dobbiamo mantenere il livello delle anche, con forza ed energia: diciamo che il kata wankan, da uno sguardo dall’esterno può sembrare facile, semplice, ma non è così. Vi inviterei, come ci esorta sempre il maestro Shirai, di non guardarlo dall’esterno, ma di entrare dentro al kata e farci permeare dal kata stesso, cercando di capire il linguaggio e cosa ci sta dicendo. Osservarlo dal di dentro e non solo in maniera superficiale: scoprirete con il tempo – chi è più esperto lo avrà già fatto – che contiene delle tecniche raffinate, di altissimo livello.”.
Dopo il kata wankan, il maestro Fugazza ha dato il via all’ultima parte dello stage tecnico Fikta con la spiegazione e la pratica del kata tekki sandan. “Provate a eseguirlo, anche per chi non lo conosce, non rinunciate anche se non riuscite a capire, perché ci vuole tempo: tutti abbiano fatto i nostri errori durante la pratica e dobbiamo affrontare anche le difficoltà in un momento particolare come questo che ci può aiutare a guardare in avanti sempre in modo positivo”.
Vi inviterei, come ci esorta sempre il M° Shirai, di non guardarlo dall’esterno, ma di entrare dentro al kata e farci permeare dal kata stesso.
Con Massimo Zunino, istruttore Nikamon e aspirante maestro Fikta, che nella mattinata di lezioni ha seguito sulla piattaforma Zoom tutti i collegamenti e gestito anche la diretta streaming, facciamo alcune riflessioni sulle attività che si svolgono di nuovo non in presenza, ma su piattaforme on line.
L’importanza della “regia” tecnica in un evento on line.
“Parlare di vera e propria ‘regia’ è eccessivo, diciamo che è più un’assistenza tecnica che prova a mitigare alcune problematiche legate agli strumenti utilizzati per far arrivare la lezione fino ai partecipanti. Dietro a ogni evento è importante prevedere delle soluzioni di backup, per questo cerchiamo sempre, almeno su quelli più importanti, di trasmettere da più palestre, così, nel caso vi sia un problema irrisolvibile, la lezione può continuare e comunque cerchiamo di avere a disposizione anche una strumentazione di scorta qualora qualcosa si guastasse improvvisamente. Inoltre, il vantaggio di avere qualcuno che si occupa di gestire la parte tecnica permette all’insegnante di potersi concentrare sulla lezione”.
Anche se siamo nell’era digitale non è semplice insegnare karate on line. Ci può raccontare la sua esperienza di istruttore?
“L’insegnante deve adattare la propria metodologia agli strumenti disponibili. In palestra quando correggo un allievo per me è fondamentale utilizzare il contatto: se ha il piede in posizione non corretta uso le mani per metterlo nel modo giusto; uso la voce per dare più o meno intensità, anche per far comprendere se l’impegno, soprattutto nei più giovani, è quello corretto. A distanza tutto questo non è possibile o è mediato dallo strumento. Dobbiamo tenere in considerazione che, anche quando dimostriamo una tecnica, a causa della risoluzione e delle dimensioni di telecamera e monitor i dettagli si perdono. L’immagine inoltre risulta appiattita, lo schermo la visualizza in modo bidimensionale, richiedendo uno sforzo ulteriore all’allievo per immaginare come ci muoviamo nello spazio reale. Anche la location e come ci vestiamo influisce tantissimo. Essere nel proprio salotto o in camera da letto non ha lo stesso effetto della palestra e non solo perché la persona è sola. Gli allievi più inesperti sono quelli più in difficoltà e anche quelli che fanno più fatica; per aiutarli è fondamentale semplificare il più possibile e molto gradualmente arrivare alla tecnica complessa. Non ho un corso di bambini, ma ho una figlia piccola che ha iniziato quest’anno e poco dopo ha dovuto accontentarsi delle lezioni on-line. Per lei (6 anni appena compiuti) e il suo insegnante credo questa modalità sia il massimo della difficoltà, perché ai bambini non basta solo la “tecnica”, serve il rapporto umano maestro-allievo con la possibilità di essere corretti non soltanto a parole; servono il contatto fisico e il confronto diretto con i compagni di corso, serve uno stimolo che questa didattica non è in grado di dare”.
Istruttore da una parte e genitore dall’altra di una bimba che sta muovendo i primi passi nel mondo del karate tradizionale. Di padre in figlia: trasmettere i valori della “via della mano vuota” a un giovane che è nativo digitale, una missione “possibile”?
“Non è sicuramente facile, ma è essenziale trasmettere questi valori. Sincerità, costanza, rispetto, autocontrollo servono ancora di più a un nativo digitale che troppo spesso li acquisisce attraverso uno strumento che li distorce. Oggi mediante i social vengono passati messaggi che indicano ai più giovani che è meglio “apparire” che non “essere”, che si deve avere “tutto subito” col minimo sforzo. Dietro a molte clip che vengono presentate e che sembrano situazioni improvvisate ci sono preparazione e attenzioni che vengono abilmente nascoste proprio per spingere a pensare che siano alla portata di tutti quando così non è. Penso sia importante che i nostri bambini e ragazzi possano sperimentare anche attraverso lo sport, quello sano, quello che richiede sacrificio, passione, resilienza e acquisire quei valori che possono farli diventare uomini e donne di domani”.
Essere nel proprio salotto o in camera da letto non ha lo stesso effetto della palestra e non solo perché la persona è sola
Si dice che in presenza è tutta un’altra cosa: ma chi come noi, maestri e istruttori, sta insegnando da marzo davanti a uno schermo ha scoperto di avere ancora tanto da imparare, ma anche tanto da dare proprio per la lontananza fisica dall’allievo. È corretta secondo lei questa riflessione?
“Sono assolutamente d’accordo. Credo che tutti noi stiamo smaniando per tornare ad allenarci in presenza, ma da questa esperienza portiamo a casa non solo un modo nuovo di praticare, ma anche una maggiore determinazione nel proseguire il cammino intrapreso. Quando si pratica assieme, l’energia che mettiamo ci viene restituita, è come se rimbalzasse sulle mura del Dojo e ritornasse verso di noi. Vediamo altri praticanti fare meglio di noi e siamo spinti anche noi a migliorare. Da ‘remoto’ questa energia è molto più debole e richiede al praticante maggiore impegno, non abbiamo i nostri compagni a sostenerci. Impariamo, a mio avviso, a chiedere di più a noi stessi: non ho il maestro a dirmi di stare basso, di tenere la mano o il piede in una determinata posizione, di usare kime nelle tecniche, devo imparare ad autocorreggermi ad ascoltare con attenzione. Sono tutte istruzioni che devo sapere gestire in autonomia. Anche per gli insegnanti è un nuovo modo di interagire, di spiegare, di trasferire la conoscenza. Dimostrando e assistendo a una tecnica in presenza si trasmette un numero di informazioni molto più elevato che a distanza, altrimenti non servirebbe frequentare un dojo, ma basterebbe guardare i video tutorial su qualche sito social. Con questa modalità i maestri hanno cercato e trovato un nuovo modo per insegnare e approfondire i passaggi, che richiede un impegno incredibile. Ogni passaggio deve essere spiegato con precisione senza trascurare i particolari, utilizzando nomi e termini corretti, imparando a gestire la propria presenza nel video”.