Non si può pervenire in cima alla montagna senza passare per vie difficili e scoscese, non giungere alla virtù senza che costi sforzi e fatiche.
Di Gaia Lucrezia Preti
Penso che la principale virtù di un karateka sia quella di riuscire sempre a seguire l’insegnamento dei propri maestri, meditare a lungo su di esso, saperlo interiorizzare, farlo proprio e sapere affrontare poi, con queste basi salde e profonde, gli avvenimenti piacevoli e spiacevoli che la vita ci riserva in ogni momento della nostra esistenza.
Come Maestri dobbiamo considerare non solo i nostri insegnanti di dojo, quelli con i quali abbiamo indossato il nostro primo karategi, con i quali abbiamo mosso i primi passi e i primi pugni, ma anche i maestri che ci hanno preceduto e che hanno contribuito con la loro opera a creare l’“imponente retaggio” della via del karate. I grandi pensatori cinesi e giapponesi che hanno saputo creare sistemi filosofici complessi che chi, come me, ha avuto l’occasione di partecipare o di aver partecipato in passato al corso per diventare istruttore e maestro, ha avuto modo di conoscere e approfondire.
In questo 2020, durante il periodo di lock-down, il Maestro Puricelli ha condiviso con i partecipanti al Corso di aspiranti istruttori e maestri una dispensa redatta apposta per l’occasione, dove esponeva in maniera approfondita e dettagliata come questi pensatori e maestri hanno influenzato profondamente le arti marziali, diventandone l’ossatura etica valoriale.
Ogni praticante karateka e, a maggior ragione un allievo del corso, ha alle spalle decenni di studio e pratica.
Per iniziare a descrivere l’esperienza di karateka e di allieva del Corso istruttori FIKTA 2019-2021 nel periodo della quarantena, ho scelto tre frasi che ritengo rappresentino al meglio il momento particolare e possano fungere da spunto a brevi riflessioni.
Ogni praticante karateka e, a maggior ragione un allievo del corso, ha alle spalle decenni di studio e pratica passati a provare e riprovare ogni tecnica, affinandone la forma e l’efficacia tramite il confronto con i propri compagni di palestra e con l’avversario più temibile e insidioso: se stessi, la propria inerzia alla fatica, al cambiamento, e ad abbandonare schemi consolidati.
Tutti noi abbiamo dovuto vivere e interiorizzare un cambiamento, passando dalle lezioni in “presenza” alla modalità virtuale, con collegamenti da remoto in piattaforma Zoom tali da permettere di mantenere una presenza collettiva e, sia pure in forme diverse, uno spirito di gruppo tra noi corsisti.
“Un uomo forte di carattere e sapienza trova sempre una strada, un uomo pigro e debole di pensiero trova sempre una scusa per non proseguire.” (Lao Tze).
Conseguenza logica di questo primo aforisma, riferito ancora al nostro periodo Covid-19 – che a un certo punto sembrava essere lo stop sine die per il nostro corso e per il karate in generale tale da buttare a mare fatiche e tempo –, è la seconda riflessione, sempre del fondatore del Taoismo:
“Il fallimento è il fondamento della riuscita”.
Ciò che a volte sembra essere la fine di tutto, il fallimento totale, è in realtà un fondamento di qualcosa di diverso, ma ugualmente forte – nel nostro caso un insegnamento e uno spirito di comunità –, forse anche più tenace che se non avessimo dovuto subire questa grossa avversità.
Confucio usa spesso l’immagine della quercia di montagna che, a differenza di quella di pianura, deve affrontare eventi meteorologici estremi, ma che se sopravvive (e noi come corso siamo sopravvissuti più che vitali) acquisisce una forza e una resistenza impensabili a un altro albero apparentemente più fortunato.
“La via del saggio è agire, ma non competere” (Lao Tze).
Così la lezione del 18 luglio dei Maestri Matsuyama e Benocci è stata dedicata rispettivamente a una spiegazione e a un approfondimento. Nella prima parte utilizzando termini della lingua giapponese che tutti noi usiamo quotidianamente nel dojo, di come si dividono i caratteri kanji, di come possiamo tradurre anche semplicemente i nostri nomi e, da madrelingua, l’esatta pronuncia dei fonemi e l’inquadramento di alcuni particolari ideogrammi all’interno della cultura nipponica. Mentre il secondo intervento è stato incentrato sullo studio della biomeccanica e l’applicazione di detti principi nella pratica del karate.
La lezione del 25 luglio dei Maestri Giordano e Puricelli è stata dedicata alla spiegazione e all’approfondimento delle capacità motorie, precedentemente affrontate in una lezione in “presenza”, usando il sussidio di slide ed esempi preparati e condivisi prima dal Maestro.
La seconda parte della lezione, invece, è stata riservata alla storia del karate, a come siamo arrivati alla disciplina che oggi tutti noi pratichiamo e di come queste fondamenta storiche si radichino, trovino applicazione e senso stesso in diverse religioni e filosofie orientali.
Collegamenti da remoto in piattaforma Zoom tali da permettere di mantenere una presenza collettiva.
Nell’esprimere un sincero ringraziamento a tutti i maestri del corso che ci stanno insegnando on-line, ringraziamento condiviso da tutti i corsisti, per concludere vorrei citare una frase di Confucio che rispecchia la nostra situazione ed esprime senza retorica o piaggeria la nostra gratitudine in questo particolare momento di emergenza sanitaria:
“Non si può pervenire in cima alla montagna senza passare per vie difficili e scoscese, non giungere alla virtù senza che costi sforzi e fatiche.
Ignorare la strada che si deve prendere, mettersi in cammino senza una guida capace e sicura è una volontà conscia di volersi smarrire e mettere in pericolo la propria vita e il proprio studio.”