Affiancare agli stage tradizionali anche allenamenti virtuali a distanza, può diventare un’opportunità, una svolta formativa, un modo per sentire forte il senso di comunità che la nostra federazione si prefigge.
“Nel karate non c’è differenza né distanza tra le persone, attraverso la pratica si crea un’unione emotiva e spirituale che unisce tutti i praticanti.” Un allievo del corso.
Scrivere è un piacere per l’anima e farlo per dare voce a mille pensieri rende l’impresa ardua, ma estremamente intrigante. Quello che le mie mani scriveranno è il pensiero degli aspiranti istruttori. Un gruppo di atleti accomunati da una grande passione, che rappresentano una nazione e che hanno deciso di essere una sola voce.
Cominciamo dal principio.
Tutto ebbe inizio quando in Italia arrivò il Covid-19, un virus pandemico che per un lungo e intenso periodo ci tenne separati, chiusi in casa e lontani dagli affetti. Il tempo sembrava essersi fermato, un fermo immagine delle nostre vite. Sembra strano, ma tutto è cambiato… la scuola, il lavoro, gli incontri e lo sport.
… arrivò il Covid-19, un virus pandemico che per un lungo e intenso periodo ci tenne separati, chiusi in casa e lontani.
Avevamo iniziato un percorso, eravamo pronti a viaggiare per partecipare a stage e lezioni e invece… ci siamo ritrovati in chat, abbiamo capito che dovevamo rivedere il nostro modo di fare Karate: il modo di fare, non il modo di essere. Siamo karateka e come tali siamo pronti a superare le difficoltà, ad affrontare a testa alta gli ostacoli, a cadere sette volte e a rialzarci otto, a combattere con le armi che abbiamo anche se non abbiamo armi.
Così, grazie allo studio costante dei nostri Maestri, ci siamo incontrati per il primo appuntamento on-line della storia della FIKTA. Domenica 7 giugno 2020, data che nessuno di noi dimenticherà, si è tenuto uno stage aperto a tutti i tesserati Fikta con il grado minimo di cintura marrone. Organizzato dal Comitato regionale della Lombardia, l’allenamento è stato condotto dai Maestri Carlo Fugazza e Alessandro Cardinale i quali, grazie all’uso della piattaforma Zoom, sono riusciti a trasmettere e a rendere accessibili insegnamenti di alto livello via web, coinvolgendo più di 350 atleti collegati da ogni parte d’Italia (alcuni anche dall’estero), i quali hanno trasformato i loro ambienti domestici in veri dojo, perché ogni luogo può essere dojo, l’importante infatti, non è il luogo in cui si pratica, ma lo spirito con cui lo si fa.
Abbiamo affrontato nel dettaglio e sotto tutti gli aspetti tecnici una sequenza di tecniche di riscaldamento, per passare poi, dal kihon di primo dan fino al kata Gojushiho sho. Ovviamente, come già sottolineato, è cambiato il modo di fare: non grandi spazi, non più folle di atleti, ma spazi domestici e una videocamera. Cercare di apprendere dai maestri attraverso un video è molto difficile, si è e ci si sente soli durante la pratica casalinga, nessuno ti corregge, nessuno ti guarda, la tua mente deve essere un tutt’uno con il tuo corpo, il principio dello Shin Gi Tai deve essere vissuto pienamente. La difficoltà maggiore è quella di allenare i kata sul posto o in linea (come avvenuto per Gojushiho sho), o allenare la mente al Kirikaeshi, tecnica che poco si utilizza in situazioni standard di allenamento, ma tutto questo ci fa scoprire la bellezza di poter far bene anche in spazi minimi.
Guardando in video è stato facile scoprire l’entusiasmo nelle espressioni di ciascun partecipante, siamo lontani geograficamente, ma uniti da una sola passione ed è questo il bello di uno stage on-line: l’accessibilità!
Quante volte avremmo voluto partecipare a lezioni tenute da maestri del calibro di Fugazza, ma non ci è stato possibile per via della troppa distanza che ci separa? Quanti atleti delle isole vorrebbero allenarsi più spesso in Lombardia, ma logisticamente è troppo oneroso? Questa è stata un’occasione per dimostrare che si può fare, che lo slogan “Distanti, ma vicini” può diventare un modo nuovo di vivere gli allenamenti. Affiancare agli stage tradizionali allenamenti virtuali a distanza, può diventare un’opportunità da tenere in considerazione, una svolta formativa che permetterebbe di raggiungere tanti praticanti, un modo per sentire forte il senso di comunità che la nostra federazione si prefigge di perseguire.
Ogni luogo può essere dojo, l’importante infatti, non è il luogo in cui si pratica, ma lo spirito con cui lo si fa.
Lo stage del 7 giugno, a cui sono poi seguiti altri appuntamenti, ha permesso anche a noi corsisti “aspiranti istruttori e maestri” di proseguire con il nostro percorso, offrendoci la possibilità di allenare non solo il nostro corpo, ma anche la nostra mente, ricercando così lo zanshin, una ricerca che spesso, quando si è in gruppo, viene meno, ma che invece è uno dei pilastri della nostra disciplina. Quale occasione migliore per capirne il senso profondo? Inoltre, solo vivendo un’esperienza la si può trasmettere ai futuri allievi o compagni di allenamento.
Stiamo vivendo tra le righe della storia, abbiamo il dovere morale di farci portatori di memorie e noi che siamo praticanti di un’arte marziale secolare, che si trasmette praticando, sappiamo bene quanto sia difficile coniugare la tradizione con il presente, ma si può fare. Prendere il buono che questa pandemia ci ha lasciato è doveroso, la pratica del Karate ci permette di andare oltre gli ostacoli e di fare di questi dei gradini di crescita.