Noi Maestri abbiamo il dovere di essere da esempio nel seguire i principi che sono alla base del Karate e che mai come ora sono necessari per la nostra società.
Maestro, ci racconta come si è avvicinato al karate?
Nel 1973 nel paese dove abitavo – Plello di Borgosesia in provincia di Vercelli – trovammo un volantino che pubblicizzava dei corsi di Karate che si tenevano a Borgosesia. Fummo subito colpiti dall’iniziativa e ci iscrivemmo in molti. Poi, rimanemmo in pochi. Personalmente ho avuto la fortuna di continuare la pratica e di poterlo fare, una volta conseguito il grado di istruttore, come professione.
Chi è stato il suo primo Maestro?
Quando entrai per la prima volta nel dojo vidi appesa una foto del Maestro Shirai e ne fui colpito. In seguito iniziai la lezione con il Maestro Barberis Roberto e ne fui entusiasta, uscii dalla palestra che ero felicissimo. Devo dire che anche se ho praticato con tanti Maestri, il punto di riferimento è sempre stato il Maestro Shirai.
Anche se ho praticato con tanti Maestri, il punto di riferimento è sempre stato il Maestro Shirai.
Che cosa ci può raccontare della sua esperienza agonistica?
Ho avuto la fortuna di praticare Karate agonistico e ho avuto molte soddisfazioni dalle competizioni, nazionali e internazionali. Prediligevo il Kumite e nel 1988 ho iniziato gli allenamenti con la squadra nazionale con il Maestro Scutaro. Nel 1994 a Treviso ho vinto il mio primo campionato mondiale e ho continuato fino al 2003 quando ho finito la carriera agonistica.
Nel frattempo seguivo come istruttore lo CSAK della Lombardia. Carica che ho poi lasciato quando nel 2008 sono diventato allenatore della Nazionale italiana di Kumite.
Un aneddoto che posso raccontare di quando ero agonista è un episodio che mi accadde proprio a Treviso per i Mondiali nel 1994, dopo che avevo già passato qualche turno delle eliminatorie. Dovevo incontrare un atleta giapponese (Izumia Seizo), per accedere alla fase finale, ed ero un po’ preoccupato; mentre cercavo la giusta concentrazione, mi stavo allenando e vidi appesi alle pareti del palazzetto dei disegni che avevano fatto i bambini delle scuole. Il mio sguardo cadde su di un disegno in cui c’era scritto “Sei qui per vincere il campionato del mondo!”. In quel momento cambiò tutto e mi sentii molto più sicuro.
Nella sua formazione personale vi sono altre esperienze che ritiene abbiano arricchito il suo “bagaglio marziale”?
Penso che qualsiasi esperienza possa arricchire il bagaglio personale, ma che alla fine uno debba scegliere quale sia la strada migliore per sé.
Quando ha conseguito la qualifica di maestro? Ricopre qualche incarico all’interno della FIKTA?
Nel 2003 ho conseguito la qualifica di maestro, come ho già accennato prima sono stato allenatore della squadra nazionale I.S.I. dal 2008 al 2015. Attualmente seguo il gruppo degli Azzurrabili e sono il Direttore Tecnico del Piemonte.
Che cosa l’ha motivata a percorrere anche la strada dell’insegnamento? Trova differenze tra i metodi con i quali lei ha appreso e quello che insegna oggi?
Quando nel 1985 il Maestro Fernando Giancola, col quale mi allenavo in Liguria dove mi trovavo in quel periodo, mi propose di tenere un corso di Karate in un paese bellissimo dell’entroterra Ligure (Dolceacqua), ero alle stelle e ho capito che quello sarebbe stato ciò che volevo fare.
Ora seguo tre palestre, due in Lombardia, a Lomazzo e Varese, e una in Piemonte a Borgomanero. Quando insegno il mio entusiasmo è sempre come la prima volta ed è questo che cerco di trasmettere.
Per quanto riguarda il metodo, noi Maestri (spero di condividere l’idea con i miei colleghi) tendiamo sempre a voler ottenere il massimo dai nostri allievi, per cercare di mettere in luce le migliori caratteristiche di ognuno, oggi come ieri.
Quali sono i capisaldi del suo insegnamento?
I principi che reggono la pratica sono ben sintetizzati nel Dojo Kun. Penso che i giovani sentano la necessità di trovare una guida e noi Maestri abbiamo il dovere di essere da esempio nel seguire questi principi che sono alla base del Karate e che mai come ora sono necessari per la nostra società.
Che cosa pensa abbia apportato la pratica del karate nella sua vita?
L’elenco che potrei stilare è abbastanza lungo…
Penso che il Karate mi abbia dato molte cose preziose e devo ancora scoprire tutti i benefici che ha apportato alla mia vita quotidiana.
Secondo lei, quali “valori aggiunti” ha oggi il karate del M° Shirai? Ritiene ci sia qualcosa che potrebbe essere maggiormente incentivato?
Il Maestro è la fonte dalla quale noi attingiamo ed è un patrimonio non solo per noi, ma anche per tutte le altre scuole. Per quanto riguarda i miglioramenti che possono essere apportati, sicuramente ce ne sono e la condivisione di idee, seguita da discussioni costruttive, può essere una fonte di miglioramento per tutti.
Durante l’emergenza sanitaria a causa del Covid-19 anche il mondo del karate ha maggiormente usufruito della comunicazione in Rete, lei l’ha utilizzata?
Devo dire che ero molto scettico, più che altro per la mia reticenza nell’usare il computer… Ma ho dovuto ammettere che mi è stato molto utile per portare avanti l’insegnamento con i miei allievi. Naturalmente, il contatto diretto e l’ambiente del dojo non credo possano essere eguagliati.
Mi auguro che il Karate diventi parte integrante nell’insegnamento scolastico.
Che cosa le piacerebbe per il futuro del karate?
Auspico che vi sia un progetto comune per portare avanti i principi di cui prima abbiamo parlato. Mi auguro che il Karate diventi parte integrante nell’insegnamento scolastico. Ora tanti Maestri hanno delle collaborazioni con le scuole, ma se entrasse a pieno titolo nel programma di studio, penso che potremmo dare un grande contributo al miglioramento della società in cui viviamo.
Quali sono i suoi progetti?
Continuare la pratica del Karate, poterlo trasmettere agli altri sempre con rinnovato entusiasmo e contribuire, come accennato prima, alla sua diffusione, proprio perché credo al beneficio che può apportare alla vita di ogni praticante.