Grazie alla sinergia tra psicoterapia e Karatedo, ecco come intervenire positivamente su un paziente anche con diagnosi di depressione.
Il presente lavoro parte dall’idea, divenuta progetto, di un intervento in team basato sulla triade psiche-soma-postura, unendo le professionalità di una psicologa e psicoterapeuta (cintura nera I Dan di Karate dott.ssa Tiziana Liguori) e di un Maestro di Karate e tecnico di ginnastica posturale (dott. Bonaventura de Felice), progetto che ha preso vita nel corso di Difesa Psicomarziale della ASD JISHINDO c/o San Vito di Montecorvino Pugliano (SA), corso dove il Karate Tradizionale, funzionalmente adeguato a seconda della necessità, diviene strumento facilitatore alla psicoterapia sistemico-relazionale. In questa occasione verrà preso come oggetto di trattazione lo studio dei muscoli Ileo e Psoas, la relazione tra stato emotivo e postura, e quali tecniche del Karate possono essere utilizzate a fini posturali per influire positivamente su un “paziente” con diagnosi di “depressione” (non trattato farmacologicamente) che, a margine di un percorso psicoterapeutico, frequenta il corso di Difesa Psicomarziale.
Ogni organismo è una totalità composta di parti interagenti tra di loro e tendenti all’equilibrio.
Lo studio parte, dunque, dalla considerazione che il Karate Tradizionale, in ottica sistemico-relazionale, può diventare uno strumento d’eccezione per lavorare sulla complessa relazione esistente dell’individuo con il proprio corpo e il proprio Sé emotivo, in quanto si presta alla valorizzazione dell’essere nello spazio con sé e gli altri, con il monitoraggio della postura, dei processi, dei movimenti e degli stati emotivi e, altresì, vengono assegnati compiti ed esercizi che stimolano sia la coesione sia l’aspetto individuale (attraverso lo studio delle tecniche, ma anche la conoscenza della terminologia specifica e della ritualità, la trasmissione dello spirito marziale e della sua filosofia divenendo ricerca interiore): l’esperienza formativa è un continuo interscambio di processi paralleli tra formazione/trasformazione, apprendimento/cambiamento, capire/sentire.
Cenni di psicologia sistemico-relazionale e depressione
Nella psicoterapia sistemico-relazionale il cosiddetto “approccio sistemico” si occupa di esplorare quella dimensione della coscienza in cui ogni fenomeno è parte di un sistema a cui è interconnesso e da cui dipende: ogni organismo è una totalità composta di parti interagenti tra di loro e tendenti all’equilibrio (Von Bertalanffy). Ne consegue che esiste un rapporto circolare tra le parti di un dato sistema, cosicché il cambiamento di una di queste provoca una modifica delle altre e, quindi, del suo intero. Tale assunto determina il passaggio dal vecchio metodo scientifico (fondato su una casualità di tipo lineare, fatto di rapporti causa-effetto tra variabili dipendenti), a uno nuovo basato su una causalità di tipo circolare, fatto cioè di interazioni reciproche tra le molteplici variabili, in cui causa ed effetto si influenzano reciprocamente.
Successivamente e/o in contemporanea è possibile, tramite un occhio esperto, prestare attenzione al corpo come “teatro” delle emozioni, primo strumento con cui entriamo in contatto con il mondo: la psiche e il soma non sono due entità separate, ma la complessa e unitaria espressione dell’organismo stesso. Sovente disturbi o disagi psicologi trovano espressione in manifestazioni di carattere somatico e, parallelamente, il nostro corpo spesso li racchiude nella sua postura e conseguentemente nei movimenti, come uno specchio del vissuto emotivo della persona.
La psiche e il soma non sono due entità separate, ma la complessa e unitaria espressione dell’organismo stesso.
Sulla base di quanto sopra accennato può essere valutato come un punto di partenza considerare la depressione come incapacità ad adattarsi a determinati eventi o cambiamenti che fa sì che un individuo si senta “schiacciato giù” (de-presso).
Altresì è utile sottolineare, come base di quanto si andrà a esplicitare, come la depressione non colpisca solo la “mente”, ma anche il corpo, facendo sperimentare e vivere una molteplicità di sintomi somatici. A volte alcuni pazienti tendono a comunicare poco i sintomi emotivi e affettivi (tristezza profonda e ideazioni negative), concentrandosi maggiormente su particolari sintomi somatici (stanchezza cronica, dolori diffusi, problemi gastro-intestinali). In alcuni casi pazienti affetti da depressione maggiore possono negare il disturbo dell’umore preoccupandosi solamente dei sintomi fisici, fino a manifestare veri e propri deliri ipocondriaci.
In casi di depressione molto profonda possiamo osservare un rallentamento generale della motricità del paziente (rallentamento psicomotorio), spalle chiuse, schiena curva, testa verso il basso.
Il trattamento della depressione si è prevalentemente concentrato sui farmaci e sulla psicoterapia e solo recentemente ha dedicato maggiore attenzione sugli effetti del movimento del corpo e della postura. Un recente studio ha esaminato come la postura del corpo durante il movimento influisca sul livello soggettivo di energia. Il professor Erik Peper e il suo team hanno scoperto che modificare la postura del corpo, assumendo una posizione più eretta, permette di migliorare sia l’umore sia il proprio livello di energia.
110 studenti universitari hanno valutato il loro livello di energia prima di fare una camminata: la consegna era quella di procedere per qualche minuto in una posizione rilassata e di proseguire poi saltellando. Dopo entrambi i tipi di movimento, rilassato e saltellante, gli studenti erano invitati nuovamente a valutare il loro livello di energia. Dopo la camminata rilassata, i partecipanti hanno sperimentato una diminuzione della loro energia personale, mentre dopo avere saltellato hanno sperimentato un aumento significativo di energia. Nella seconda parte del test venivano valutati anche i sentimenti e sintomi legati alla depressione dopo i due tipi di camminata. Anche in questo caso gli studenti hanno riferito di sentirsi più depressi dopo la camminata rilassata, mentre lo erano decisamente meno quando saltellavano.
Il Karate Tradizionale, in tal senso, può essere strumento funzionale in grado di supportare l’operato dello psicoterapeuta.
In conclusione, cambiando posizione corporea, il livello di energia soggettivo può essere diminuito o aumentato. Anche nella cura della depressione quindi è bene ricordare che, insieme a interventi farmacologici e psicoterapici, elementari accorgimenti, come il semplice cambio di postura mentre si cammina, possono essere un valido supporto al miglioramento del tono dell’umore e del senso di energia personale.
Il Karate Tradizionale, in tal senso, può essere strumento funzionale in grado di supportare l’operato dello psicoterapeuta sistemico-relazionale con le dovute e opportune accortezze e accorgimenti e vedremo in seguito, almeno in parte, in che modo.
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