“Facendo quel nodo ripeto a me stessa che sono una karateka: il sacrificio per diventare istruttori sarà poca roba a confronto della soddisfazione di esserlo.”
Per me tutto inizia con un rituale: preparare il borsone avendo cura che ci sia tutto, viaggiare con qualunque mezzo e per qualunque distanza, varcare le porte di uno spogliatoio, trovare il mio “angolino” e cambiarmi. Togliere orecchini, bracciali, orologio (cosicché il tempo si fermi) e la fede. Indossare il karategi e, per concludere, fare il nodo alla mia cintura. Questo ultimo gesto non lo compio mai con superficialità, esso è per me una presa di consapevolezza di quanto sto per affrontare. Facendo quel nodo ripeto a me stessa che sono una karateka, la forza con cui lo stringo è la mia determinazione ad andare avanti, i lembi che scendono in modo uniforme da entrambi i lati mi rammentano lo Shin Gi Tai cioè l’equilibrio spirituale, tecnico e fisico, è così che il mio rito si conclude e mi accingo a varcare le porte del dojo.
Il Karate non è solo una sequenza di forme o l’applicazione di queste, è studio, è testa e cuore, pancia e intelletto.
Nei giorni 26 e 27 ottobre 2019 il dojo è stato la Polisportiva Nonantolana Bocciofila a Nonantola (MO), qui si è svolta la seconda full immersion del Corso istruttori 2019/2021, organizzata dalla FIKTA.
Le lezioni si sono tenute presso un centro polifunzionale che ha saputo accogliere al meglio gli aspiranti. La disponibilità e l’organizzazione emiliana non hanno eguali, oltre alla mensa è stata data anche la possibilità di dormire nel palazzetto. Questa può sembrare una sciocchezza, ma per chi dovrà affrontare due anni di viaggi e spostamenti è una gran cosa, anche perché il corso ha iscritti da tutte le regioni d’Italia, ma le attività si svolgono per lo più al nord e la nostra terra è davvero molto lunga, attraversarla non sempre è cosa semplice!
Per questo secondo incontro i ritmi sono stati serrati e le lezioni intensissime, due giorni in cui la fatica si è fatta sentire, ma poco importa, in quanto il sacrificio per diventare istruttori di Karate sarà poca roba a confronto della soddisfazione di esserlo.
Le lezioni sono state suddivise in mattutine e pomeridiane, teoriche e pratiche… già, non bisogna dimenticare che il Karate non è solo una sequenza di forme o l’applicazione di queste, è studio, è testa e cuore, pancia e intelletto.
La formazione, che deve essere a 360 gradi, avviene grazie a Maestri del calibro di Fugazza, Giordano, Giusti, Pesce e Achilli F. i quali insegnano a comprendere il peso di cui vogliamo farci carico e le responsabilità che un titolo conferisce, insegnano a essere, prima che istruttori, uomini e donne migliori. E quando arrivano le ramanzine lì per lì fanno male, perché è come ricevere un pugno nello stomaco senza essere pronti, ma noi siamo futuri istruttori e dobbiamo essere sempre pronti, per cui incassiamo, riflettiamo e ci rialziamo più consapevoli, più certi che quella intrapresa sia proprio la strada giusta.
…quando arrivano le ramanzine lì per lì fanno male, perché è come ricevere un pugno nello stomaco senza essere pronti.
Quello che già bisogna conoscere non è poca roba, i Maestri danno per certo che siamo a conoscenza di tecniche e programmi di cui, purtroppo (e mi metto una mano sulla coscienza) a volte deficitiamo e questo ci avvilisce, ma siamo consapevoli che la responsabilità è solo nostra. Allora “incassiamo” l’ennesimo colpo e pensiamo già a come poter fare per migliorarci, per essere meno impreparati al prossimo appuntamento.
Tutto ciò non è facile. Non è una passeggiata. “È una scalata a piedi e mani nude lungo un sentiero impervio, ma soltanto poter immaginare cosa ci sarà dopo ci dà il coraggio e la forza di andare avanti…”. Ma non prendiamoci in giro! Sappiamo benissimo che questa scalata durerà per tutta la nostra vita, sarà un ciclo infinito, un continuo andare avanti, un continuo cadere e rialzarsi, ma ogni volta saremo più consapevoli e il solo pensarlo rinfranca.
Essere istruttori vuol dire occuparsi anche delle relazioni con il pubblico, vuol dire avere competenze che apparentemente sembrano fuorvianti, ed ecco che il M° Federica Achilli è pronta e redarguirci sulle competenze giornalistiche, su come si redige, su cosa si deve dire e mostrare affinché la gente possa conoscere questo magnifico mondo del Karate.
Non dobbiamo dimenticare che il Karate è un’arte che viene da lontano e che porta con sé un bagaglio socio-culturale diametralmente opposto al nostro, per questo è giusto conoscerne le origini, capirne la tradizione e la storia. Saper pronunciare bene i termini tecnici è doveroso, com’è doveroso conoscere la loro traduzione. Sarebbe poco deontologico chiedere a un ipotetico allievo di difendersi con una parata bassa mostrando, di fatto, la zona del corpo a livello della testa… Per questo tipo di formazione c’è il M° Pesce che cerca di istruirci con le sue lezioni sulla linguistica giapponese.
Poi ci sono anche le famiglie, che supportano tutto questo ed è grazie a loro che possiamo crescere.
Altro si è fatto e si è detto, perché questo corso non consente solo di diventare istruttori, ma dà la possibilità di conoscersi, di scambiarsi idee e valori, di scoprire che dietro ogni nodo alla cintura c’è un essere umano che come te fa sacrifici per raggiungere i propri obiettivi.
Poi ci sono anche le famiglie che supportano tutto questo, è grazie a loro che possiamo crescere, migliorare e imparare a trasmettere la nostra passione a quanti decideranno di intraprendere il cammino del karate ed è così, con un grazie, che il corso si conclude e io sciolgo il nodo alla cintura, sentendomi viva e pronta per il prossimo appuntamento.