“Ricordo ancora che mandarono un gruppo di Maestri: Taiji Kase, Hirokazu Kanazawa, Keinosuke Enoeda e Hiroshi Shirai in Europa per promuovere il Karate…”
(In calce l’originale in inglese)
Come ha conosciuto il karate? Come mai, dopo aver iniziato con Judo e Ju-Jitsu, ha scelto il karate che ancora pratica e insegna?
A dodici anni andai in una palestra dove praticavano judo, vicino a casa mia a Liverpool, penso che la ragione non fosse altro che la curiosità. L’istruttore nominava spesso il Karate come una disciplina in cui si potevano far passare le dita attraverso un pezzo di legno e rompere i mattoni con il bordo esterno della mano… provate a immaginare che impressione fece a un dodicenne. Dopo circa un anno, venni a conoscenza di una palestra di Jiu Jitsu, sempre a Liverpool, così mi iscrissi. Ne fu subito molto interessato, perché ci allenavamo su mosse legate all’autodifesa ed eseguivano molti contrattacchi, chiamati Atemi-Waza. Ribadisco, immaginate il fascino che tutto ciò ebbe su un ragazzo. Penso che questa sia stata la motivazione per cui in seguito mi avvicinai al Karate.
Ricordo ancora che mandarono un gruppo di Maestri: Taiji Kase, Hirokazu Kanazawa, Keinosuke Enoeda e Hiroshi Shirai in Europa per promuovere il Karate.
Per alcuni anni ho fatto Jiu Jitsu e sono diventato cintura marrone; non esisteva un sistema di valutazione del club, infatti, l’istruttore Jack Britain ci dava i gradi di cintura quando riteneva fossimo migliorati.
A sedici anni, nel club che frequentavo, giravano voci su un’organizzazione di Karate a Londra la British Karate Federation. Li contattammo e portammo il capo istruttore Vernon Bell a Liverpool per farci conoscere il Karate. Decidemmo così di formare un club.
Ne fui affascinato fin dall’inizio e sono rimasto così per tutta la mia vita.
Com’è nata l’idea di fondare il mitico Red Triangle karate club? Cosa ricorda di quel periodo, com’era il karate praticato allora?
Il club è sorto in una stanza del Teatro David Lewis, vicino a Chinatown, a Liverpool, il pavimento era pieno di schegge e tutti gli studenti si rovinavano i piedi. Trovammo dei locali alternativi nella palestra dell’Harold House Jewish Youth Center, nell’area universitaria della città, che però, con il passare del tempo anch’esso divenne fatiscente e troppo costoso per noi.
Ci trasferimmo quindi in un edificio chiamato il Triangolo Rosso Y.M.C.A. [Centro giovani cristiani, ma accessibile a tutti, non solo cristiani n.d.r.] a Everton Road ed è da qui che abbiamo preso il nome.
Il triangolo rosso è il logo della YMCA.
È stato anche un grande onore incontrare Sensei Shirai a Treviso per i Campionati WSKA 2017.
Lei ha studiato con grandi Maestri, quali sono le immagini che più le sono rimaste impresse di ciascuno di loro?
Il primo Maestro con cui mi sono allenato, non molto tempo dopo aver iniziato il Karate, fu Tetsuji Murakami. Visse a Parigi e arrivò a Liverpool per fare dei corsi di formazione durante i fine settimana. Mi allenai con lui molte volte, anche durante i camp estivi della British Karate Federation a Chigwell, vicino a Londra. Ero assolutamente meravigliato da lui, perché era tremendamente veloce e forte, fu lui infatti che mi portò fino alla cintura marrone.
Nel 1965 ci avvicinammo alla JKA, a cui successivamente ci siamo affiliati. Ricordo ancora che mandarono un gruppo di Maestri: Taiji Kase, Hirokazu Kanazawa, Keinosuke Enoeda e Hiroshi Shirai in Europa per promuovere il Karate e vennero a Liverpool per fare una dimostrazione. Il nostro club, ebbe l’onore di coordinare la dimostrazione e ne fummo proprio entusiasti.
Da quel momento mi allenai regolarmente con loro e fummo molto fortunati ad avere Sensei Enoeda residente a Liverpool per oltre un anno. È stato un grande onore essermi allenato con tutti loro e li ringrazio profondamente per il loro contributo allo sviluppo del Karate in Europa. È stato anche un grande onore incontrare Sensei Shirai a Treviso per i Campionati WSKA 2017, mi sono allenato con lui per molti, molti anni nei Crystal Summer Course e l’ho trovato un grande istruttore e una persona molto cara.
Lei è stato un grande campione dello Shotokan (Dapprima cintura nera della KUGB e oggi 9° dan), sia nel kata, sia nel kumite; oggi è molto difficile che un atleta sia un campione in entrambe le specialità, perché gli atleti tendono a focalizzarsi solo in una di queste, lei cosa ne pensa? È una perdita per la “visione” del karate?
Se vuoi diventare un Karateka a tutto tondo, penso sia molto importante sviluppare tutte e tre le discipline di Kihon, Kata e Kumite. Deve essere studiato a livello intellettivo, analizzato profondamente, e abbinato a una preparazione atletica ad alta intensità.
Il karate nel suo complesso può aiutarti a prepararti alle sfide della vita e a farti capire che spesso il nemico principale da sconfiggere sei tu, te stesso, piuttosto che pensare di sconfiggere gli altri, spero che la metafora sia chiara.
Se vuoi diventare un Karateka a tutto tondo, penso sia molto importante sviluppare tutte e tre le discipline di Kihon, Kata e Kumite.
Se ti alleni in un club o in un’organizzazione che insegna solo kumite, generalmente svilupperai solo un atteggiamento sportivo.
Considero molto importante l’aspetto sportivo del Karate, ma così facendo si perde quella grande parte del Karate che non solo aiuta a migliorare il kumite, ma sviluppa anche molte altre potenzialità e valori.
Sono sempre molto impressionato dall’atteggiamento del tuo Paese nei confronti del Karate, come confermato dalla dimostrazione dei bambini al Campionato del Mondo WSKA 2017 in Italia che mostra i valori di Arte, Rispetto e Passione nel Karate.
Lei è stato, per molto tempo, presidente del KUGB (fu fondato nel 1966) la più grande associazione di karate in stile unico (Shotokan) nel Regno Unito. Qual è il suo segno distintivo, cosa non dovrebbe mai essere trascurato nel suo insegnamento?
Sono presidente del KUGB dal 1973, non che desiderassi questa posizione, ma molte persone, scontente della direzione – come d’altronde lo ero io –, me l’hanno richiesto. Insisto sul fatto che il karate viene sempre al primo posto e che lo studio costante insieme a un intenso allenamento fisico e mentale siano fondamentali per poter diventare un eccellente karateka.
In particolare lei, in qualità di insegnante, che cosa vuole trasmettere ai suoi allievi?
Per essere un valido istruttore devi comprendere bene come le persone apprendono e come riuscire ad applicare questi principi al tuo insegnamento. Devi anche avere una profonda conoscenza tecnica del Karate e trasmettere ai tuoi studenti l’importanza di sviluppare i fondamenti a livelli sempre più alti, com’è per lo sport e l’arte in generale; non ci sono segreti o scorciatoie nel Karate autentico.
Il karate insegna al praticante a portare tecniche molto forti e tale abilità deve essere bilanciata dai principi morali contenuti nel Dojokun.
Che cosa desidererebbe per il futuro del karate e a che cosa vorrebbe che il karate Shotokan non rinunciasse mai?
Vorrei che il karate venisse riconosciuto dalle autorità per il grande apporto valoriale che esso dà alla società. È estremamente importante scegliere attività per il proprio benessere e il karate Shotokan è un eccellente esempio del perseguimento per il miglioramento delle nostre condizioni di vita.
Il codice di condotta del Karate è una parte molto importante del Karate Shotokan, ti fa riflettere sul tuo comportamento e offre una guida di vita. Il karate insegna al praticante a portare tecniche molto forti e tale abilità deve essere bilanciata dai principi morali contenuti nel Dojokun. Ti fornisce un profondo insegnamento sui valori, nel perfezionamento, nella sincerità, nell’impegno, nell’etichetta e nell’autocontrollo.
La costante ricerca della perfezione della tecnica si espande a molti altri aspetti della vita e può migliorare il karateka in altri ambiti. L’assetto disciplinare positivo nel Karate Shotokan può anche aiutare le persone ad avere un comportamento etico nella vita quotidiana, il che è un beneficio per i bambini. Quindi, ritengo che non dovremmo mai scendere a compromessi per quanto riguarda il Dojokun e i principi morali su cui basiamo il nostro insegnamento.
È interessato all’entrata del karate alle Olimpiadi? Come guarda a questo evento?
Penso che sarebbe una buona cosa in quanto contribuirebbe a promuovere il Karate al grande pubblico, in grande stile. Credo che nei Giochi Olimpici del 2020 i concorrenti non rappresenteranno i loro paesi, ma rappresenteranno i loro continenti. Il fatto poi che non sia garantita la partecipazione permanente del Karate ai giochi futuri è un vero peccato.
Andy Sherry – Chairman of the KUGB
“They sent a group of instructors, Sensei’s Taiji Kase, Hirokazu Kanazawa, Keinosuke Enoeda and Hiroshi Shirai over to Europe to promote Karate…”.
How did you become interested in Karate? Why did you choose Karate after practising Judo and Ju-Jitsu, and remain dedicated until now?
I went along to a Judo club which was close to my home in Liverpool when I was twelve years old, I think the reason was no more than curiosity. The instructor often mentioned Karate as an activity in which you could drive your bare fingers through a piece of wood and break bricks with the edge of your hand; You can imagine the impression that these statements would have made on a twelve year old. After about a year, I heard that there was a Jiu Jitsu club, also in Liverpool, which I joined. I found it very interesting as we were practicing self defence related movements and they did a lot of counter strikes called Atemi-Waza.
They sent a group of instructors, Sensei’s Taiji Kase, Hirokazu Kanazawa, Keinosuke Enoeda and Hiroshi Shirai over to Europe to promote Karate.
Again you’ve got to imagine the fascination that this would have on a young boy. I think this was the background that later made me become so interested in Karate. I trained for a few years at Jiu Jitsu and advanced to brown belt; there was no grading system at the club and Jack Britain, the instructor, would award the students a new belt when he thought they were good enough.
When I was sixteen, word went around the club that there was a Karate Organisation in London called the British Karate Federation. We contacted them, brought the Chief Instructor, Vernon Bell, up to Liverpool to introduce us too Karate, and decided to form a club. I was fascinated from the start and have remained so throughout my life.
How did the idea of creating the legendary Red Triangle Karate Club come about? What do you remember of those days?
Well we first started the club in a room in the David Lewis Theatre, near to Chinatown in Liverpool, the floor was full of splinters and everyone kept damaging their feet. We quickly found alternative premises in the gymnasium of the Harold House Jewish Youth Centre in the university area of the city. This eventually became run down and was getting too expensive for us to run, so we moved to a building called the Red Triangle Y.M.C.A. in Everton Road and this is were the name came from. The Red Triangle is the logo of the YMCA.
You studied with great Masters, what are the images of them imprinted in your memory?
The first Master that I trained with, not long after starting Karate, was Tetsuji Murakami. He lived in Paris and came to Liverpool to conduct weekend training courses; I also trained with him many times at the British Karate Federation’s summer courses in Chigwell near to London. I was absolutely amazed by him, he was tremendously fast and strong and I was graded by him, over several years, to brown belt.
In 1965 we approached the Japan Karate Association to which we later affiliated. They sent a group of instructors, Sensei’s Taiji Kase, Hirokazu Kanazawa, Keinosuke Enoeda and Hiroshi Shirai over to Europe to promote Karate and they came to Liverpool to do a demonstration. Our club helped with the demonstration and we were all delighted to do so. Since that time I trained regularly with them and we were also very lucky to have Sensei Enoeda reside in Liverpool for over a year. It was a great honour to have trained with them all and I thank them deeply for their contribution to the development of Karate in Europe. It was also a great honour to meet Sensei Shirai whilst in Treviso for the WSKA Championships, I trained with him for many, many years on the Crystal Palace Summer Courses and found him to be a great instructor and a very nice person.
It was also a great honour to meet Sensei Shirai whilst in Treviso for the WSKA Championships 2017.
You have been a great Shotokan champion, in both kata and kumite (Britain’s first Shotokan black belt and today a 9th dan). Nowadays, it seems difficult for an athlete to be a champion in both disciplines; In fact competitors tend to focus only in one of them. What is your opinion about it? Is it a “loss” for the wide “vision” of karate?
If you are to become an all round Karate-Ka I think it is very important to develop all three Karate disciplines of Kihon, Kata and Kumite. It needs to be studied intellectually coupled with high intensity physical training. Karate as a whole can help to prepare you for life’s challenges and make you understand that often it’s you, yourself that may be the enemy who needs to be defeated rather than thinking of defeating others, I hope the metaphor is understood.
If you train in a club or organisation that only teaches kumite you will generally develop only a sporting attitude. I do consider the sporting aspect of Karate to be very important, but you will miss out on a vast area of Karate which not only helps to improve your Kumite but also develops many other abilities and values. I am always very impressed by your Country’s attitude to Karate as was shown by the children’s demonstration at the 2017 WSKA World Championship in Italy showing the values of Art, Passion and Respect in Karate.
You have been, for a long time, President of the KUGB (it was founded in 1966) the largest single-style (Shotokan) karate association in the UK. What is your hallmark, what should never be overlooked in your teaching?
I have been the Chairman of the KUGB since 1973, not that I wanted the position; I was requested by many senior people at the time who were unhappy with the direction of the organisation, as was I. I insist that Karate always comes first and that constant study together with intense physical and mental training is paramount to become an outstanding Karate-Ka.
You, specifically as an instructor, what is the main value you want to convey to your students?
To be an effective instructor you need to understand how people learn and how to apply those principles to your teaching. You also need to have a deep technical understanding of Karate and convey to your students the importance of developing the fundamentals to higher and higher levels, as it is in all arts and sports; there are no secrets or shortcuts in genuine Karate.
If you are to become an all round Karate-Ka I think it is very important to develop all three Karate disciplines of Kihon, Kata and Kumite.
What are your wishes for the future of karate and what would you like Karate Shotokan to never give up?
I wish that karate would be recognised by the authorities for the value that principled karate could bring to society. It is most important that we choose activities that are beneficial to our wellbeing and Shotokan Karate is an excellent example of a pursuit that contains many valuable benefits that can enhance our lives. Karate’s code of conduct is a very important part of Shotokan Karate it makes you think about your own behaviour and gives you guidance on how to conduct your life. Karate teaches the practitioner to deliver powerful techniques and that ability must be balanced by the moral standards that are contained in the Dojo Code; It gives you an extensive education in the values of Character improvement, Sincerity, Effort, Etiquette and Self Control. The continuous striving for technical perfection also generalises into many other aspects of life and can improve other activities that the Karateka may be involved in. The positive disciplinary structure in Shotokan Karate can also help people to behave well in their daily lives, which is particularly beneficial for children. So, I think that the Dojo Code, and the structured disciplined standards under which we conduct our training, should never be compromised.
Are you interested in karate debut at the Tokyo 2020 Olympic games? How do you look at this?
I think it would be a good thing in that it would help promote Karate to the general public in a big way. I believe that in the 2020 Olympic Games, competitors will not be representing their countries but representing their continents and that it is not assured of permanent participation in future games, which is a great shame.