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Asia Viviani

Asia Viviani

Il Karate mi ha insegnato tutto, ma vorrei sottolineare qualcosa che sento mi abbia dato in modo particolare, che è la resilienza.

NOME
Asia Viviani
LUOGO DI NASCITA
Verona
DATA DI NASCITA
6 marzo 1999
SPECIALITÀ
Kata
CLUB DOJO
Ki Dojo Verona

MEDAGLIERE

2014
– Tr. delle regioni: 2° kata ind. cad.
– Heart Cup: 3° kata ind. cad. / 2° kata sq. club
– Camp. It.: 4° kata ind. cad.

2015
– Tr. delle regioni: 1° kata ind. cad.
– Camp. It.: 1° kata ind. cad.

2016
– Tr. delle regioni: 1° kata ind. spe. / 4° kata sq.
– Heart Cup: 2° kata ind. spe. / 1° kata sq. club / 1° kata sq. rappresentativa
– Camp. It.: 1° kata ind. spe. / 4° kata sq.
– Coppa Shotokan: 2° kata ind. coppa shotokan

2017
– Tr. delle regioni: 1° kata ind. spe. / 2° kata sq.
– Tr. Masina: 3° kata sq.
– Camp. It.: 1° kata ind. spe. / 3° kata sq.
– WSKA: 2° kata ind. jun. / 1° kata sq. jun.
– ESKA: 3° kata sq. jun. / 4° kata sq. sen.

2018
– Tr. delle regioni: 2° kata ind. jun. / 3° kata sq.
– Heart Cup: 1° kata ind. jun. / 1° kata sq. club / 2° kata sq. rappresentativa
– Camp. It.: 1° kata ind. jun. / 2° kata sq.


Come e quando hai iniziato a praticare karate?
Ho iniziato a praticare Karate a sei anni, su scelta dei miei genitori, principalmente per darmi un’alternativa un po’ più “femminile” a un altro sport che mi sarebbe piaciuto fare, il calcio, e poi molti miei compagni di scuola facevano già Karate, a me piaceva guardare i film sul Karate, la palestra era vicino casa… e così per una serie un po’ casuale di motivi i miei genitori mi hanno indirizzata su questa strada.
Poi, anche mio fratello maggiore già praticava Karate e mi faceva piacere stargli vicino. E così è iniziato il mio percorso, che non ho mai più lasciato!

Il mio rapporto con il M° Frare non è così facile da descrivere a parole, è una guida veramente preziosa.— Asia Viviani

Quali sono stati i tuoi maestri e che tipo di rapporto hai con il maestro attuale?
Il primo Maestro, Marco Lanzarotto del Centro Studio Karate Shotokan, con il quale ho approcciato al Karate, mi ha dato e insegnato moltissimo e gli sarò sempre grata. Mi ha insegnato il rispetto fin da bambina, cosa che trovo molto importante e in generale mi ha dato davvero delle buone basi di crescita.
Ma a un certo punto del mio percorso ho sentito il bisogno di qualcosa in più.
Proprio in quel periodo di “ricerca”, nel corso di uno stage ho incontrato il Maestro Riccardo Frare del Ki Dojo Verona e, a quel punto, non ho più avuto dubbi… ho cambiato Dojo!
Questo è successo nel 2011 e sento che non avrei potuto fare scelta migliore.
Il mio rapporto con il M° Frare non è così facile da descrivere a parole, è una guida veramente preziosa, per me è come un secondo papà, è una figura sempre presente, sia nell’ambito del Karate, dal punto di vista tecnico e di preparazione, sia per quanto concerne l’ambito umano.
Dà tutto per noi. Come ho già detto, è complicato tramutare in parole ciò che il Maestro Frare è. Con lui ho ritrovato la gioia vera di praticare Karate, una nuova e accresciuta passione per ciò che faccio, mi ha insegnato a superare tante sfide, a trovare in me stessa il coraggio di affrontare le difficoltà, non solo sul piano tecnico o agonistico, ma anche sul piano personale.

C’è un motivo per cui hai scelto il Karate tradizionale?
È stato tutto assolutamente casuale, avendo iniziato a 6 anni, né i miei genitori né tantomeno io avevamo idea della specificità del percorso che avrei intrapreso.

Quando sei diventata agonista?
Ho fatto varie gare quando ero bambina, ma il percorso vero e proprio di agonista è iniziato grazie al M° Frare.
Nel 2014 ho fatto la mia prima gara da cadetta al Trofeo delle Regioni.

Dove e quanto ti alleni? Oltre agli allenamenti con la Nazionale, fai anche preparazione atletica?
Abitualmente mi alleno presso il Ki Dojo Verona, seguita dal M° Frare.
Svolgo quattro allenamenti a settimana, due insieme al gruppo agonisti del Ki Dojo, dove la pratica è incentrata sulla preparazione per le gare, quindi, sono davvero molto intensi e finalizzati; altri due li faccio assieme agli yudansha della scuola del M° Frare, è una pratica un po’ diversa, nel senso che si va al di là della tecnica o meglio, si entra dentro la tecnica per cogliere in qualche modo ciò che è “nascosto” e questo senza dubbio va ad arricchire il mio bagaglio di praticante e di agonista.
Una volta al mese svolgo anche gli allenamenti con la Nazionale presso la palestra Shotokan Yudanshakai a Milano con il M° Pasquale Acri.
Naturalmente c’è diversità fra i due ambienti in cui mi alleno, principalmente perché non vedo tutti i giorni i compagni con cui pratico a Milano, ma in questo c’è anche una sorta di ricchezza, perché c’è la possibilità di confrontarsi e accrescere vicendevolmente le proprie conoscenze.
Gli allenamenti con la Nazionale sono estremamente intensi, bisogna per tutto l’arco della giornata rimanere centrati e attivi perché durano parecchie ore, ma ciò che riporto a casa è comunque sempre un arricchimento del percorso che sto facendo e ne sono felice.
Al momento, non svolgo nessun tipo di attività in relazione alla preparazione atletica.

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Ho un bellissimo rapporto con i miei compagni di squadra, si è creata una speciale unione che va decisamente oltre gli allenamenti. Vedersi sostanzialmente tutti i giorni e praticare insieme ha fatto sì che siano nati dei legami indissolubili, profondi, che coltiviamo anche nel nostro tempo libero.
Alcuni dei miei compagni di squadra li conosco da sempre, siamo veramente come fratelli, ma provo la stessa sensazione anche con i compagni con cui ho iniziato a praticare negli ultimi anni. Sarà il Karate, sarà il Ki Dojo Verona, sarà il M° Frare… ma c’è qualcosa che unisce!
Il rapporto creato con i compagni della Nazionale è un po’ diverso, ma solo perché ci si vede meno spesso. In realtà sono stata accolta con molto calore dal gruppo della Yudanshakai e mi sono sentita fin da subito a mio agio, riuscendo a creare dei bei rapporti con i miei compagni “lontani” di allenamento! Ciò che veramente ho apprezzato è stata la gentilezza e la delicatezza nel seguirmi e nel darmi consigli, senza arroganza, ma d’altra parte si parla di persone che hanno il Karate nel cuore.
Credo che la Via del Karate Do, indipendentemente dal lato agonistico, ci dia una formazione e una ricchezza dal lato umano davvero preziosa, e di questo sono veramente grata.

Il tempo che dedichi agli allenamenti incide sui tuoi rapporti e nella vita privata? Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto praticare agonismo?
In generale il Karate mi ha dato, prima di tutto, una formazione globale come persona. È senza dubbio un arricchimento su tanti piani, nel corso degli anni mi ha permesso di superare tanti miei limiti, grazie anche alla guida dei Maestri che mi hanno seguita e che mi seguono tutt’ora.
Non sarei come sono oggi se non avessi fatto Karate e ho la certezza che mi abbia dato davvero tanto, e che ancora possa ricevere tanti insegnamenti importanti.
La pratica dell’agonismo mi ha creato delle difficoltà soprattutto nell’ambito scolastico, nel senso che talvolta non veniva compresa l’importanza che questo percorso aveva per me e quindi non era ben visto. Ma questo non mi ha fermata, anzi, è stato un motivo in più per me per credere nelle mie scelte e in ciò che facevo, dandomi la possibilità di dimostrare che potevo portare avanti con responsabilità sia la scuola sia il Karate. E così è stato!
Sicuramente il tempo libero ha risentito in qualche modo dei miei impegni sportivi, ma più che un problema per me, a volte lo è stato per chi mi frequentava e non capiva il mio rinunciare a certi tipi di divertimento per poter essere in forma per le gare.
In realtà ci sono molti modi per distrarsi e non rinuncio certo alla socialità e allo svago, ma lo faccio a modo mio, con coscienza e rispetto per il percorso che ho scelto e che porto avanti con serietà e grande passione.

Ciò che veramente ho apprezzato è stata la gentilezza e la delicatezza nel seguirmi e nel darmi consigli … d’altra parte si parla di persone che hanno il Karate nel cuore.— Asia Viviani

Lo scoglio personale su cui hai dovuto o devi ancora lavorare maggiormente?
La parte più difficile da gestire a livello emotivo è la tensione durante le gare, sento ancora di non riuscire spesso a esprimere in modo libero la tecnica nel corso delle competizioni. È qualcosa che percepisco e credo che venga sentito e visto anche da chi mi sta guardando.
Il timore è di non riuscire a esprimere ciò che sento mentre svolgo un determinato Kata, che non arrivi ciò che vorrei trasmettere.
Mi è anche capitato di vincere, ma di non essere soddisfatta di ciò che avevo trasmesso, perché secondo me era mancato qualcosa. O di perdere, ma di essere soddisfatta della libertà che sentivo di avere espresso.
Probabilmente quando smetterò di pensare, tutto andrà meglio!

Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
Credo che la cosa che mi caratterizza, e che mi dice sempre anche il M° Frare, sia la mia spinta mentale.
È una sorta di capacità di entrare in una particolare dimensione quando inizio a praticare e che non riesco bene a spiegare a parole… È un po’ come essere semplicemente dove sono, centrata e libera di esprimermi.

In quale specialità ti senti più preparata e che cosa ti permette di esprimere?
Mi sento più preparata nel Kata, in quanto è la specialità che porto avanti da quando ho iniziato il percorso agonistico.
Da piccina ho fatto anche gare di kumite, ma nel corso degli anni ho sentito la necessità di trovare una sorta di significato nel mio percorso di atleta e tramite il Kata sentivo e sento di potermi esprimere al meglio.
È una forma di espressione davvero intensa che, in maniera profonda e istintiva, sento davvero che in qualche modo mi appartiene, come una seconda pelle. Più che descrivere a parole, preferirei fare un Kata, per rendere l’idea e rispondere pienamente alla domanda!!

L’avversario (reale o psicologico) che temi maggiormente?
L’avversario più temibile è senza dubbio il timore di non riuscire a esprimere, durante una competizione, ciò che sento.
Non è tanto l’agitazione per chi mi guarda, per il pubblico, ma è più l’apprensione di deludere chi mi segue con dedizione, pazienza e sacrificio.

Cosa ti ha insegnato il Karate? Ti ha cambiata?
Il Karate, se posso dire, mi ha insegnato tutto, ma vorrei sottolineare qualcosa che sento mi abbia dato in modo particolare, che è la resilienza. Il fatto di “combattere” sempre, di avere la forza di proseguire nel cammino scelto, cercando di lasciar andare i pensieri, soprattutto nei momenti più difficili, reagendo con forza e decisione.
Si tratta di trovare una sorta di equilibrio fra i momenti piacevoli e quelli un po’ ostili, cosa che sicuramente darà buon esito nel percorso agonistico, ma anche nel corso della vita personale.

Qual è il momento o il ricordo più appagante e quello più spiacevole della tua carriera?
Il ricordo più appagante in un primo momento è stata la convocazione ai Mondiali 2017, qualcosa che sogni da sempre e all’improvviso arriva, e rimani quasi strabiliato. Poi, in realtà, il momento della vittoria a squadre, più di quella individuale, ha addirittura superato quello della convocazione. Il fatto di poter condividere una gioia così grande con le mie compagne di squadra, Beatrice Anghel e Beatrice Marmiroli, è stata davvero un’emozione indescrivibile che porterò sempre con me.
Quando è arrivata la comunicazione della vittoria, non ci potevamo credere! Eravamo incredule, sbalordite, anche un po’ impietrite, e non riuscivamo a dire niente, se non a guardarci negli occhi per poi abbracciarci con immensa felicità.
Spero di essere riuscita a rendere l’idea, ma a volte non ci son davvero parole per poter descrivere ciò che si prova.
Quello più spiacevole è sempre legato a questa competizione, perché mi sono infortunata qualche mese prima della gara e temevo che non sarei stata in grado di affrontarla o che non sarei riuscita a rimettermi in piena forma per l’incontro. Per fortuna grazie al M° Frare e al fisioterapista (!!) la mia condizione fisica e mentale si è riallineata in tempo per questo importante momento del mio percorso agonistico.

Utilizzi il web per informarti sul karate?
Senza dubbio il web al giorno d’oggi fornisce un sacco di spunti, seguo le gare (se non sono convocata!) e trovo interessanti questi canali.
Ho una preferenza per i praticanti giapponesi, che osservo con molta attenzione.

… trovare una sorta di equilibrio fra i momenti piacevoli e quelli un po’ ostili, cosa che sicuramente darà buon esito nel percorso agonistico, ma anche nel corso della vita personale.— Asia Viviani

Ti piacerebbe essere un’atleta professionista?
La prima risposta istintiva sarebbe un sì, ma riflettendoci un po’, forse avrei il timore che trasformando questa passione per il Karate in un lavoro, potrei perdere il fascino che trovo in questo cammino svolgendolo in maniera libera, anche se comunque impegnata nel percorso agonistico.
L’importante per me è continuare a praticare al Ki Dojo Verona con la preziosa guida del M° Frare, a questo non potrei proprio rinunciare.

Che cosa pensi dell’accesso del Karate alle Olimpiadi 2020?
Credo che sia una bella occasione per mettere finalmente in luce questa meravigliosa pratica, anche se penso dovrebbe esserci una distinzione fra Karate sportivo e Karate tradizionale.

Come immagini il tuo futuro?
Sono ancora molto giovane, quindi, al momento penso di portare avanti tutto il percorso agonistico fino alla massima età permessa.
Mi piace immaginare per il mio futuro tante competizioni, e tutto l’arricchimento che il Karate mi ha dato e sicuramente mi darà per tutta la vita.

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