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Sekiguchi Ryu Battojutsu – Una scuola tradizionale di spada dei Samurai

L’arte della spada ha molti punti di contatto con il karate ed è praticata anche da diversi karateka.

Il mio nome è Maurizio Colonna e sin da ragazzo mi sono interessato alle discipline orientali, specializzandomi nelle arti marziali tradizionali giapponesi. Da diversi anni faccio parte di un’antica scuola samurai nata circa 450 anni fa, la Sekiguchi Ryu Battojutsu, oggi sotto la guida del suo 17° caposcuola, il Maestro Toshiyasu Yamada. Il M° Yamada mi ha autorizzato all’insegnamento dello stile conferendomi la licenza Menkyo Chuden, nonché affidato il compito di rappresentare la scuola in Europa.
Ho scritto e pubblicato diversi libri dedicati alle discipline che pratico e insegno, tra cui “Il Cerchio Perfetto” che tratta proprio della Sekiguchi Ryu Battojutsu e, in generale, della formazione dei samurai nelle discipline marziali tradizionali (koryu bujutsu) tra il periodo Sengoku e l’era Tokugawa.

Tsujigiri, letteralmente “uccisione dietro l’angolo della strada”.

La Sekiguchi Ryu nasce proprio a cavallo dei due periodi [Sengoku e Tokugawa ndr], quasi a testimoniare i grandi cambiamenti a cui andò incontro il Giappone in quegli anni, naturalmente anche nell’ambito delle arti militari.
Il fondatore del Sekiguchi Ryu fu Sekiguchi Yorokuemon Ujimune (1598-1670), conosciuto maggiormente col nome di Sekiguchi Jushin. Egli apparteneva al clan Imagawa e sua zia era la moglie di Tokugawa Ieyasu. Di qui la stretta connessione con la famiglia degli Shogun. Jushin, e più tardi i suoi discendenti, svolsero la funzione di “Goryugi Shinan” a capo dell’Han di Kishu (attuale Prefettura di Wakayama), quali servitori di Tokugawa Yorinobu, figlio di Ieyasu.

Dopo la caduta di Imagawa a opera di Nobunaga, Jushin dedicò la sua vita alle arti marziali e sviluppò il proprio sistema: la Sekiguchi Ryu. Egli codificò la scuola come sistema di Jujutsu dopo aver appreso le tecniche del combattimento senz’armi da Chin Genpin (Chen Yuan Pin, 1587-1671), un maestro dei metodi cinesi di lotta (Kenpo), nonché ex dignitario della corte cinese, stabilitosi in Giappone intorno al 1638 per sfuggire alla dinastia Manchu.
Sekiguchi Jushin creò così il Jujutsu giapponese (uno dei proto-stili in realtà, assieme agli altri codificati dai vari allievi nipponici istruiti da Chin Genpin), ideandone il concetto fondamentale.
Il Battojutsu della Sekiguchi Ryu fu codificato in seguito da Sekiguchi Hachirouzaemon Sanechika (1636-1716) sistematizzando quanto previamente messo a punto dal padre Jushin.

Lo stile di scherma d’estrazione della Sekiguchi Ryu nasce nel periodo Tokugawa come adattamento a nuovi scenari e dinamiche di combattimento con la spada, non aventi più come sfondo il campo di battaglia e le zone rurali, ma le aree urbanizzate della città in via di sviluppo.
Come effetto dell’applicazione del “Sankin Kotai”, ovvero il sistema di residenza alternata dei nobili – per cui i Daimyo erano tenuti a rimanere ad anni alterni a Edo con il loro seguito –, accadde che le scuole marziali di tutto il paese furono radunate nello stesso luogo, nella persona dei maestri d’armi dei singoli feudatari, e ovviamente dei relativi praticanti affiliati.

… combattimento con la Katana inguainata e pronta all’impiego, definibile in generale come “scherma d’estrazione”.

I Samurai che avevano perso, nel tentativo di presa del castello di Edo alle dipendenze dei Tozama Daimyo (quei nobili che si sottomisero allo shogun Ieyasu Tokugawa dopo aver perso la battaglia di Sekigahara), vivevano gioco forza insieme agli ex-avversari, nella stessa cittadella.
In questo scenario i Samurai si trovarono in una posizione di vulnerabilità e caos, esposti a episodi di tsujigiri, letteralmente “uccisione dietro l’angolo della strada”, ovvero la pratica di sperimentare una nuova lama su un essere umano. Questa “usanza” in origine giustificava il disputarsi di un duello tra guerrieri, ma poi degenerò nel volgare assassinio sotto il pretesto della prova della lama. Erano tempi alquanto difficili, in cui si poteva facilmente cadere vittima di tsujigiri in nome di vecchie rivalità e risentimenti, semplicemente camminando per le strade o nei dintorni del castello. Di conseguenza molti guerrieri iniziarono a mettere a punto delle tecniche per difendersi in tali situazioni.

Nacquero e si sperimentarono tecniche per adeguarsi a tutte le condizioni di pericolo tipiche del nuovo scenario di conflitto “urbano”, mediante lo sfoderamento rapido: il Battojutsu.
Sekiguchi Jushin cercò di sviluppare la sua tecnica, includendo anche quelle di altre scuole. All’epoca dello Shogun Iemitsu (il terzo della dinastia Tokugawa) si tenevano molti confronti tra scuole di scherma e Jushin si presentava ai duelli praticando lo stile Batto (dello sguainare la spada). Solo in seguito, dopo aver fatto una sintesi di quanto creato dal padre, Sekiguchi Sanechika denominò il sistema “Sekiguchi Ryu Battojutsu”.
La Sekiguchi Ryu Battojutsu divenne uno degli stili di scherma favoriti dai Tokugawa. Anche Tokugawa Yoshimune, 8° Shogun, praticò lo stile conseguendo la licenza di Menkyo Kaiden. 

Lo stile ha nel proprio curriculum circa una decina di tecniche da seduti, per situazioni d’estrazione in ambiente chiuso, e altrettante per le estrazioni in piedi; si sfoderava di lato, verso l’alto, verso il basso, indietro, voltandosi, orizzontalmente, durante una prostrazione e così via.
Il Battojutsu come specializzazione del più generale Kenjutsu, la scherma propriamente detta, si basa sullo studio e il lavoro applicativo finalizzati all’analisi integrale delle fasi del combattimento con la Katana inguainata e pronta all’impiego, definibile in generale come “scherma d’estrazione”.
L’addestramento enfatizza l’esecuzione di 3 movimenti fondamentali:

  • estrarre rapidamente e correttamente la spada, 
  • colpire,  
  • riporre la spada nel fodero. 

Il risultato è l’acquisizione di una reale abilità di maneggio e taglio con la spada giapponese, non solo per fini estetici o dimostrativi.

La felice esecuzione di tali kata richiede una coscienza corporea senz’altro superiore.

I benefici dell’allenamento in questa disciplina sono tanti e non limitati all’abilità “fisica”. Tra questi emergono sicuramente il miglioramento della reattività psicofisica, della postura e della respirazione, inducendo uno stato di “attenzione rilassata” che allevia eventuali stati d’ansia e contrasta le condizioni di stress.
La spada giapponese dal punto di vista specificatamente “militare” è indiscutibilmente obsoleta, non tanto per l’efficacia in sé dell’arma, quanto per le ormai mutate modalità di combattimento che caratterizzano la cosiddetta “guerra moderna”.
Tuttavia sono rilevabili, alla luce di quanto testimoniato dai praticanti più avanzati di Sekiguchi Ryu Battojutsu, alcuni miglioramenti che si potrebbero definire “pratici”:

  • Miglioramento della percezione cinestetica. Ovvero quella capacità in cui il corpo è nel contempo soggetto e strumento dell’atto motorio. In kata della Sekiguchi Ryu come Nukiuchi Sen No o Nukiuchi Tobichigai (le prime due forme eseguite da seduti dello stile) il lavoro sulla percezione cinestetica entra nel suo massimo livello. La felice esecuzione di tali kata richiede una coscienza corporea senz’altro superiore dato che si attuano gesti e catene motorie molteplici nei piani verticale, orizzontale e laterale, anche in tempi sincopati e irregolari.
  • Miglioramento delle capacità di gestione di tempo, ritmo e spazio. Evidente soprattutto nell’applicazione pratica (bunkai) dei kata, quale contesto dinamico e non solo meccanico, tale capacità trova un emblematico campo operativo in Hidari Oshi Tobichigai, dove si deve anticipare (tempo) l’avversario usando la katana in una sorta di close quarter combat, adeguando la distanza e l’angolazione (spazio) fino a colpire definitivamente l’avversario ormai incapace di coordinarsi con le azioni (ritmo) di chi applica la tecnica.
  • Miglioramento della capacità decisionale. Che sia forma o applicazione, la Sekiguchi Ryu Battojutsu allena e migliora la capacità di percezione interna ed esterna, determinando una maggiore chiarezza di valutazione con una conseguente aumentata rapidità nel prendere decisioni. È accertato che ci si muove in un campo in cui l’analisi razionale deve giocoforza lasciare il posto all’induzione esperienziale propria delle filosofie Zen. Tuttavia i risultati rientrano nell’ambito del “misurabile” anche empiricamente.
  • Miglioramento della condizione fisica e funzionale. Pare essere un’ovvietà, ma de facto non lo è. La Sekiguchi Ryu Battojutsu si configura essenzialmente come un’attività di tipo anaerobico. Ogni atto motorio per quanto intenso non è mai “anti-fisiologico” (salvo condizioni pregresse del praticante). Si lavora in prevalenza con addominali, cosce, glutei e schiena che ne risultano tonificati e rinforzati.

Il lavoro aerobico in realtà risiederebbe nell’eventuale pratica del Gekiken (il combattimento libero di scherma) e del warm-up tramite i Ken Suburi (gli esercizi fondamentali di taglio), andando così a completare una già di per sé ottima pratica.

Si lavora in prevalenza con addominali, cosce, glutei e schiena che ne risultano tonificati e rinforzati.

Da quanto scritto sinora non risulterà sicuramente sorprendente che, da quando ho avuto l’onore di introdurre la Sekiguchi Ryu Battojutsu in Italia, la scuola abbia acquisito praticanti provenienti soprattutto da altri stili di Budo e in particolar modo dal Karate. Vi sono infatti innumerevoli punti di contatto trasversali alle diverse discipline e l’arte della spada diventa un gradevole ampliamento di ciò che già si pratica, consentendo di esplorare gli aspetti tecnici e culturali meno conosciuti del mondo dei Samurai, appartenenti al passato più remoto della storia del Giappone.

 

NOTA BIBLIOGRAFICA
Maurizio Colonna, 2015, Il Cerchio Perfetto, I ed., Sant’Anatolia di Narco (PG), Edizioni dell’Eremo. (Cartaceo).
Maurizio Colonna, 2015, Il Cerchio Perfetto, II ed., Almere (NL), Volume Press.

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