Alcuni maestri, agonisti e praticanti hanno attraversato il globo per conoscere il Giappone e praticare nella culla del Karate.
Sbirciando dal finestrino dell’aereo vedevo la pista di decollo allontanarsi lentamente sotto ai miei occhi: stavo ripartendo da Fukuoka, capoluogo della regione giapponese di Kyushu (in cui è nato il Maestro Hiroshi Shirai), per tornare a casa.
Dopo 8 giorni di trasferta no stop (partiti l’11 settembre da Milano e tornati il 19), 7 ore di fuso orario, 6 tipi di ramen, 500 fotografie, 4 chili di souvenir, 3 cene ufficiali, 2 seminari e una gara… cercavo di raccogliere le idee per scrivere le mie impressioni su questo viaggio, ma i ricordi si sovrapponevano in modo disordinato e confuso. Ho guardato di nuovo giù e mi sono accorta che, nel frattempo, le coste e i contorni dell’isola si erano silenziosamente “messi a fuoco”. Allora ho capito (e sorriso, pensando a chi mi rimprovera di avere sempre troppa fretta): dovevo avere pazienza e aspettare; pian piano, ogni idea avrebbe preso la giusta forma…
In un’occasione prestigiosa come questa è stato un onore per noi e per i nostri Maestri poter rappresentare il Karate del Maestro Shirai.
Così, a una settimana dal viaggio in Giappone organizzato dal Maestro Silvio Campari, a cui ho avuto la fortuna di partecipare con altri 37 compagni di avventura, mi rendo conto in modo sempre più netto di quanto questa esperienza sia stata un’opportunità preziosa e irripetibile. Perché si sa, il Giappone è un paese dalle grandi contrapposizioni (tecnologia e tradizione, velocità e zen, coca-cola trasparente e sake!), ma soltanto immergendosi senza preconcetti in questa realtà e adattandosi ai suoi ritmi, si può comprendere come tutta questa mescolanza segua un ordine preciso e meticoloso.
In fondo, anche la nostra delegazione era altrettanto variegata: maestri, agonisti, praticanti under 16 e over 60 che hanno attraversato insieme il globo per conoscere la culla del Karate, il luogo che ha dato i natali alla propria passione, al proprio sport, al proprio lavoro o alla propria famiglia. Ognuno con le proprie particolarità, ma tutti entusiasti all’idea di praticare insieme Karate in Giappone e di conoscere meglio una cultura che tanto ci attrae e di cui già condividiamo i principi fondamentali, proprio grazie al Karate. Ma anche… curiosi di visitare nuove città e luoghi leggendari.
Il primo giorno di permanenza, abbiamo quindi contrastato il jet lag con lunghe camminate alla scoperta di Kyoto, l’antica capitale: una preghiera benaugurale al Tempio d’oro, un’escursione nella Foresta di bambù, una tappa al Palazzo imperiale, i mille Torji laccati di rosso e il folcloristico quartiere di Gion, che abbiamo potuto ammirare anche dall’alto della torre panoramica della città.
In vero Japanese Style, per ottimizzare i tempi ci siamo divisi in gruppi, così che ognuno di noi potesse optare per il tour più adatto ai propri gusti; ma tutti siamo rimasti impressionati dalla cordialità contagiosa che ci accoglieva ovunque: seppur con qualche difficoltà linguistica, ovunque chiedessimo indicazioni trovavamo sempre qualcuno ben disposto ad aiutarci (a volte addirittura accompagnandoci nei luoghi di maggior rilievo turistico) e a ringraziarci per la nostra visita!
Successivamente, ci siamo sistemati in un tradizionale ryokan (locanda in stile giapponese) di Hakata e poi abbiamo raggiunto Dazaifu, città famosa per un imponente complesso di templi, un mercato caratteristico e un giardino zen, che abbiamo (velocemente) visitato prima di recarci al Dojo del Maestro Seiji Nishimura, che ci attendeva con i suoi allievi per l’allenamento di preparazione al 13° Open Karate Do Tournament.
Alla sera, per testare le specialità locali e ritrovare le energie, ci siamo divertiti a esplorare le vie del centro storico alla ricerca del miglior ramen di tutta la regione.
Ricompattate le righe, il giorno seguente abbiamo partecipato al Seminario internazionale di Karate tradizionale, tenuto dai Maestri Nishimura, Ukida, Hashimoto e Campari: tutti campioni internazionali di Kumite e allenatori di squadre nazionali. È stato emozionante e coinvolgente seguire le loro lezioni e apprendere dalle loro esperienze.
Al termine, per recuperare le energie ci siamo immersi nell’onsen (bagno giapponese) e poi abbiamo indossato tutti lo yukata (abito tradizionale) per la cena ufficiale di benvenuto che gli organizzatori della manifestazione avevano riservato per tutte le delegazioni intervenute: cucina tipica della regione di Kyushu, scandita dai numerosi “Kan Pai!” alternati a “show” improvvisati da tutte le nazioni.
Domenica 16 si è svolta la Gara internazionale: oltre 1.200 atleti, provenienti da 7 diverse nazioni, hanno affollato (seppur con estremo ordine e puntualità) i 14 tatami allestiti alla Tobiume Arena. Anche in questa occasione la Scuola del Maestro Shirai si è fatta onore conquistando il primo e il terzo posto nel kata seniores femminile, il secondo posto nel kumite seniores femminile e il terzo posto nel kumite maschile a squadre! Noi e il M° Campari, fieri del bottino, abbiamo ricevuto i complimenti dei Maestri ospitanti. In un’occasione prestigiosa come questa è stato un onore per noi e per i nostri Maestri poter rappresentare il Karate del Maestro Shirai, che anche qui è esempio e ispirazione per lo studio, lo sviluppo e la diffusione del Karate.
Alle ore 12 in punto, grande show dei Maestri Hashimoto e Campari, coadiuvati dai loro allievi, con dimostrazioni spettacolari e coinvolgenti, accompagnati da musiche tradizionali giapponesi di Okinawa. Risultato: standing ovation del pubblico e della stampa locale. I festeggiamenti non si sono fatti attendere: il Maestro Nishimura, in nome della profonda amicizia con il Maestro Campari e dell’ospitalità verso tutto il nostro gruppo, ci aveva riservato un locale nel centro di Dazaifu, dove abbiamo potuto degustare le migliori specialità della zona ( …e anche qui, pioggia di “Kan Pai!”).
… oltre 1.200 atleti, provenienti da 7 diverse nazioni, hanno affollato i 14 tatami allestiti alla Tobiume Arena.
Il nostro ultimo giorno di permanenza in Giappone, prevedeva la visita a Nagasaki, il cui nome richiama alla mente la distruzione della guerra, ma che oggi è una città rinata sotto l’egida della modernità (è raggiungibile con lo Shinkansen, il treno super veloce), ma che ha saputo mantenere viva la propria antica storia di strategico porto commerciale: il Parco della memoria (al centro del quale si erge il Museo della bomba atomica), così come i giardini olandesi che ospitano la statua della Madama Butterfly, ne sono l’esempio più evidente.
Dopo la nostra ultima cena a Fukuoka, abbiamo ceduto al richiamo dei centri commerciali multipiano aperti h24 che, tra artigianato locale e innovazioni HiTech, offrivano davvero di tutto (parola di accumulatrice seriale di gadget!).
Sistemando i bagagli, prima di ripartire, ci siamo però resi conto che il souvenir più importante che potevamo portare a casa da questo viaggio non sarebbe stato chiuso in valigia, ma lo avremmo custodito nella nostra memoria. Ogni elemento di questo magico Paese è in perfetto equilibrio, in continuo e reciproco rispetto: tra le centinaia di atleti (di tutte le età!) che si alternavano senza sosta sui tatami di gara a Dazaifu, così come tra le decine di persone pazientemente allineate davanti agli ingressi della metropolitana di Kyoto. E se proprio il rispetto universale e la continua ricerca di miglioramento sono concetti già descritti nelle regole fondamentali della disciplina marziale che studiamo, diventa semplice capire che se il Karate si pratica tutta la vita, è altrettanto vero che il Karate si pratica sempre!
Arigatou Gozaimasu!