Libro pensato da due esperte di letteratura marziale giapponese, soprattutto per le donne ‘guerriere’ di oggi.
A cura di: Marina Panatero e Tea Pecunia
Traduttore: Yoko Dozaki
Editore: Feltrinelli
Collana: Urra
Pagine: 160
Pubblicazione: 2018
Può essere una vera scoperta per molti, quella che la figura del samurai ha avuto anche incarnazioni femminili. In passato, in Giappone la donna era almeno in apparenza completamente sottomessa all’uomo, ma non sempre e non dappertutto. Specie nelle zone periferiche addestrare le ragazze alle virtù guerriere e alla disciplina era abbastanza comune. Alcune di queste sono diventate vere e proprie eroine, e come tali vengono ricordate ancora oggi.
Specie nelle zone periferiche addestrare le ragazze alle virtù guerriere e alla disciplina era abbastanza comune.
La più famosa probabilmente è Nakano Takeko, abile al pari delle sue concittadine nell’utilizzo della lancia curva, che si trovò ad affrontare un robusto battaglione nemico composto da soldati del deposto imperatore, in qualità di comandante di un gruppo di una ventina di sostenitrici dello shogun (governatore militare) in carica. Ciò accadeva nella seconda metà dell’800, ad Aizu. Nakano si lanciò negli scontri in prima linea nel suo drappello, uccidendo diversi nemici. Ma fu colpita da una pallottola vagante e decise – piuttosto di cadere prigioniera nelle mani degli avversari e diventare loro schiava – di morire, facendosi decapitare dalla sorella. La quale eseguì il suo ordine senza batter ciglio. La testa di Nakano fu recuperata e seppellita sotto un albero di pino, nei pressi di un tempio. Da allora, ogni anno centinaia di giovani fanciulle che indossano l’hakama (costume tradizionale, una specie di gonna-pantalone a pieghe) e una fascia bianca sul capo, rendono omaggio alla sua memoria con una processione durante il festival d’autunno della sua città.
Perché ci soffermiamo sulle donne samurai? Perché la via del bushido può aiutare le donne di oggi a rimanere centrate e serene nel turbinio della vita quotidiana. Costrette come sono a destreggiarsi col multitasking nonostante l’apparente fragilità, – ma in verità le esponenti del gentil sesso sono praticamente da sempre abituate a gestire più ruoli e più attività contemporaneamente, senza schizzare – esse chiedono tregua e rispetto per i propri cicli vitali, soprattutto per le loro menti.
La tradizione nipponica offre un notevole contributo alla soluzione di queste situazioni problematiche attraverso insegnamenti su come fronteggiare le emozioni e il dolore, o su come accettare ciò che non possiamo cambiare (ma che non vuol dire arrendersi!) e anche su come creare attraverso le nostre azioni situazioni nuove, a noi più consone. Utilizzando su tutti uno strumento antico, semplice e realmente efficace, presente in tutte le tradizioni religiose e filosofiche più conosciute: la meditazione, tramite la quale possiamo sbarazzarci di paura e rabbia, o almeno limitarne i danni.
La via del bushido può aiutare le donne di oggi a rimanere centrate e serene.
Le autrici di Bushido per donne guerriere, libro del fortunato filone nella scia de L’arte della guerra, di Sun Tzu, fanno continuo riferimento a Taisen Deshimaru, maestro di zen oltre che di spada, e propongono lo zazen – con un ciclo di meditazioni da sedute, basate sull’osservazione del respiro.
Sempre prendendo ispirazione da Deshimaru, le due studiose, Marina Panatero e Tea Pecunia, hanno organizzato il testo suddividendolo in agili capitoli, ciascuno dedicato a una delle caratteristiche fondamentali di un vero samurai. In ogni capitolo è presente uno spazio introduttivo e di riflessione, corredato da almeno un esercizio di meditazione, e seguito da una serie di citazioni di maestri, poeti, scrittori e ovviamente samurai. Aforismi sicuramente tutti da leggere, qualcuno da condividere e da fare proprio.
Attenzione speciale è dedicata alle miriadi di relazioni in cui le donne si ritrovano coinvolte e alla costruzione dell’amore incondizionato, che non è solo una vocazione naturale, pensiamo solo a titolo d’esempio alle mamme, ma va concretamente coltivato. Senza che ciò significhi tollerare comportamenti ingiustificabili solo per mantenere una pace illusoria. E, in primis, quell’amore puro va riservato a se stesse, perché come si riesce altrimenti ad amare davvero qualcun altro? A volte la religione, citiamo il cristianesimo perché lo conosciamo meglio, pone troppa enfasi sulla sofferenza e dimentica questo importante comandamento. A tutta gloria del sacrificio, della sopportazione, di un malinteso senso della fedeltà e del dovere che conduce allo sfinimento, errore tipico di tante donne che finiscono per ammalarsi psicologicamente e fisicamente. Del resto, come ricordano correttamente le autrici, questo nostro mondo non ha certo bisogno di martiri. Piuttosto, di samurai.
Agili capitoli, ciascuno dedicato a una delle caratteristiche fondamentali di un vero samurai.
Il giusto amore per se stesse porta di conseguenza alla saggezza, intesa come assenza di giudizio vincolante sulla vita e sulle opinioni degli altri, e contemporaneamente alla libertà dal condizionamento dovuto alle valutazioni altrui. Non è un caso che un tempo il comportamento più nefasto per chi rispettava l’etica dei samurai fosse considerato la calunnia, col corollario del pettegolezzo e dell’invidia.
Ne deriva anche che la sincerità – non mentire ai figli, cercando le parole e il tono adatto per dire la verità senza imporla, come al compagno, agli amici o a chi si incontra sul luogo di lavoro – è forse il valore massimo attraverso il quale si misura la dignità della persona.
Il percorso si chiude con alcuni meravigliosi versi di Alfred Tennyson, che esaltano la tempra di certi esseri umani magari indeboliti dal tempo che passa, dalle tante battaglie sostenute, dalla sfortuna, ma che nonostante tutto conservano la volontà di combattere, cercare, senza fermarsi o cedere mai.