Nel dojo del M° Bechis ci s’incontra mensilmente per uno stage con il M° Campari che, qualche volta, si trasforma anche in cuoco sopraffino!
Foto di Marco Bracciani
KKK è l’acronimo creato dal Maestro Silvio Campari per un appuntamento mensile dedicato da più di un decennio alle cinture marroni e nere di diversi dojo piemontesi. KKK sta infatti per Kihon-Kata-Kumite.
Karate e amicizia creano dei legami molto stretti e questo è uno di quei casi. È dal lontano 2005 che il pluricampione e attualmente allenatore della Nazionale FIKTA di Kumite viene a San Raffale Cimena (TO), ospite del dojo JK del M° Franco Bechis, per tenere delle seguitissime lezioni per cinture nere e marroni.
L’amicizia tra Silvio e Franco risale agli anni Ottanta, quando un ventenne Campari, all’inizio della sua brillante carriera, insegnava nella gloriosa palestra Doyukai di Torino, allora gestita dal M° Franco Stizzoli e già al tempo sia io che Bechis militavamo tra i suoi allievi.
Sempre disponibile, sempre attento e pronto a dare il 100%, ha appreso tutto quanto possibile da ciascuno dei maestri ai quali si è avvicinato.
A Franco Bechis – 5° dan, insegnante Fikta dal 1994, all’attivo oltre 70 cinture nere formate nella sua palestra, la JK di San Raffaele Cimena – chiediamo: a parte la tua amicizia pluridecennale con Silvio Campari, com’è nata l’idea di organizzare un corso di questo tipo con il Maestro?
“Nel 2003 iniziai a frequentare i corsi del M° Campari a Milano, prima alla sera e in seguito alle 5.30 del mattino, sempre in compagnia del M° Stizzoli. Durante queste trasferte è nata l’idea di chiedere al M° Campari di venire a tenere mensilmente delle lezioni presso i nostri dojo, in modo che anche i nostri allievi avessero la possibilità di migliorare seguendo i suoi insegnamenti. Così è nato il corso KKK, inizialmente dedicato ai miei allievi e a quelli dei Maestri Stizzoli e Bovo. In seguito, l’offerta venne allargata ad altri dojo piemontesi e, grazie a questa splendida iniziativa, i nostri allievi non solo sono cresciuti approfondendo lo studio del karate tradizionale trasmessoci da Sensei Hiroshi Shirai, ma hanno formato un gruppo di amici affiatato e omogeneo.
La lezione dura un’ora e mezza e si sviluppa, come indicato dall’acronimo del corso, con specifici programmi dedicati a diverse sequenze di kihon, allo studio dei kata e relativi bunkai e alle tecniche di kumite”.
Al M° Franco Stizzoli – karateka dal 1968, 6° dan dal 2006, attualmente direttore tecnico della Asd Itai Doshin e che ha diversi corsi di karate a Torino e provincia, può vantare di essere stato uno dei primi allenatori di Silvio Campari e di essere stato insegnante di tanti dei tecnici che ora sono qui ad allenarsi con lui – chiediamo: venire ad allenarsi con quello che una volta era uno dei tuoi collaboratori, che faceva parte della gloriosa squadra agonistica della Nuova Doyukai, e che da allora ha fatto così tanta strada, è certamente fonte di orgoglio, ma sicuramente anche l’amicizia che vi lega ha la sua importanza, vuoi dirci qualcosa in merito?
“Il percorso fatto dal M° Campari è sicuramente singolare e degno della massima considerazione. Sempre disponibile, sempre attento e pronto a dare il 100%, ha appreso tutto quanto possibile da ciascuno dei maestri ai quali si è avvicinato. Dotato di un’empatia fuori dal comune, ha ottimizzato le sue innate qualità tecniche per scalare le classifiche dei migliori atleti al mondo, ma al contempo ha modificato il suo insegnamento divenendo uno dei migliori tecnici non solo italiani. È un onore potersi allenare con lui, perché tramanda l’insegnamento del M° Shirai e ci consente di essere sempre aggiornati sulle ultime metodologie di allenamento; per questo lo seguo non solo agli allenamenti del corso KKK di San Raffaele, ma anche a Milano presso il suo dojo agli allenamenti del mattino”.
Vuoi raccontarci degli anni in cui Franco Bechis era allievo e Silvio Campari era atleta e non maestro? Cosa si percepiva già allora di quello che sarebbero diventati nel tempo?
“Campari già all’epoca era un agonista di grande determinazione e caparbietà; molto volitivo e sempre disponibile, non si è mai tirato indietro e fin da allora è stato un trascinatore. Forte di carattere e coinvolgente, ha saputo fin da subito creare un gruppo affiatato e agonisticamente competitivo sul tatami e anche fuori. Bechis, allora, era un atleta molto serio, attento, sempre presente, desideroso di capire e di migliorarsi.
Tra i partecipanti al corso anche un altro fedelissimo amico del M° Campari, il M° Daniele Bovo – 5° dan dal 2006, neo preparatore della squadra regionale piemontese (insieme a Roberto Mazzarda, Ombretta Ottobrini e Simona Monti), che ha ottenuto splendidi risultati con le squadre di kumite alla 49esima Coppa Shotokan e il 2° posto 26° Trofeo delle Regioni Fikta – al quale chiediamo: sono tanti anni che tu e Silvio Campari vi conoscete, fino da quando vi allenavate e preparavate insieme per le competizioni di allora, cosa ritrovi di quegli allenamenti negli incontri di oggi?
Ha modificato il suo insegnamento divenendo uno dei migliori tecnici non solo italiani. È un onore potersi allenare con lui, perché tramanda l’insegnamento del M° Shirai.
“Sono passati circa trent’anni dall’epoca, al tempo Silvio era il capitano della squadra della “Nuova Doyukai” del M° Stizzoli, ora è Maestro, ha fatto di quest’arte la sua vita, facendo incredibili esperienze, per cui è normale che il suo modo di allenare sia cambiato e che sia sicuramente più maturo, in trent’anni il modo di allenare e allenarsi si è molto evoluto, come tutto il karate del resto. Posso dire, senza ombra di essere smentito, che quello che non è cambiato è di pretendere il massimo da tutti noi, anche se i suoi insegnamenti si adeguano in base alle persone che ha di fronte. Di certo il vecchio capitano e lo stile degli allenamenti di allora li rivedo quando Silvio si trova a insegnare agli agonisti, chi “se la sente” è benvenuto, chi non se la sente può rinunciare e seguire la lezione successiva…
Da qualche anno la lezione per i “grandi” viene preceduta da un allenamento specifico di preparazione al kumite dedicato agli allievi più giovani. Franco Bechis sentiva l’esigenza di preparare al meglio i propri allievi nel combattimento libero e ha chiesto al M° Campari se avrebbe potuto anticipare le sue trasferte di un’ora, dedicando una lezione anche ai ragazzi più giovani. Analogamente alle lezioni di KKK anche quelle dedicate alla preparazione per il kumite sono aperte e frequentate da giovani cinture marroni e nere di vari dojo piemontesi. Non sono sicuro che i ragazzi si rendano ben conto di cosa voglia dire essere allenati da chi normalmente si occupa di selezionare i giovani talenti per la squadra Nazionale, ma di certo i risultati si vedono e i giovani agonisti ottengono importanti risultati”.
Sharol, Sara e Giada, sono tre giovani allieve di 23, 16 e 15 anni del Dojo JK e, da una decina d’anni, seguono le lezioni di preparazione al kumite e hanno visto i loro già validi risultati migliorare ulteriormente, a loro chiediamo un commento collettivo sul corso dei ragazzi:
“Possiamo dire che il corso di preparazione al kumite è un’esperienza da provare assolutamente, si studiano strategie e combinazioni di combattimento e, più in generale, si comprende e apprezza il valore del sacrificio, s’impara a credere in se stessi e a non temere il confronto con nuovi avversari. È un corso a cui possono partecipare tutti, dai più piccoli ai più esperti, basta avere costanza e voglia di imparare. Grazie agli insegnamenti del nostro Maestro e alla frequentazione di questo corso e di quello del KKK nell’ora successiva stiamo raggiungendo alcuni degli obiettivi che ci eravamo poste fin da bambine, nei nostri primi allenamenti del Dojo JK.
Ancora più giovane delle tre allieve del M° Bechis la tredicenne Valentina Curatella, che ha appena preso la cintura nera, si allena da me presso la scuola di Karate tradizionale Karate Alfieri (TO) e sta cominciando ora la carriera da agonista visto che (anche se non ha ancora l’età minima prevista) si è anche iscritta al CSAK, il corso che il Comitato Regionale organizza per gli agonisti piemontesi.
A lei chiediamo se aggiungere ai tre allenamenti settimanali anche questi due incontri mensili non sia un problema per la qualità del suo rendimento scolastico:
“Per gestire gli allenamenti settimanali e gli appuntamenti speciali come questo con il M° Campari ho dovuto imparare a ottimizzare al massimo lo studio, ma proprio grazie a una più attenta organizzazione del mio tempo i risultati non hanno tardato a migliorare sia a scuola sia nel karate”.
Una delle prossime speranze piemontesi maschili sembra invece essere Sergio Pretta, da poco diciottenne, che si allena a Torino nel dojo del Maestro Bovo il Keiko Club Torino e al quale chiediamo: un ragazzo della tua età come riesce a dedicare il tempo agli allenamenti anche se si sta preparando per la maturità?
“Sicuramente bisogna andare incontro a molti sacrifici, ma è altrettanto sicuro che con la passione il tempo si trova sempre. Fatica che, se ben spesa, darà molte soddisfazioni”.
Succede anche che a sorpresa il M° Campari si porti appresso degli ospiti, giovani agonisti della Yama o amici e allievi che sono venuti a trovarlo da altre regioni d’Italia per allenarsi con lui a Milano.
Altre volte sono ospiti decisamente più illustri, come quella sera che è venuto accompagnato dal M° Seiji Nishimura, allenatore della squadra nazionale giapponese, che ha assistito attentamente a tutta la lezione per poi trasferirsi con noi al ristorante.
Infatti, sia che ad allenarsi ci siano solo gli allievi canonici, sia che ci siano degli ospiti di fama mondiale, la consuetudine vuole che l’allenamento si concluda sempre nello stesso modo, stanchi ma felici, si va a mettere le gambe sotto i tavoli della Ca’ Rossa, il ristorante di proprietà del M° Bechis a San Raffaele Cimena.
In questa fase “l’allenamento” si fa duro più che mai, mentre il M° Campari ci racconta gli ultimi aneddoti degli stage che tiene in tutta Europa o dei ragazzi della Nazionale, che ormai sta preparando da due anni e che cominciano a dare ottimi risultati come negli ultimi due eventi dei Campionati del Mondo WSKA e degli Europei, dalla cucina cominciano ad arrivare delle fantastiche delizie.
In una o due occasioni l’anno persino il M° Shirai onora Bechis con la sua presenza, infatti, lo si può incontrare mentre con famigliari e amici si gode il fantastico bollito misto alla piemontese che è una delle specialità più famose della Ca’ Rossa.
Non sono sicuro che i ragazzi si rendano ben conto di cosa voglia dire essere allenati da chi normalmente si occupa di selezionare i giovani talenti per la squadra Nazionale, ma di certo i risultati si vedono.
Una delle ultime volte, invece, è stato il M° Silvio Campari a cucinare e sovrintendere il lavoro dei cuochi. Conoscitore appassionato di tutti gli aspetti della cultura nipponica, ci ha preparato un incredibile piatto di Kake-Soba, gli spaghetti giapponesi di grano saraceno serviti in brodo. Il brodo, in questo caso di carne, è stato versato nelle scodelle dei commensali e insaporito da cipollotti tagliati finemente e da una serie di salse preparate appositamente dal M Campari.
Ognuno degli ospiti si è servito della sua razione di spaghetti che erano stati adagiati in una grande ciotola sopra uno strato di cubetti di ghiaccio, questo “trucco” crea un particolare contrasto sensoriale tra la pasta bollente e il ghiaccio.
Anche quel “dopo allenamento” è stato particolarmente impegnativo e in quel caso forse avremmo dovuto aggiungere una quarta K: Kihon, Kata, Kumite e… Kake-soba!