19.11.17 ad Abbiategrasso (MI) lo stage ISI ASD: un karate dinamico, che si evolve in continuazione.
È quella di una spirale l’immagine forse più adatta a rappresentare le caratteristiche degli insegnamenti che il Maestro Shirai ci sta trasmettendo: una spirale che si avvolge all’infinito mantenendo sempre un legame con la sua origine, il punto di partenza, la tradizione dei Maestri dello Shotokan.
Il 19 novembre scorso, ad Abbiategrasso (con l’organizzazione ottimale del M° Mario Fanizza), si è svolto lo Stage ISI ASD al termine del quale si sono svolti gli esami di passaggio di Dan.
Intenso, come di consueto, il programma.
Ripasso degli Heian Appo Bunkai come riscaldamento (appena si mette piede nel tatami c’è subito da fare…), studio del Kihon con applicazione, infine studio dei Kata superiori: Sochin, Nijiushio, Gojiushosho con applicazione di alcune tecniche.
Se si sbaglia per distrazione vuol dire che si è persa un’occasione per migliorare.
Fin dal primo momento la concentrazione deve essere massima, se si sbaglia per distrazione vuol dire che si è persa un’occasione per migliorare. Il Maestro è, come sempre, rigorosissimo e attento a ogni più piccolo particolare. Nulla sfugge ai suoi occhi che, spaziando, scrutano ogni angolo del tatami: un errore di qualcuno diventa l’occasione per soffermarsi su un particolare e approfondire nel dettaglio. Tutto deve essere fluido, naturale, “vero”: l’esecuzione di ogni gesto tecnico va curata sotto l’aspetto della forma, della dinamica, dell’energia, della transizione e dello zanshin.
Massimo impegno, dunque, a partire dagli Heian, per preparare il fisico e la mente alle fasi successive dell’allenamento.
Anche se tutto sembra semplice, non per questo deve essere dato per scontato: l’abitudine è il peggior nemico, perché ci porta a eseguire in modo meccanico le tecniche senza la dovuta attenzione agli errori, così come è un ostacolo all’espressione dell’energia interiore che deve animare ogni gesto tecnico.
Per eseguire il Bunkai bisogna avere fatto proprio in ogni sua parte il kata, in altre parole, bisogna averlo interiorizzato alla perfezione. Solo così si potrà passare dal kata al bunkai con la massima fluidità e naturalezza, senza più la necessità di occupare la mente con il pensiero della tecnica. Appunto in questo consiste l’allenamento. Non esecuzione meccanica, quindi, né tantomeno esecuzione frammentaria, quanto piuttosto espressione consapevole di un gesto tecnico che trasmette emozione per la sua fluidità, precisione e anche per la sua bellezza, in quanto carico di energia e personalità.
Nello studio del kihon, alternando tecniche di attacco e di difesa da eseguire sempre in coppia, il Maestro ci conduce a esplorare aspetti delle strategie di kumite: tempo, distanza, studio dell’intenzione dell’avversario, per predisporre difesa a contrattacco corretti.
Allenando costantemente il kihon si migliora la tecnica e, contemporaneamente, il controllo della mente – zanshin –. In ogni momento attaccante e difensore, alternandosi nei ruoli, sono costantemente “legati” da un flusso di energia invisibile, ma reale, che non bisogna mai interrompere: in questo consiste l’allenamento. Massima precisione, concentrazione, prontezza nelle scelta della giusta strategia, in altre parole, sapere sempre cosa si deve fare per avere in ogni singolo momento il controllo della situazione.
Un errore di qualcuno diventa l’occasione per soffermarsi su un particolare e approfondire nel dettaglio.
Infine, studio dei kata superiori con lo stesso modello fornitoci in precedenza nell’allenamento degli Heian. Esecuzione del kata con estrema attenzione a forma, potenza, dinamica, transizione, energia, zanshin; poi Bunkai studiando possibilità applicative in diverse direzioni.
In questi anni il Maestro ci ha fornito un’infinità di modelli applicativi: con un processo a spirale, sviluppa e migliora continuamente le applicazioni, guidandoci per nuove strade nella conoscenza del karate, sempre più in profondità, sempre più vicino all’obiettivo.
Così come con un alfabeto di un numero limitato di lettere possiamo costruire un’infinità di parole nuove che acquistano nuovi significati in altrettanti nuovi contesti, allo stesso modo il Maestro ci ha mostrato come, con le tecniche dei kata dello Shotokan e con quanto altro possiamo attingere dalla tradizione dei diversi stili, possiamo costruire un’infinità di sequenze, dando vita e forma a un karate capace di rinnovarsi costantemente mantenendo le sue radici nella tradizione.
Un moto continuo come quello di una spirale senza fine: un karate dinamico, che si evolve in continuazione grazie a una ricerca sapiente che il M° Shirai ci propone costantemente incarnando perfettamente lo spirito dello Shin Gi Tai.
Grazie, Maestro. Oss.