Il M° Shirai ha spiegato la modalità con cui studiare un kata.
Sabato 5 novembre a Casale Monferrato, presso il palasport Paolo Ferraris, si è svolto lo stage regionale ISI (Istituto Shotokan Italia) del Piemonte, seguito dalla sessione di esami per la cintura nera e per il passaggio di dan.
Come sempre il Maestro Shirai arriva con un buon anticipo, ma ormai gli atleti piemontesi sono avvezzi alle sue abitudini e non si fanno trovare impreparati, il palazzetto è già pieno e la voglia di iniziare è tanta.
Sono presenti diverse centinaia di atleti e tra i quali spiccano le personalità di tanti maestri piemontesi, tra gli altri: Polello, Penazzi, Stizzoli, Napoli, Bechis, Mazzarda, Bovo, Monti e Ottobrini (i nuovi responsabili dello CSK); Monti, Boccato, Caruso, Roasio (neo responsabile degli arbitri piemontesi).
Siamo talmente tanti che non è possibile stare tutti insieme sotto lo stesso tetto, così, dopo un primo quarto d’ora di riscaldamento, il Maestro chiede a Elio Giacobini e Silvio Campari di spostarsi in una sala attigua con le cinture blu e marroni, in modo che il palazzetto venga interamente dedicato alle cinture nere.
Ripetiamo il kata diverse volte e il Maestro ci racconta divertito che quando era giovane…
Lo stage ha inizio. Il Maestro ci fa scaldare ancora un po’ con le tecniche del Kihon da primo dan, insistendo sulla necessità di mantenere la posizione bassa, sulla chiusura delle tecniche, sul mantenimento dell’equilibrio.
Se non abbiamo equilibrio, dice, vuol dire che non stiamo facendo bene o che non siamo abbastanza concentrati.
Al centro del palazzetto i Maestri Acri, Cardinale, Saffiotti e Di Mauro ci mostrano tecniche e posizioni, e il Maestro li richiama e li sprona dimostrando un’energia e un carisma impressionanti.
Quando ritiene che siamo abbastanza caldi si comincia con il kata Heian sandan, ripetuto due volte lentamente, come studio, e altre due volte a velocità e chiusure più intense.
Dopo il kata è la volta del Bunkai, si lavora a coppie, uno esegue gli attacchi e l’altro applica.
Terminato il lavoro con il kata intermedio degli Heian si passa a un livello decisamente più alto affrontando il kata Sochin.
Il Maestro ci racconta che i Maestri Yoshitaka Funakoshi e Masatoshi Nakayama dicevano che questo kata va un po’ considerato come un villaggio fortificato all’interno del quale si riparano le varie famiglie dei dintorni. Fuori ci sono molti nemici che possono attaccare il villaggio, ma la “cinta muraria” di Sochin è assolutamente solida e respinge ogni assalto… Una poderosa immagine che rende assai bene il senso e lo spirito di questo kata.
Anche Sochin viene eseguito diverse volte lentamente e poi più intensamente. Il Maestro asserisce che all’inizio della pratica si deve lavorare al cinquanta per cento, in modo da poterlo studiare con calma, poi si deve portare l’intensità al settanta per cento, ragionando ancora con un trenta per cento del nostro intelletto, ma poi una volta che abbiamo fatto nostro il kata, si deve dare il massimo e il corpo, che ormai ha metabolizzato ogni movimento, deve muoversi da solo, lasciando andare, lasciando fare…
Ripetiamo il kata diverse volte e il Maestro ci racconta divertito che quando era giovane, una volta che Nakayama lo stava preparando, ha dovuto ripetere Sochin per ventisei volte di fila, finché completamente esausto non è caduto terra svenuto! …Noi per fortuna ci siamo fermati a quattro…
Anche in questo caso, dopo il kata passiamo in esame il relativo Bunkai. Una versione semplice di Sochin Bunkai, dice il Maestro, perché sono presenti tanti primi e secondi dan che probabilmente troverebbero troppo complicate alcune applicazioni.
Oltre a kata e bunkai, in vista degli esami che seguiranno lì a poco, il Maestro ci fa vedere e provare una sequenza di tecniche di Kihon tratte e mixate dai programmi d‘esame per il secondo e terzo dan.
Questa sequenza verrà poi usata per valutare il kihon degli esaminandi da secondo fino a quinto dan.
Anche i Maestri Campari a Giacobini, nell’altra sala, con le cinture marroni hanno elaborato una sequenza di tecniche del primo dan che le cinture marroni dovranno eseguire per il loro esame.
Infine, ancora una serie di tecniche di kumite: attacco, parata e contrattacco multiplo, ovviamente eseguite a coppie, e il tempo dello stage è terminato, direi quasi volato!
…la “cinta muraria” di Sochin è assolutamente solida e respinge ogni assalto…
È ora di passare agli esami. Dopo il dojokun e il saluto finale si posizionano i tavoli e le commissioni si apprestano a valutare le decine di esaminandi che si sono preparati per anni a questa prova e che sono ansiosi di verificare le proprie capacità.
Le cinture marroni sono tantissime ed è una bellissima immagine vedere così tanti giovani che affrontano il loro primo esame, si vede che il karate tradizionale ha ancora molto da dire e attira ancora così tanto.
Il livello degli atleti è alto e i rimandati sono pochissimi. Il M° Polello consegna i libretti e spiega che essere rimandati fa male, “brucia”, e racconta che lui, nei vari esami della sua vita è stato rimandato solo in karate dal M° Kase e dal M° Shirai, ma che essere rimandati deve essere uno sprone per riprendere a lavorare con un impegno e una costanza ancora maggiori, che è poi un po’ la filosofia del karatedo.
La giornata è così conclusa, da domani, in tutte le palestre del Piemonte, si prevedono grandi festeggiamenti per le nuove cinture nere e per i nuovi dan…