“In formazione continua” nell’ambito del Karate Tradizionale stile Shotokan della Fikta con il M° Hiroshi Shirai.
Il 22 e 23 aprile 2017 si è svolto il consueto stage di aggiornamento nazionale per tecnici della FIKTA, a Salsomaggiore Terme (PR).
Come sempre è stato tenuto dal Maestro Hiroshi Shirai e coadiuvato, per il secondo anno consecutivo, dal Maestro Seiji Nishimura, allenatore della nazionale juniores della JKF. Grande lavoro, come d’abitudine, svolto nell’ambito della formazione continua del Karate Tradizionale stile Shotokan, che da sempre esprime il Karate insegnato dal M° Shirai e dai tanti tecnici italiani che con lui lo condividono a vario titolo.
Rimetto ad altri più sapienti di me ogni giudizio sull’allenamento proposto dal M° Nishimura. Le caratteristiche delle tecniche da lui esibite sono sequenze sicuramente molto efficaci e, per certi versi, spettacolari in un ambito strettamente agonistico di tipo “sportivo”. Tuttavia queste tecniche, così come proposte, mal si adattano ai rigidi parametri del regolamento sportivo del Karate Tradizionale ITKF, ma anche nelle meno “fondamentaliste” organizzazioni JKA e WSKA. In questi ambiti, perché una tecnica produca risultato deve esprimere una serie di qualità delle quali la scelta di tempo e l’iniziativa rappresentano solo due dei molti altri parametri ugualmente importanti, se non prioritari. Anche le posizioni e l’assetto generale sono apparse ben poco applicabili nel nostro ambito. Sia ben chiaro che non ne facciamo un problema di tipo “fideistico”, tutto può essere utile e formativo. Ad esempio, sono apparse interessanti e meritevoli di menzione le tecniche di proiezione proposte.
Sabato pomeriggio il M° Shirai, coadiuvato dai Maestri Angelo Torre e Mirko Saffioti, ha proposto delle sequenze tecniche molto innovative, nell’ambito di quella tradizione del Karate inteso come pura estensione del Budo che ci siamo prefissi di portare avanti.
Abbiamo anche svolto l’happo bunkai di Bassai dai, nell’ennesima innovativa versione.
La domenica, stesso lavoro per il Kata Enpi e tecniche di kihon kumite, con la collaborazione dei Maestri Carlo Fugazza, Pasquale Acri, Alessandro Cardinale, Elio Giacobini e Silvio Campari.
Un grande insegnamento di tipo morale e metodologico mi è giunto dalle parole non testuali del M° Shirai, che mi confermano la validità di una mia intuizione derivata dall’insegnamento del Karate ai bambini malati di tumore: “Bisogna sforzarsi di praticare liberi dal condizionamento di ciò che è stato fatto dieci anni fa o da ciò che faremo domani, per sperimentare un continuo miglioramento sempre possibile”.
Tutto questo perché nell’apprendimento delle arti marziali esistono 3 ruoli imprescindibili: il Maestro, l’Allievo e la loro Interazione.
Per l’Allievo avere dei comandi da eseguire è una circostanza facilitatrice dell’apprendimento. Le neuro scienze, infatti, da molto hanno dimostrato l’assoluta superiorità dell’esperienza formativa inconscia. Questa si realizza, ad esempio, quando l’Allievo sperimenta quanto insegnato in uno stato di dipendenza, dal comando impartito, esclusiva e fiduciosa, abbattendo il proprio Ego, quindi, senza sforzarsi di anticipare la tecnica rispetto al comando stesso. Tale processo si realizza nello stato della semi trance nella quale si svolge un Kata a comando.
Al termine della prima giornata di stage, c’è stato il consueto intervento del monaco M° Mitsutaka Koso coadiuvato dal M° Shuhei Matsuyama.