Le qualità e il carattere di una persona sono insiti e innati o sono fortemente condizionati dall’ambiente in cui si cresce?
Lo sviluppo cognitivo ha delle prospettive fondamentali: maturazionismo, comportamentismo e costruttivismo.
Il maturazionismo può essere compreso considerando i seguenti punti:
- la maturazione è il meccanismo che regola la comparsa delle nuove abilità;
- lo sviluppo dovuto alla maturazione è indipendente dalla pratica e dall’esercizio;
- sia le sequenze di maturazione comuni a tutti gli individui sia le differenze tra individui sono influenzate dall’ereditarietà.
Il comportamentismo è caratterizzato come segue:
- l’individuo è plasmato dall’ambiente;
- lo sviluppo viene ridotto al più semplice processo dell’apprendimento;
- i meccanismi dell’apprendimento operano allo stesso modo nell’intero ciclo vitale;
- il comportamento complesso non è un insieme di comportamenti semplici o elementari;
- un meccanismo esplicativo generale va preferito a un meccanismo che spiega una gamma ristretta di fenomeni.
Il costruttivismo, che è l’insieme delle due precedenti prospettive, si può riassumere come segue:
- l’individuo costruisce attivamente la propria conoscenza;
- vi è un’interazione bidirezionale tra individuo e ambiente grazie alla quale giungono a coordinarsi;
- il pensiero infantile è qualitativamente diverso dal pensiero adulto;
- lo sviluppo cognitivo consiste in una serie di trasformazioni, ciascuna delle quali riflette un migliore equilibrio tra individuo e ambiente;
- gli stadi dello sviluppo cognitivo compaiono secondo una sequenza invariante e universale.
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Da alcuni studi si è dimostrato che nella prima infanzia il bambino predilige la forma, nella prima parte della seconda infanzia predilige il colore.
Lo sviluppo percettivo avviene con la maturazione del sistema nervoso del bambino particolarmente nel primo anno di vita e prosegue negli anni successivi, seppur a un ritmo meno accelerato; la percezione si arricchisce di elementi provenienti dalle nuove esperienze dovute all’esplorazione dell’ambiente che permette di sviluppare nuove capacità percettive.
Fino a 3 anni (prima infanzia), dai 3 ai 6 anni circa (seconda infanzia) e durante la fanciullezza ci sono vere e proprie “conquiste” nella percezione visiva: la capacità di percezione analitica e globale e la costanza della forma e della grandezza (definite costanze percettive) si perfezionano e si stabilizzano.
Tra i bambini di diversa età e tra i bambini e gli adulti permangono ancora importanti differenze, dovute principalmente al fenomeno del “sincretismo infantile” che caratterizza la prima e la seconda infanzia.
Di seguito si riportano alcune spiegazioni riguardo a termini importanti.
La percezione delle forme
Nella comprensione delle forme, in linea generale, la percezione segue la legge della “chiusura della forma” (Anolli 1999a), che prevale sulla regola della continuità di direzione.
Tuttavia, anche nel riconoscimento della forma si nota una progressione legata allo sviluppo.
Vi è la difficoltà a colmare percettivamente i contorni lacunosi (figure dal contorno tratteggiato) soprattutto nella prima infanzia.
Interessante è il quesito: il bambino è attratto dalla forma o dal colore?
Da alcuni studi si è dimostrato che nella prima infanzia il bambino predilige la forma, nella prima parte della seconda infanzia predilige il colore, ma dai 5/6 anni riesce a tener conto sia della forma che del colore, con una leggera prevalenza per la forma.
Il sincretismo percettivo infantile
Con il termine “sincretismo infantile” s’intende l’incapacità di passare dal tutto alle singole parti dello stimolo. Fino ai 5 anni i bambini non tengono conto dei dettagli, con il passare dell’età si affinerebbero le capacità analitiche e le abilità di cogliere i particolari.
Molto dipende anche dal tipo di stimolo/figura/forma e, comunque, mentre l’adulto percepisce un insieme strutturato, cioè organizzato nelle sue parti, nel bambino il tutto, o i dettagli, sono distinti senza integrazione.
La percezione visiva nella fanciullezza
Intorno ai 6 anni si ha che i processi cognitivi guidano l’attività percettiva. Ciò non significa che le attività intellettive si sostituiscano a quelle percettive, ma implica che le seconde si perfezionino diventando più complete ed efficienti.
Tra i 6 e gli 8 anni maturano processi di fondamentale importanza per ciò che riguarda la percezione, anche sul piano neurofisiologico: le vie di connessione tra le cellule della corteccia cerebrale giungono a completamento e matura il potenziale bioelettrico cerebrale. L’attività oculomotoria migliora sensibilmente e con essa si impongono vere e proprie strategie di esplorazione visiva che seguono i principi della sistematicità e della economicità.
Verso i 9 anni si assiste al superamento del “sincretismo infantile” per via di una migliore capacità di analisi. Il soggetto è in grado di adottare una “prospettiva reversibile” che consente di esplorare il tutto per passare alle singole parti ritornando alla totalità. Grazie alla flessibilità e plasticità del sistema percettivo e cognitivo insieme, il bambino di 9 anni, in fase di apprendimento non si lascia influenzare dalla forma o dal colore. Progredisce anche la percezione di oggetti che sono collocati a distanze sempre più ampie (progredisce la “costanza della grandezza”).
Il soggetto verso i 12 anni ha un aumento della “percezione della costanza”, cioè è in grado di individuare la forma come effettivamente è (“costanza della forma”). Essa cresce con l’età fino a diventare completa nell’adolescenza.
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Piaget afferma che vi sono 4 stadi dello sviluppo cognitivo:
Stadio sensomotorio (dalla nascita ai 2 anni).
Il bambino di 2 anni “comprende” il mondo in base a ciò che può fare con gli oggetti e con le informazioni sensoriali. Un cubo è il gusto che ha, come lo si sente al tatto e come lo si vede.
Stadio preoperatorio (dai 3 ai 5 anni).
Il bambino si rappresenta mentalmente gli oggetti e comincia a comprendere la loro classificazione in gruppi. Comincia a capire che esistono i punti di vista degli altri. Compaiono i primi giochi di fantasia e una logica primitiva.
Stadio operatorio concreto (dai 6 ai 12 anni).
La capacità logica del bambino progredisce grazie allo sviluppo di nuove operazioni mentali come l’addizione, la sottrazione e l’inclusione. Il bambino è ancora legato a esperienze specifiche, ma è in grado di compiere manipolazioni mentali e fisiche.
Stadio operatorio formale (oltre i 12 anni).
L’adolescente è in grado di elaborare sia le idee sia gli eventi o gli oggetti. Può immaginare cose che non ha mai visto o che non sono ancora successe. Sa organizzare le informazioni in modo sistematico e completo e pensare in termini ipotetico-deduttivi.
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La capacità logica del bambino progredisce grazie allo sviluppo di nuove operazioni mentali come l’addizione, la sottrazione e l’inclusione.
Selman definisce degli stadi di sviluppo delle abilità di role taking.
Selman, grazie alle sue ricerche sullo sviluppo socio cognitivo, ha individuato gli stadi delle abilità di role-taking attraverso cui si va affinando la distinzione tra sé e gli altri, o meglio, tra il concetto di sé e quello degli altri.
Per ogni stadio è utile prendere in considerazione la capacità di distinguere tra vari punti di vista e la capacità di mettere in relazione vari punti di vista.
Stadio 0: “egocentrico” (5 anni)
Capacità di distinguere tra vari punti di vista: il bambino considera se stesso e gli altri come entità distinte, ma non differenzia i rispettivi punti di vista; egli confonde una prospettiva particolare (che può essere la sua oppure quella di un altro) con “la verità”.
Capacità di mettere in relazione vari punti di vista: dato che non differenzia i vari punti di vista, il bambino non può metterli in relazione tra loro; se gli si fa notare che esiste una prospettiva diversa dalla sua, egli può abbandonare la sua idea iniziale e accettare quella che gli viene proposta, senza notare la contraddizione.
Stadio 1: “soggettivo” (6-8 anni)
Capacità di distinguere tra vari punti di vista: il bambino si rende conto che il suo punto di vista su una situazione può differire da quello di un’altra persona, perché ciascuno è in possesso di dati diversi sulla situazione stessa.
Capacità di mettere in relazione vari punti di vista: pur comprendendo la soggettività delle persone, il bambino non capisce che ciascuno può considerare gli altri come soggetti; egli non mette ancora in relazione tra loro i vari punti di vista.
Stadio 2: “auto-riflessivo” (9 anni)
Capacità di distinguere tra vari punti di vista: il bambino riesce a spiegare la diversità dei vari punti di vista non solo in base ai diversi dati che ciascuno ha sulla situazione (come nel livello1), ma anche in base ai diversi valori e propositi delle diverse persone.
Capacità di mettere in relazione vari punti di vista: il bambino diviene capace di riflettere sul proprio comportamento e sulle proprie motivazioni ponendosi nella prospettiva di un’altra persona; egli riconosce inoltre che anche gli altri possono mettersi nei suoi panni e riesce a prevedere le loro reazioni ai suoi propositi e azioni.
Stadio 3: “reciproco” (11 anni)
Capacità di distinguere tra vari punti di vista: il bambino differenzia la sua prospettiva dalla “prospettiva generale”, cioè il punto di vista più comune in un gruppo; inoltre può differenziare il punto di vista di ciascuno dei membri di una coppia da quello di una terza persona.
Capacità di mettere in relazione vari punti di vista: il bambino scopre che sia lui che gli altri possono prendere in considerazione simultaneamente e reciprocamente i rispettivi punti di vista; riesce ad assumere una posizione imparziale in un conflitto tra i membri di una coppia, tenendo conto non solo dei due punti di vista, ma anche della relazione tra essi.
Stadio 4: “sociale e convenzionale” (12 anni e mezzo)
Capacità di distinguere tra vari punti di vista: il ragazzo riesce a confrontare due o più punti di vista che appartengono a gruppi o società intere e non solo a singoli individui.
Capacità di mettere in relazione vari punti di vista: il ragazzo si rende conto che la comunicazione e la comprensione tra le persone è facilitata dal comune riferimento ad un punto di vista generale (quello del sistema sociale).
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Considerazioni di Piaget sullo sviluppo della pratica e della coscienza della regola.
La pratica della regola si sviluppa in 4 stadi.
Primo stadio: abitudini motorie
Il bambino manipola gli oggetti non secondo regole comuni, ma secondo regole individuali, in funzione dei suoi desideri e secondo schemi di comportamento rituali. Il gioco è individuale e mancano regole collettive.
Secondo stadio: egocentrismo (2-5 anni)
Il bambino imita le regole codificate che riceve dall’esterno e imita i bambini più grandi iniziando a praticare le regole. Gioca senza entrare in rapporto con i compagni, senza competere. Ognuno gioca per proprio conto, senza preoccuparsi delle regole.
Terzo stadio: cooperazione incipiente (6-11 anni)
Compare l’agonismo e ognuno vuole vincere. Nasce l’esigenza di cooperare per codificare le regole in base alle quali definire vincitori e vinti.
Quarto stadio: codificazione delle regole (dagli 11 anni)
Le regole assumono un significato collettivo e ben definito che tutti conoscono. Si acquisisce la consapevolezza che per cambiare le regole è necessario l’accordo di tutti.
La coscienza delle regole si articola in 3 livelli:
- Fino a 2 anni la regola viene inconsapevolmente subita.
- Tra i 3 e gli 8 anni la regola viene considerata sacra e intangibile, imposta dagli adulti e, per questo, intrinsecamente valida. Modificare le regole significa trasgredirle.
- Dai 9 anni le regole sono concepite come frutto del consenso reciproco e generale e, come tali, possono essere modificate.