È già trascorso un anno dal suo inizio! Le lezioni pratiche e teoriche si susseguono al corso FIKTA del 24-25 agosto 2016.
Presso il palazzetto di Igea Marina si conclude il 1° anno del corso Istruttori-Maestri cominciato il 26 agosto 2015, data che segnava l’inizio di un intenso periodo di studio e apprendimento sia teorico, sia pratico. Con un bagaglio di esperienze sicuramente più ampio, si rinforza ora un legame di amicizia che ci consente di scambiare informazioni e chiarimenti sui numerosi argomenti che sono stati trattati in questa prima fase.
Adattarsi al cambiamento
Nella giornata di mercoledì 24 agosto abbiamo svolto la prova pratica improntata alla preparazione di una dimostrazione di Karate che avremmo dovuto svolgere presso il padiglione della nuova fiera di Rimini in occasione del Meeting per “L’amicizia fra i popoli”. Le diverse tecniche di Kihon, Bunkai e Kata, da noi conosciute e facenti parte dei programmi federali della FIKTA, sono state adattate allo spazio e al tempo a disposizione per la dimostrazione serale.
Ciò che è emerso alla fine di questa giornata pratica è l’importanza che riveste il sapersi adattare. Nella pratica della nostra disciplina è molto importante la figura di chi insegna, in quanto l’insegnante ha il compito di preparare l’individuo ad apprendere, mentre il bravo allievo deve essere capace di “rubare” al Maestro la tecnica. L’allievo deve essere elastico, ovvero capace di modificare e applicare opportunamente, quando richiesto, la tecnica appresa pur conservando quanto gli è stato insegnato. Ogni karateka deve essere in grado di adattarsi al cambiamento.
Ogni karateka deve essere in grado di adattarsi al cambiamento.
Riflessione sulla “prestazione fisica”.
Una ulteriore e importante riflessione emersa nella giornata di attività pratica, riguarda l’efficienza della tecnica legata ai limiti dell’organismo nel percorso di un allenamento specifico. Per migliorare l’esecuzione di una tecnica un soggetto ha la necessità di ripetere gli esercizi più volte, affinché il movimento diventi automatizzato e quindi maggiormente efficace. Se consideriamo i vari step che interessano le diverse fasi di preparazione, si evidenzierà un primo tempo o fase in cui la prestazione fisica è sufficiente, ma dopo 2/3 sedute di allenamento si riscontra un calo fisiologico dell’organismo, in quanto si attraversa una fase di adattamento agli stimoli. Solo dopo ulteriori sedute (solitamente 7/8) si avverte un’evidente ripresa del livello della prestazione in cui si riscontra un netto miglioramento, fino ad arrivare a una condizione di stabilizzazione dove la prestazione può considerarsi ottimale. Da questo momento è possibile puntare a un ulteriore incremento della prestazione per raggiungere livelli ancora più alti.
Dalla pratica alla teoria
Esame Muscolare
Nella giornata successiva le lezioni teoriche sono state da cornice al quadro pratico del giorno precedente. La lezione sull’esame muscolare condotto nella lezione teorica del M° Fanizza ha permesso di evidenziare aspetti importanti che un insegnate deve essere in grado di valutare quando osserva i suoi allievi in azione. Spesso nell’esecuzione delle prime tecniche si notano posture diverse sulla parte destra rispetto a quella sinistra, nonché una diversa applicazione della forza tra lato destro e sinistro. Spesso, una mancanza di forza, viene confusa con quella che potrebbe essere una ‘tendinosi’.
Esame muscolare
“L’efficienza muscolare” è importante in quanto ci permette nel tempo di praticare la nostra disciplina in modo continuativo, evitando lunghe soste dannose causate da traumi o infortuni. Il muscolo sostiene le articolazioni e necessita di buona elasticità per eseguire un’attività come il Karate e per sopportare carichi notevoli che tendono a usurare e a modificare le caratteristiche chimiche dei muscoli. Molti praticanti abbandonano o interrompono l’allenamento a causa del disagio che deriva dai dolori muscolari e dalle tensioni tendinee. Queste manifestazioni non sono altro che il linguaggio del corpo che si manifesta quando c’è un maggior carico di lavoro a livello muscolare.
Una parte molto soggetta a usura è la spalla in quanto caratterizzata da un’articolazione complessa che si muove in modo multidirezionale. In particolar modo si è fatto riferimento alla cosiddetta “cuffia dei rotatori” che rappresenta il complesso costituito da quattro muscoli (con i rispettivi tendini) che concorrono al movimento dell’articolazione della spalla e stabilizzano l’articolazione stessa.
Uno dei muscoli, che nella maggior parte dei casi, tende a usurarsi facilmente è il sovraspinato. Valutare se il sovraspinato destro e sinistro sono nella stessa condizione fisica, ci permette di evidenziare l’esistenza di una problematica a carico del soggetto.
Nella lezione sono stati illustrate le modalità per analizzare lo stato dei muscoli che concorrono al movimento della spalla e in particolare: il sovraspinato, il capo lungo del bicipite (la patologia del tendine del capo lungo del bicipite è associata, con una certa frequenza, nei disturbi della cuffia dei rotatori.), il sottospinato e il sottoscapolare.
“L’efficienza muscolare” è importante in quanto ci permette nel tempo di praticare la nostra disciplina in modo continuativo, evitando lunghe soste dannose causate da traumi o infortuni.
Altri muscoli oggetto di esame muscolare sono stati: il muscolo ileo-psoas, fondamentale nelle tecniche di calcio; il soleo e il gastrocnemio che costituiscono, invece, il tricipite surale che è un muscolo importante per la stabilità della posizione eretta; infine i muscoli romboidi che vengono usati in modo particolare nelle parate Age Uke e Soto Uke, questi muscoli consentono una corretta stabilizzazione della scapola.
Tradizione Giapponese
La lezione del M° Puricelli ha permesso di addentrarci nella cultura giapponese illustrandoci caratteristiche educative e formative che sono all’origine di comportamenti e costumi propri di questo popolo. Molto particolare la parte dedicata all’educazione dei bambini che ha evidenziato come le legge sociale giapponese sia già scritta e stabilita dalla nascita dell’individuo. I bambini e gli anziani hanno in Giappone una specie di ‘indulgenza’ che le persone adulte non hanno.
La libertà dell’individuo diminuisce con la crescita, ma poi aumenta nuovamente dopo i 60 anni in cui si ha una specie di “rinascita”, il 60° compleanno è chiamato Kanreki. L’educazione dei figli ha un’importanza notevole nella tradizione giapponese e l’ordine della precedenza nella gerarchia famigliare è definita con una minuziosa precisione. Se il bambino va male a scuola, tutti i membri della famiglia saranno contro di lui, perché ha disonorato la famiglia e chi non adempie agli obblighi della società viene escluso dalla società e dalla famiglia.
Storia fra un ragazzo e un bue
La lezione del M° Matsuyama è iniziata con la presentazione dello Jūgyūz, ovvero una rappresentazione simbolica che descrive i diversi momenti di una storia tra un ragazzo e un bue. Il racconto, composto da 10 immagini, descrive il rapporto che intercorre tra un ragazzo e un bue.
Il ragazzo incarna ciascuno di noi, il bue è ciò che cerchiamo o che vorremmo raggiungere, le “10 immagini “ rappresentano diversi tempi della nostra vita, dal momento in cui rimaniamo incuriositi da quello che ci appare in un primo istante e ci suscita interesse e meraviglia, fino al momento in cui abbiamo raggiunto consapevolmente ciò che ci fa star bene e il desiderio diviene la voglia di trasmettere agli altri la nostra esperienza e la nostra conoscenza, nonché metterci a disposizione degli altri per trasmettere la stessa felicità che finalmente proviamo.
L’educazione dei figli ha un’importanza notevole nella tradizione giapponese e l’ordine della precedenza nella gerarchia famigliare è definita con una minuziosa precisione.
ON KO CHI SHIN
La lezione di calligrafia condotta dal M° Pesce prende spunto da un importante motto composto da 4 ideogrammi che ritroviamo in un interessante libro del M° G. Funakoshi intitolato Karate do Kyohan. Abbiamo più volte riprodotto, seguendo il giusto ordine, questi ideogrammi che sono la traduzione di: “cercare il vecchio per capire il nuovo”.
“Cerca il vecchio per capire il nuovo”
Per poter progredire e migliorare non bisogna sottovalutare ciò che è stato creato e realizzato prima. Far emergere il vecchio e riportarlo in vita, consente di capire i principi che ne sono alla base e che hanno portato chi ci ha preceduto a fare certe scelte. Solo frugando nel passato riusciremo a comprendere meglio ciò che ci appare nel presente, così avremo la chiave per apprezzare il nuovo che nasce e che si porta dietro lo spirito di ciò che era.
Anche nel proprio percorso di crescita personale “cercare il vecchio per capire il nuovo” è la migliore opportunità che abbiamo per chiarire importanti aspetti che caratterizzano il presente, quindi, di progredire e crescere evitando gli errori del passato.
Qui il resoconto degli altri incontri.