Riflessione del Segretario Generale della Fikta sul karate alle Olimpiadi.
Mi è stato chiesto che cosa penso del karate alle Olimpiadi del 2020…
Da una parte mi congratulo con tutti quelli che vedono il karate solo come uno sport, perché hanno vinto una disputa che durava da decenni.
Dall’altra parte mi dispiace, perché penso che il termine karate verrà utilizzato per identificare una disciplina molto lontana dal bagaglio tecnico e culturale che il karate possiede.
Inoltre, ritengo che dal punto di vista sportivo sarebbe stato più corretto inserire nei giochi olimpici una disciplina di combattimento che faccia uso degli arti superiori e inferiori, dandole un nome generico e unico, con un regolamento internazionale condiviso.
In fondo, se si guarda solo l’aspetto sportivo, il karate, il taekwondo, il kung fu, il viet vo dao ecc., non sono altro che metodi di allenamento, mentre se si parla di Arti Marziali, ognuna di esse presenta aspetti molto profondi che rispecchiano culture ed esperienze secolari, le quali corrono il rischio di andare perse per seguire logiche economiche, politiche e di potere.
Come FIKTA non abbiamo mai avuto problemi a collaborare con la FIJLKAM (CONI) e non ne avremo in futuro, per fare in modo che le diverse anime del karate italiano possano scambiarsi le conoscenze maturate in oltre 50 anni di pratica.