Gli allievi del Corso al 1° seminario di aggiornamento svoltosi a Milano il 7-8 Maggio 2016
Seminario di aggiornamento scientifico
Sabato 7 e domenica 8 maggio 2016 si è svolta la prima delle 5 serie di seminari di aggiornamento scientifico culturale dei praticanti di karate tradizionale dell’Ente Morale Istituto Shotokan Italia (ISI) e della Federazione Italiana Karate Tradizionale e Discipline Affini (FIKTA).
Il 1° incontro è stato propedeutico per lo studio delle successive discipline, infatti, con la Prof.ssa Gagliano sono stati trattati argomenti riguardanti le caratteristiche del corpo umano e i tessuti che lo compongono. Lo studio dell’anatomia è fondamentale per comprendere le importanti funzioni degli organi e per far questo essa si avvale della tecnica scompositiva ovvero della “dissezione”.
L’attività sportiva, oltre ad agire sulle funzioni organiche, ha un impatto importante sulla struttura corporea, determinando su di essa modifiche importanti come l’incremento del volume muscolare, della sua lunghezza e della forma. L’attività motoria determina anche un miglioramento nella trasmissione degli stimoli nervosi, con un conseguente ed evidente incremento delle capacità coordinative e della velocità nell’esecuzione dei movimenti, inoltre, si riscontra una maggiore capillarizzazione con relativo incremento dell’apporto di ossigeno ai muscoli. Tutto ciò evidenzia come sia indispensabile per un insegnante avere una buona conoscenza dell’anatomia affinché l’allenamento venga svolto in modo corretto e diretto al raggiungimento del massimo benessere del soggetto nonché di prefissati obiettivi.
Importanti argomenti correlati all’anatomia sono stati trattati nella lezione di Istologia condotta dalla prof.ssa Gagliano attraverso lo studio dei 4 tessuti fondamentali del corpo umano:
- Epiteliale – funzione di copertura del corpo umano
- Connettivale – funzione di supporto strutturale e metabolico agli altri tessuti
- Muscolare – necessario per il movimento e la postura
- Nervoso – necessario per il trasporto degli impulsi
Indispensabile per un insegnante avere una buona conoscenza dell’anatomia affinché l’allenamento venga svolto in modo corretto e sia diretto al raggiungimento del massimo benessere.
Metodologia didattica
Gli allievi bambini hanno diritti che il formatore deve conoscere. Intanto, è necessario rispettare il loro diritto a praticare Karate con persone preparate, come dovrebbe essere garantito a un adulto. Altro aspetto importante da tenere in considerazione è quello di non usare l’allievo come se fosse una “macchina da gara” nel caso in cui dovesse mostrare di arrivare a ottime prestazioni.
Un altro diritto da garantire al bambino che pratica sport è quello di farlo sentire bene, per il semplice fatto che l’attività sportiva deve essere vista principalmente come uno strumento di crescita e di miglioramento psicofisico. Ugualmente, un bambino che non sembra ‘performante’ va comunque stimolato in modo opportuno per permettergli di mostrare il meglio di sè. Nel caso sentisse il bisogno di lasciare l’attività del Karate ed eventualmente di frequentare un’altra disciplina, bisogna lasciarlo fare e non forzarlo a restare. Questi punti di vista devono essere alla base di un buon insegnamento, affinché vengano rispettati correttamente i bisogni dell’allievo.
L’allenamento deve essere programmato, in quanto deve essere adeguato al gruppo, pertanto, in un contesto didattico a prescindere dalla materia insegnata non bisogna improvvisare. Questo vuol dire che prima di mettere in atto un programma di allenamento si devono definire gli obiettivi, costruire gli strumenti adeguati di misura, interpretare i risultati e infine formulare giudizi e prendere decisioni.
6 punti per programmare una didattica adeguata:
- Conoscenza degli allievi
- Individuazione e formulazione dei problemi educativi
- Individuazione degli obiettivi educativi e didattici
- Organizzazione degli interventi
- Realizzazione didattica della lezione
- Verifica dell’attività
Le fasi di un allenamento
La lezione deve essere sviluppata secondo delle fasi, in modo da poter ottenere il massimo dell’efficacia e renderla allo stesso tempo un’attività piacevole. In una seduta di allenamento è opportuno prevedere 3 fasi:
- Fase di avvio, che in caso di bambini piccoli deve essere più breve rispetto al solito, inoltre, questa fase non deve avere un contenuto di solo riscaldamento, ma deve essere anche di anticipo alla successiva.
- Fase centrale che racchiude gli obiettivi della lezione. Possiamo suddividerla in una fase primaria, con alto impegno fisico e una secondaria, con impegno fisico moderato.
- Fase conclusiva che deve essere di ripristino psicofisico e ludico, in modo da lasciare un’impronta positiva dell’attività svolta ed essere divertente affinché susciti interesse.
Gli importanti aspetti che dovrebbero essere considerati durante una lezione di Karate ben condotta, sono stati trattati nella lezione della Dott.ssa Michela Turci, la quale ha suscitato un enorme interesse viste le finalità del corso Istruttori-Maestri.
Aggressività e violenza
Con la Dott.ssa Isabella Merzagora sono stati trattati aspetti importanti legati alla violenza e all’aggressività. Una buona percentuale di aggressori si trovano tra quelle persone nelle quali vi erano stati abusi e violenze in età precoce: quasi fosse un modo per riscattarsi da quegli abusi subiti quando si era impossibilitati a reagire. Stessa cosa vale anche nei casi di violenza vissuti in qualità di spettatore, come potrebbe succedere nel caso di un bambino che assiste alla violenza del padre sulla madre.
Come dicono i criminologi, l’omicidio è il più intimo dei reati violenti proprio perché spesso succede nelle famiglie. Inoltre, è emerso che se a commettere un omicidio è un italiano, a essere ucciso è al 96% dei casi un altro italiano e, quasi specularmente, se l’omicida è straniero, nel 70% dei casi lo è pure la vittima per cui solitamente gli omicidi e la violenza interessano le persone della stessa etnia o famiglia.
Domenica 8 maggio, il Seminario si conclude con la PRESENTAZIONE LAVORI
Effetti lesivi di due tecniche tradizionali di Karate.
Nel corso della presentazione lavori, la Dott.ssa Beatrice Berti ha illustrato, attraverso opportune apparecchiature e con l’ausilio di un makiwara, un interessante lavoro in merito alla stima degli effetti lesivi di due tecniche tradizionali di Karate sugli organi addominali. Nel corso dei suoi studi è stato preso in esame un gruppo di 54 Karateka, sia cinture nere sia colorate, ai quali sono state fatte eseguire le tecniche ura shuto uchi e giaku tsuki.
I risultati hanno evidenziato che le cinture nere sono più rapide rispetto ai karateka cinture colorate e che la tecnica dello giaku tsuki è sicuramente più lesiva, infatti si è notato che è in grado di trasmettere più massa. Inoltre, dai valori rilevati si evince che la “massa trasferita all’impatto dipende dalla massa totale corporea”.
Dalla stima degli effetti si deduce che tali tecniche sono potenzialmente capaci di infliggere traumi severi a causa della lesione epatica che ne deriva, con conseguente pericolo di vita.
Un altro diritto da garantire al bambino che pratica sport è quello di farlo sentire bene, per il semplice fatto che l’attività sportiva deve essere vista principalmente come uno strumento di crescita e di miglioramento psicofisico.
Visione e velocità
Questo è il titolo dell’interessante progetto presentato da Massimo Zunino. Il titolo incuriosisce e mette in luce aspetti importanti legati alla visione.
In presenza di un alto numero di rappresentazioni interne, indipendenti e rumorose, il sistema visivo tende a basare la decisione percettiva su quella più intensa. Baldassi, Megna e Burr del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze, hanno dimostrato che questa regola si può applicare anche alla sicurezza che gli osservatori avrebbero nel produrre tali errori percettivi.
I risultati degli studi condotti “suggeriscono che la probabilità di essere certi di aver visto qualcosa, che effettivamente non si è visto, aumenta in ambienti caotici, un fenomeno che può avere implicazioni molto estese. Sebbene il nostro studio si sia focalizzato su decisioni percettive semplici circa un singolo attributo di uno stimolo, lo stesso tipo di processo può essere applicato a compiti cognitivi complessi che coinvolgano problem-solving e memoria. Quando ci si trova di fronte a eventi multipli in ambienti caotici e confusi, si può decidere su alcuni aspetti di quelle situazioni sbagliando di sana pianta pur essendo del tutto certi della correttezza delle decisioni prese”.
Più la scena è complessa e più le persone che hanno assistito racconteranno versioni differenti, con l’assoluta certezza di raccontare perfettamente gli avvenimenti e in assoluta buona fede, gli errori arbitrali fanno parte di questa difficoltà nell’interpretare la realtà del nostro cervello. (Massimo Zunino, Visione e Velocità, 2016).
L’azione educativa del Karate do tradizionale
Il Karate do è una disciplina completa che consente al soggetto di acquisire abilità motorie a dir poco incredibili e la cui complessità dipende dall’età del soggetto, dalla sua struttura fisica, dalle sue capacità innate, dalla sua predisposizione ecc. Ma all’aspetto motorio possiamo aggiungerne un secondo, ma non per questo meno importante, che rende il Karate una disciplina di alto valore formativo dal punto di vista pedagogico.
Con il progetto presentato dal Dr. Carlo Rocco, possiamo evidenziare aspetti molto interessanti che rendono la nostra disciplina uno strumento di alto valore educativo. La pratica del Karate, inteso come “Do”, diviene una via di accrescimento personale per migliorare se stessi, questo è proprio uno dei principi che sono racchiusi nel Dojo Kun del Maestro Funakoshi.
Diversi sono gli aspetti positivi che si riscontrano nei soggetti che praticano il Karate: consente un miglioramento nella fiducia in se stessi nonché delle capacità cognitive, migliora la postura, incrementa le abilità motorie e le capacità coordinative, sviluppa abilità sociali migliorando le relazioni interpersonali, favorisce l’accrescimento di un forte senso di rispetto per sé e per gli altri. Tutto ciò evidenzia le ineccepibili potenzialità di un’attività dalle innumerevoli sfaccettature in grado di potersi adattare a qualsiasi soggetto, nonché di poter essere utilizzato per soddisfare svariati obiettivi che vanno dal benessere psicofisico alla difesa personale.
Qui il resoconto degli altri incontri.