La storia che sto per raccontarvi, non sono sicuro corrisponda all’originale, ma il significato è sicuramente quello.
Un giovane arciere molto esperto, per migliorare le proprie prestazioni, viene invitato ad andare da un vecchio maestro che vive come un eremita su una montagna.
Raggiunto il maestro, l’arciere gli spiega che è molto soddisfatto del proprio talento ma che, con il suo aiuto, intende migliorare. “Mostrami ciò che sai fare” gli propone questi.
Il giovane vede volare uno stormo di anatre, punta l’arco e colpisce subito un volatile. Il maestro lo guarda e gli dice: “Quello che hai fatto è normale.”.
Il giovane, un po’ deluso, aspetta che passi un altro stormo, punta l’arco e infilza tre anatre contemporaneamente; guarda il maestro con un atteggiamento carico di orgoglio aspettandosi un apprezzamento per la sua impresa.
Il maestro gli dice: “Bravo! Ma anche questo è normale. Prova senza l’arco!”.
Sono trascorsi forse oltre 30 anni da quando sentii questa storia e durante tutto questo tempo ho cercato di capire cosa volesse insegnare.
Poi, all’improvviso, parlando con mio figlio di argomenti quotidiani, ho capito! O meglio… credo di avere capito.
Secondo me il maestro intendeva dirgli: ma tu chi sei veramente? Qual è la tua vera natura? Qual è il senso della tua vita?
Sei orgoglioso delle tue prestazioni, ma prova a pensare se non avessi l’arco, se non avessi null’altro che te stesso, se non avessi soldi, casa, vestiti, cibo, potere, successo… hai capito chi sei?
Hai compreso qual è il tuo vero valore, la tua vera essenza?
Pensa che delusione se in punto di morte ti accorgessi di avere trascorso una vita intera senza conoscerti e facendo cose che non erano tue, ma le hai fatte solo per conformismo, opportunismo ed egoismo!
Ciò non significa che l’arco non sia importante, ma che attraverso la pratica dell’arco, sempre più precisa, sempre più profonda, occorre lavorare per conoscere se stessi senza limitarsi a risultati effimeri e illusori.
Non aspettare! Conosci te stesso prima possibile e, se necessario, cambia tutto.
P.S.: Provate a sostituire l’arco con le competizioni di karate.
Chiedetevi come mai dei maestri di karate, con decine di anni di pratica, vanno in escandescenze per l’assegnazione o la negazione di un punto ai loro allievi… Pensate al perché, anziché ringraziare gli atleti, gli arbitri o gli organizzatori che permettono a centinaia di giovani di provarsi in una gara, essi vanno alla ricerca di successo attraverso una postilla dei regolamenti senza rendersi conto che il risultato è effimero e non comprendendo che il loro comportamento è deleterio per i giovani praticanti.
La strada è lunga e irta di ostacoli, ma uno degli ostacoli maggiori è la presunzione.
“Presumere” di avere capito, senza rendersi conto che anche altri “presumono” la stessa cosa. Senza comprendere che occorre lavorare tutti insieme, serenamente, con rispetto, cercando le soluzioni migliori e aiutandosi reciprocamente per risolvere i problemi e per il futuro del karate.
Soprattutto non aiutano quelli “infantili”, quelli che si divertono a fare i “commentini” sui social network, come fanno gli adolescenti, senza prima conoscere a fondo gli argomenti, ma immaginando delle ‘trame’, ordite per il potere… senza sapere che ognuno di noi vede negli altri quello che lui stesso è.
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