16-17 aprile 2016. In terra d’Alsazia il M° Shirai ha posato un’altra pietra miliare della sua personale interpretazione del Karate Tradizionale.
di Sergio Roedner
Lo stage internazionale a Rixheim è stato una pietra miliare della personalissima interpretazione del karate tradizionale da parte di uno dei suoi più geniali fondatori, il Maestro Hiroshi Shirai, nonché un punto di svolta nella mia ricerca di un miglioramento tecnico, ma soprattutto interiore. Era la quarta volta consecutiva che approdavo in terra d’Alsazia, ma forse quest’anno avrei mancato quest’appuntamento se non fosse stato per l’entusiasmo della mia giovanissima allieva Beatrice e di suo padre Valerio, karateka ai tempi della Fesika, che non solo ci ha accompagnato facendoci da autista e da guida, ma ha scattato la maggior parte di queste immagini.
Il Maestro ha insistito sull’aspetto più profondo e autentico del karate-do, l’efficacia.
A Rixheim, anche quest’anno, il Maestro ha insistito sull’aspetto più profondo e autentico del karate-do, l’EFFICACIA, usando metodologie inconsuete, per trasmettere questo valore ai partecipanti provenienti da tutta Europa e spesso abituati all’impostazione del karate sportivo, anche se allo stage interviene sempre una nutrita schiera di tradizionalisti francesi, tedeschi, austriaci e italiani. Rompere gli schemi consueti, affrontare un avversario concreto che si può incontrare camminando per strada, colpire sempre come si facesse tameshiwari, sono stati gli aspetti tematici, a me personalmente più graditi, del raduno. Sono concetti che il Maestro Shirai insegna anche ai praticanti di Goshindo e sui quali si sofferma con caparbietà, finché gli sembra che i destinatari del messaggio lo abbiano recepito.
Contenuti tecnici
Per quel che riguarda i contenuti tecnici, l’hanno fatta da padroni i fondamentali, da intendere come tecniche di combattimento e da allenare con questo spirito, sia a vuoto sia in coppia, e i kata Hangetsu e Tekki nidan, completi del loro bunkai. Hanno collaborato col M° Shirai maestri e amici di grandissima caratura tecnica come Carlo Fugazza e Alessandro Cardinale, ed è stato per me estremamente gratificante, una volta tanto, allenarmi e faticare al loro fianco, seguendo i loro suggerimenti e le loro correzioni.
Rompere gli schemi consueti, affrontare un avversario concreto che si può incontrare camminando per strada, colpire sempre come si facesse tameshiwari.
Altrettanto rigoroso è stato il corso riservato alle cinture colorate, seguite in orari diversi dai Maestri Fugazza e Cardinale, ma anche, nella sessione di sabato pomeriggio, dal M° Shirai in persona. Fondamentali, kihon ippon kumite, anche in versione nidan henka, e il kata Heian nidan sono stati oggetto di tre impegnative sessioni, con un’attenzione particolare per gli allievi del club di karate locale, ai quali gli esigenti insegnanti non hanno risparmiato né critiche né elogi.
La cronaca dello stage non sarebbe completa senza citare le mangiate al ristorante Bel Italia (sic) all’Ile Napoleon, la solenne litigata e successiva rappacificazione con l’agguerrita Beatrice che sabato pomeriggio, con mio sommo dispetto si era concessa una parentesi ludica sul tatami con una compagna di allenamento. E poi le animate discussioni sull’itinerario con suo padre e la memorabile nottata di sabato, passata dormendo sul parquet davanti alla mia camera d’albergo, dopo essermi chiuso fuori lasciando la tessera magnetica all’interno della stanza nell’entusiasmo della vittoria dell’Inter sul Napoli, appresa da un messaggio di mio figlio rimasto a Milano per motivi di studio.
Sarà retorico, ma è la pura verità: Rixheim 2016 resterà vivo e luminoso dentro di me fino alla prossima edizione.