3° Incontro, 5-6-7 febbraio 2016. A 6 mesi di distanza dal’ultimo appuntamento, il corso è una vera full immersion. Tante le lezioni da seguire con attenzione e curiosità.
Fase di grande impegno
Stiamo vivendo una fase di grande impegno che ha visto noi aspiranti Istruttori e Maestri impegnati nel full immersion di Busto Arsizio (VA), da venerdì 5 a domenica 7 febbraio 2016.
Dal primo incontro sono passati già sei mesi, per cui il tempo sembra davvero correre, anche perché queste giornate sono talmente cariche e intense di argomenti interessanti che il tempo sembra volare. Nel gruppo traspare tanta voglia di fare e di apprendere e si avverte grande spirito di amicizia, infatti non sono mancate occasioni per scambiarsi appunti, file e argomenti delle lezioni, evidenziando grande collaborazione e umiltà.
Il primo giorno siamo stati all’interno della sala conferenze del Museo del tessile, situato nell’edificio che anticamente ospitava il reparto filatura del vecchio cotonificio. In una breve presentazione di un’operatrice del museo, abbiamo potuto apprendere che la lavorazione del cotone era un’attività importante di Busto Arsizio il cui nome significa “terra bruciata” e quindi non idonea al pascolo e all’agricoltura.
La presentazione del M° Achilli, nonché presidente della FIKTA, ha voluto ancora una volta evidenziare come il corso che stiamo portando avanti sia unico nel suo genere, vista la durata e la grande specializzazione che ci permette di raggiungere, pertanto, l’attestato di qualifica Istruttore/Maestro della FIKTA ha un notevole valore che deve essere sfruttato positivamente. La Federazione punta molto sui suoi corsisti e sta lavorando affinché tale diploma venga riconosciuto in tutto il mondo. Essa desidera, con grande piacere, che i suoi Istruttori e Maestri diffondano la conoscenza della disciplina del Karate portando avanti i “principi” del Maestro SHIRAI.
L’insegnamento del Karate Tradizionale è un attività di grande valore morale, infatti i nostri praticanti possono essere persone di ogni età, dai bambini agli adulti più anziani. Questo comporta la necessità di farsi carico con consapevolezza, onestà e sincerità, di una grande responsabilità verso coloro che con fiducia si mettono nelle nostre mani.
Nell’attività che svolgiamo e svolgeremo non dovrà mai mancare la dignità; questo è ciò che è emerso durante il corso e che è stato il pilastro di queste importanti giornate di studio. L’esigenza di portare avanti un corso molto lungo, la cui durata ricordiamo è di circa tre anni, nasce dal dovere di formare personale qualificato che sia in grado di interagire con i propri praticanti nel modo più efficace.
È stato menzionato Platone secondo il quale “conoscere la tecnica vuol dire essere padroni della propria mente”.
L’insegnante deve essere un valido punto di riferimento in grado di soddisfare i bisogni dei propri allievi, nonché essere in grado di individuare opportunamente i casi in cui ci siano problematiche di tipo fisico, caratteriale o psicologico allo scopo di poter consigliare al genitore del bambino o all’adulto interessato a chi rivolgersi quando le competenze non rientrino nella sfera delle proprie conoscenze professionali. In questo modo il Maestro o Istruttore rimarrà sempre e comunque una figura di prestigio che risalterà con dignità nell’ambito dei rapporti con le persone con cui verrà a contatto.
L’insegnante è una figura fondamentale che deve assicurare un’attività sana, per cui una scorretta forma di allenamento può arrecare gravi conseguenze all’individuo che con fiducia si pone nelle mani di chi insegna. Il nostro corpo è costituito da una struttura muscolo-tendinea e osteo-articolare che in seguito ad attività fisica non adeguata al praticante, si potrebbe “rompere”, quindi è necessario prepararlo in modo corretto, non sottovalutando le energie in gioco nei movimenti come “l’energia potenziale e l’energia cinetica”.
Dalla Calligrafia al Mokuso
Venerdì pomeriggio abbiamo appreso diversi concetti che caratterizzano la calligrafia attraverso una lezione pratica del M° Pesce, il quale ci ha permesso di capire i meravigliosi segreti che si nascondono negli ideogrammi. Nella scrittura è racchiusa tutta la filosofia orientale che ci denota e una grande somiglianza ad altre discipline orientali, come nel Karate che noi pratichiamo. Negli ideogrammi è importante cercare il centro di ognuno di essi ovvero il suo baricentro, così com’è importante nella pratica e nell’esecuzione delle tecniche di Karate. Nella scrittura degli ideogrammi è fondamentale il rispetto degli spazi che ci sono tra un ideogramma e l’altro, ma anche dello spazio dentro lo stesso ideogramma. Questa stessa importanza degli spazi la ritroviamo nel Karate nel momento in cui dobbiamo controllare la distanza nell’esecuzione delle tecniche contro l’avversario affinché una tecnica sia efficace. Per l’apprendimento di questi concetti abbiamo studiato la corretta esecuzione per scrivere gli ideogrammi dei numeri da uno a sei.
Lo studio della scrittura è proseguito con il M° Matsuyama che nella sua lezione ha messo in rilievo alcuni concetti, molto profondi, legati alla sua attività di pittore. Sentendosi un “artista sportivo”, così si è definito in quanto anche praticante di Karate, il Maestro ha voluto evidenziare come questa disciplina lo abbia aiutato molto nella realizzazione delle sue opere e dei suoi dipinti, che senza il Karate probabilmente non sarebbe mai riuscito a fare con il “giusto equilibrio”. Il Karate quindi diviene un mezzo di realizzazione, o meglio, il fulcro sul quale ognuno di noi può costruire le propria esperienza e concretizzare la propria creatività, i propri sogni e le proprie ambizioni.
La lezione ha avuto anche un piacevole momento di svago nella creazione del nostro primo origami che è stato un “palloncino di carta”.
Nelle giornate successive gli argomenti trattati hanno avuto un’alta valenza tecnica attraverso la lezione del M° Benocci il quale ha illustrato le “basi scientifiche per una tecnica efficace”. È stata messo in risalto l’importanza della tecnica, in quanto l’uomo è tecnica e senza di essa non si sarebbe mai evoluto nel modo in cui noi oggi lo conosciamo. Per fare un riferimento filosofico è stato menzionato Platone secondo il quale “conoscere la tecnica vuol dire essere padroni della propria mente”. Attraverso la tecnica accediamo alla conoscenza sulla quale si basano i principi delle tecniche che sono state tramandate da coloro che studiavano le azioni attraverso l’osservazione dei movimenti e dei comportamenti della vita quotidiana, come per esempio nei combattimenti tra animali o tra uomini e animali ecc. Queste tecniche venivano sintetizzate per ridurne il numero e renderle efficaci in diverse circostanze, venivano allenate e sperimentate per provarne l’efficacia.
Nella fattispecie il Karate è una scienza complessa in cui si racchiudono tanti modelli e questa è una sua grande proprietà che lo rende una disciplina completa contenente i principi fondamentali che sono stati tramandati dai Maestri negli anni. Nella sua evoluzione ha comunque conservato il proprio principio, perché se l’arte dura nel tempo è proprio merito del PRINCIPIO, mentre la tecnica è il mezzo attraverso il quale tutto si può realizzare con meno fatica.
In merito all’importanza del Karate nella crescita personale e nella sua ineccepibile efficacia nel migliorare le capacità motorie di ogni individuo (nei limiti delle possibilità soggettive), s’inserisce in modo appropriato e altrettanto interessante la lezione del M° Fanizza sulla “corretta postura nell’esecuzione della tecnica”. Nell’insegnamento della nostra disciplina bisogna sempre tener conto che il nostro corpo è costituito da una struttura muscolo-tendinea e osteoarticolare che deve essere opportunamente salvaguardata, in virtù del fatto che lo svolgimento di un’attività fisica è volto allo scopo di migliorare le condizioni di salute del soggetto. Diventa quindi di fondamentale importanza il ruolo dell’insegnante, in quanto il suo compito principale è quello di garantire il benessere fisico del soggetto ed evitare che la struttura non subisca danni, rendendo vano l’obiettivo salutare dell’attività motoria/sportiva svolta dall’allievo. Il corpo durante l’attività motoria può subire danni seri, pertanto è necessario prepararlo adeguatamente. Questo fa sì che l’insegnante deve sempre osservare che la postura dell’allievo sia corretta affinché venga salvaguardata la sua salute. Elemento essenziale per il mantenimento di una corretta postura è il piede il quale ha una struttura molto complessa che deriva dal dover essere in grado di adattarsi continuamente al suolo su cui poggia assicurando il giusto equilibrio del corpo.
Esso si basa su 3 pilastri che possiamo suddividere in questo modo: a) sotto l’alluce; b) sotto il mignolo; c) tallone. Tutto il peso corporeo si scarica in questi tre punti pertanto l’alterazione della posizione del piede determina un equilibrio non adeguato.
Una ricerca olandese su 260 ragazzi (12-18 anni) che praticavano nuoto agonistico e calcio femminile, ha riscontrato che a ridurre il comportamento antisociale era soprattutto la figura degli istruttori e il buon rapporto con costoro.
Se il carico dovuto al nostro peso non è portato correttamente sui tre pilastri, si possono verificare seri problemi a carico del soggetto. Un bambino che presenta problematiche fisiche legate all’appoggio del piede, come valgismo o varismo, può manifestare forme di disagio che possono portarlo a peggiorare le sue condizioni fisiche e ad abbandonare l’attività.
L’istruttore Nello Zavattini sabato ha tenuto un’interessante lezione sul MOKUSO. Il termine “Mokuso” si compone di due caratteri, il primo moku che significa “divenire silenzio”, il secondo so, che significa “idea, pensiero”. Quindi, “idee e pensieri che divengono silenti”.
Questa è una pratica che nel Karate apre e chiude ogni incontro nel Dojo, e ha lo scopo di realizzare quel vuoto mentale che conduce a una pratica del Karate perfetta, che non tiene conto del mondo intorno a noi che ci alleniamo. Al praticante di lungo corso, la condizione stabilita in Mokuso deve poter essere mantenuta naturalmente anche durante la pratica di kihon, kata e kumite, affinché si mantenga costantemente un perfetto stato di coscienza a cui tutto il corpo aderisce. Senza un appropriato processo di abbandono delle proprie categorie personali, si produrrà una pratica limitata, circoscritta, ristretta alle nostre sempre troppo piccole convinzioni.
Questa lezione, quindi, ha potuto evidenziare come nel Karate non si tralasci nulla, in quanto la pratica interessa corpo e mente. Ha altresì rilevato come l’intento dei Maestri del Tardo Impero fosse quello di trasformare il combattimento a mani nude in un sistema di concezione moderna ideato e sviluppato non specificatamente per la guerra in senso stretto, ma ideato a scopo terapeutico e di realizzazione spirituale, divenendo una sintesi di combattimento, cura e addestramento religioso.
La Criminologia nello sport
Domenica la Prof.ssa Merzagora laureata in Giurisprudenza, psicologa nel settore della criminologia, e la Dott.ssa Turci, Ricercatore della Facoltà di Medicina e Chirurgia Univ. Degli studi (MI), hanno tenuto delle lezioni di ineccepibile importanza rispettivamente sulla criminologia legata allo sport e sulla preparazione atletica.
Nell’ambito della criminologia sono stati trattati argomenti quali l’attività sportiva come occasione di crimine, gli sportivi come vittime del crimine e l’attività sportiva come prevenzione. Lo sport è un’attività salutare che insegna a cooperare, sviluppa una competitività positiva, fair play, migliora l’autostima. Però, purtroppo, spesso lo sport diventa occasione di crimine. Ci sono ricerche che avrebbero dimostrato come la pratica degli sport possa favorire il comportamento aggressivo, soprattutto se gli sport sono esageratamente competitivi o oltremodo violenti e se gli Istruttori insistono sui temi della competitività aggressiva e della vittoria ad ogni costo. Ecco perché chi insegna svolge un ruolo fondamentale; Istruttori e Maestri sono figure molto importanti in quanto sono il mezzo autorevole per trasmettere regole e valori, forniscono modelli di identificazione positivi nella fase più importante di crescita dell’individuo ovvero quando identità e personalità si stanno sviluppando.
Qui il resoconto degli altri incontri.