Casualmente, nel 1969 mi imbattei in una dimostrazione del M° Shirai e rimasi senza parole…
(In KarateDo n. 36 ott-nov-dic 2014)
Maestro Barone, dove e quando è nato?
Sono nato il 5 ottobre 1949 a Burgos (SS).
Quali studi ha fatto e che lavoro svolge?
Ho acquisito il titolo di scuola media inferiore e attualmente sono in pensione.
… casualmente mi imbattei in una dimostrazione del Maestro Shirai. Rimasi senza parole: indescrivibile fu la sensazione che mi travolse.
Che cosa ci racconta della sua famiglia e del luogo in cui vive?
La mia è una famiglia di sportivi a cominciare da mia moglie, i miei figli e il mio nipotino: naturalmente praticano tutti il karate. Il luogo in cui viviamo è Olbia, una città molto confortevole e rimasta ancora a dimensione d’uomo nonostante il suo rapido sviluppo. Il mare la fa da padrone, anche in presenza di belle zone limitrofe di montagna.
Quando ha iniziato la pratica del karate?
Iniziai la pratica del karate a Genova nel 1969. Ero alla ricerca di una palestra di Judo quando casualmente mi imbattei in una dimostrazione del Maestro Shirai. Rimasi senza parole: indescrivibile fu la sensazione che mi travolse, facendomi abbandonare lo Judo – che praticavo già da otto anni – per avventurarmi alla scoperta di questa nuova disciplina.
Chi è stato il suo primo Maestro?
Il mio primo Maestro è stato Massimo Sasso, del Karate Kai di Genova, fino a quando raggiunsi la cintura marrone. Successivamente, insieme ad altri tre atleti ebbi l’opportunità di allenarmi con più frequenza anche con il M° Shirai, che iniziai a seguire costantemente in tutte le sue trasferte.
Com’è cresciuto nel tempo il suo rapporto con il Maestro Shirai?
Come ho accennato prima, conobbi il M° Shirai imbattendomi per caso in una sua dimostrazione. La conoscenza vera e propria risale tuttavia a qualche anno dopo quando il Maestro diventò il mio unico Maestro. Il rapporto con il M° Shirai è basato sull’affetto e la stima reciproche. Sono ormai tanti anni che condividiamo oltre al karate anche altre passioni comuni, quali la pesca e i viaggi. Questo rapporto si è consolidato sempre di più rendendo a tutti gli effetti il Maestro un membro della mia famiglia.
Quando ha conseguito la qualifica di Maestro di Karate?
Ho conseguito la qualifica di Maestro nel 1978 a Milano, dopo due anni di Accademia del Karate.
Che cosa significa per lei essere un Maestro di Karate?
Insegnare significa trasmettere un messaggio, praticarlo e dare sempre il buon esempio. Capire i propri allievi, le loro esigenze e aspettative. Non sempre si riesce, ma l’importante per me è arrivare a dare sempre il massimo.
Che cosa ci racconta del suo dojo e del rapporto con i suoi allievi?
Il rapporto che ho instaurato nel mio dojo con i miei allievi è fatto di rispetto, complicità, risate e tanto sudore. Condividiamo insieme la passione per il karate con il massimo impegno. Con i miei allievi sono un Maestro molto esigente, ma al tempo stesso umile, perché cerco sempre di capire i limiti e le problematiche di ciascuno di loro.
Insegnare significa trasmettere un messaggio, praticarlo e dare sempre il buon esempio. Capire i propri allievi, le loro esigenze e aspettative.
Quale carica ricopre all’interno della FIKTA?
All’interno della FIKTA ricopro diversi incarichi, svolgendo i ruoli di socio fondatore, membro del Consiglio dei Probiviri, Consigliere e Vice Presidente Regione Sardegna, Presidente della Commissione Tecnica in Sardegna, Arbitro Nazionale e Responsabile ISI. Ricoprire questi ruoli è molto importante per me, nonché motivo di grande orgoglio: credo di assolverli al meglio.
Come si è diffusa la pratica del karate in Sardegna?
Pionieri del karate in Sardegna siamo stati io per il Centro Nord e Giorgio Marras per il Centro Sud. Arrivai a Olbia nel 1975 con la qualifica di Istruttore 2° Dan. Nell’arco di 15 anni il karate sardo ha raggiunto un notevole sviluppo, con circa 25 società affiliate alla nostra Federazione. Successivamente, con la nascita di altre Federazioni e nuovi enti di promozione, penso si sia raggiunto il numero di 50 società nei vari stili di karate. Il numero di società affiliate alla Fikta, tuttavia, si è notevolmente ridotto negli ultimi anni sino ad arrivare all’attuale numero di 12 società.
Che cosa è importante oggi affinché la pratica del karate continui a svilupparsi e a diffondersi in Sardegna?
La diffusione del karate in Sardegna attualmente ha seri problemi, legati principalmente alla disoccupazione e alla distanza negli spostamenti. Il karate in Sardegna, inoltre, è poco pubblicizzato e non è sovvenzionato. Dal mio punto di vista, cerco il più possibile di aiutare e invogliare i miei ragazzi nonostante le loro difficoltà quotidiane. Al tempo stesso, mi rendo conto di quanto sia difficile praticare karate a certi livelli quando non si hanno i mezzi per frequentare costantemente le lezioni, gli stage e i vari appuntamenti sportivi. In questo ci è di grande aiuto il M° Shirai che, consapevole di quali e quante sono le difficoltà oggettive per gli abitanti di un’isola, ha aumentato il numero di lezioni e di eventi nella nostra regione.
Dopo anni di pratica, quale aspetto del karate oggi la affascina di più?
Il continuo studio del M° Shirai alla ricerca della perfezione nella naturalezza del movimento… il movimento più consono al proprio fisico per ottenere la massima potenza e velocità.
“Applica il karate a tutte le cose: lì sta la sua vera bellezza”: che significato ha per lei questo precetto del Maestro Funakoshi?
Il buon karateka è colui che ogni giorno mette in pratica il Dojo Kun, vivendo ciò che il karate insegna in tutto quello che fa, mettendosi sempre in discussione e cercando di migliorarsi con costanza, umiltà e estremo rispetto verso se stessi e gli altri. Questo è per me il messaggio che il M Funakoshi ha voluto trasmettere.
Il buon karateka è colui che ogni giorno mette in pratica il Dojo Kun, vivendo ciò che il karate insegna in tutto quello che fa.
Ha un aneddoto o un episodio sul karate che si ricorda in modo particolare e ha piacere di condividere con i nostri lettori?
Aneddoti ce ne sarebbero tanti… tuttavia quello che forse mi ha lasciato il segno è stato quando in Brasile (ai Campionati del Mondo) è partito l’inno di Mameli e mio figlio era sul gradino più alto del podio: è stata un’esperienza indimenticabile come Maestro, ma soprattutto come padre.
Vuole esprimere un sincero ringraziamento a qualche persona in particolare?
Il più sincero ringraziamento lo devo al M° Shirai che mi è sempre stato vicino come un “fratello maggiore”. Devo a lui chi sono oggi e spesso mi sento privilegiato ad averlo così vicino. Lo considero un grande Maestro, ma soprattutto un grande uomo.
Oss!