Una vita vissuta secondo lo Spirito del Bushido – “Sette volte cadere, otto volte risorgere”.
(in Karate Do n.23 lug-ago-set 2011)
Il Maestro Kase Taiji (1929-2004) ha lasciato un insegnamento molto profondo nell’arco della sua vita vissuta secondo lo spirito del bushidō, insegnamento che merita una costante riflessione e rilettura, al di là delle doverose celebrazioni alla memoria.
In occidente questo spirito viene spesso indicato con il termine “marziale” derivante dalla mitologia legata a Marte. Personalmente, ritengo questo termine restrittivo, se non proprio fuorviante, in quanto circoscrive quella che è un’esperienza trasversale dell’essere in un singolo ambito. Mentre diverso è il significato e il portato del termine “-dō” che accompagna le specificità di ogni percorso realizzativo, quale sigillo della piena rivelazione dell’essere umano a se stesso, attraverso quella modalità di ricerca ed educazione. (Per citarne alcune: karatedō, kendō, judō, aikidō, kyudō, shodō, chadō, shiatsudō, iaidō, kobudō, kadō ecc.).
L’opera del Maestro Kase si può configurare con le qualità che le sono proprie, senza la pretesa che siano esaustive, e riconducibili in alcuni punti qualificanti che si enunciano senza alcuna gerarchia attribuibile alla numerazione e tenendo ben presente la loro interdipendenza e reciprocità.
A mio avviso questi sono i PUNTI fondanti:
Un incessante lavoro di autoperfezionamento fondato su una assoluta libertà intellettuale. Un lavoro che, nella quotidiana elaborazione della pratica, parte da sé per aprirsi al confronto con gli altri e la cui caratteristica principale consiste nella sua apertura a 360°, tesa al superamento costante di qualsiasi limite fisico e mentale. (Emblematico il suo atteggiamento durante e dopo la malattia che lo colpì nel 1999 e che lo portò a riflettere sugli elevatissimi esempi del suo M° Funakoshi Yoshitaka e il M° Egami Shigeru, entrambi con gravissime malattie polmonari dalla nascita).
In questo processo, nella metodica “limatura” del proprio sé, vengono a prodursi sempre nuove categorie riguardanti il raziocinio, la logica, il senso profondo e originale della natura umana e dell’armonico sviluppo delle sue potenzialità. In questo training gli ordinari concetti di fatica, resistenza, sopportabilità dello stress, concentrazione, sono continuamente ripensati e riformulati via via che l’esperienza s’intensifica e approfondisce e tutto questo forgia una personalità capace di far fronte a qualsiasi evento. Il M° Kase amava ripetere un famoso motto judoistico: “Sette volte cadere, otto volte risorgere”.
Una concreta fiducia nella capacità del corpo-mente di redimere se stesso e i propri limiti, le proprie naturali problematiche. Ciò che se ne deduce è che chiunque, anche partendo da una base biologico-organica ordinaria, o anche malata, con un metodico e propedeutico esercizio può sviluppare all’infinito le proprie condizioni, stabilite dalle proprie soggettive vulnerabilità e fragilità.
Nel corso della mia pratica giovanile, avvenuta negli anni Settanta, ho incontrato il M° Kase una decina di volte e sempre ne ho apprezzato la profonda umanità sviluppata e strutturata dalla sua ricerca attraverso una Via marziale, quale strumento del suo compimento come essere umano. È questo aspetto umano del Maestro che ha impressionato persone di ogni nazione, aspetto magistralmente espresso dalla sua condizione “marziale”. Un’umanità pura, sempre aperta all’incontro con l’altro per donare, condividere la sua esperienza, il suo insegnamento, con chiunque e senza preclusione o discriminazione tra praticanti “dotati” e ordinari, per lui erano tutti solo persone alle quali proporre una modalità educativa e conoscitiva. Un vero bodhisattva. [“Essere illuminazione”; nel buddhismo mahāyāna, bodhisattva indica un essere che, attraverso il sistematico esercizio delle perfezioni ‘Pāramitā’, realizza la buddhità. NdA]
La sua dedizione alla verità della vita. Verità che poggia sulla coproduzione condizionata che stabilisce ogni fenomeno essere vuoto di natura propria, vale a dire che sta insieme per effetto di concause che lo sostengono. Questo aspetto, come tradotto nella realizzazione del Maestro, è manifestato dalla sua piena consapevolezza della vacuità (Sūnyatā, in sanscrito; Kū, in giapponese) fondamentale che regola l’universo ed espresso nella piena unità e adesione all’attimo presente, quale tangibile rivelazione dell’unica verità possibile, completamente inafferrabile, che Kase sensei ha chiaramente mostrato in tutte le sue performances “marziali” e non solo. Egli estingueva il dualismo tra contendenti per essere gesto assoluto, condizione che implica una totale unità essere-tempo. Il tempo, l’attimo che si muove (o transpresente), è indefinibile a priori in quanto sempre aperto, trasparente a ogni variabile fenomenologica e per essere vissuto nella sua reale sostanza, identificabile come impermanenza (mujō), presuppone una condizione che coincide con l’estinzione del limite esistenziale per eccellenza che è l’ego. È questo il piano dialettico dal quale è possibile la giusta replica a tutto, quella che non lascia tracce di sé e non produce karma. [L’idea di società e di comunità che attraversa il popolo giapponese, è ben sintetizzata nella famosa poesia di Miyazawa Kenji (1896-1933), “Ame ni mo makezu” (“Senza arrendersi alla pioggia”). Vi si descrive un uomo incontaminabile dalle passioni, compassionevole verso tutto e tutti. È diventata un manifesto etico imparata a memoria da generazioni di scolari e probabilmente anche dal giovane Taiji. NdA]
Una devozione allo spirito del budō quale fonte inesauribile di educazione, quindi evoluzione dell’essere umano. Questa devozione, questa fiducia e coerenza rispetto ai valori enunciati dalla tradizione, hanno reso universalmente riconosciuto il valore dell’insegnamento e la pedagogia del M° Kase. È anche grazie a una vita spesa nel perseguire i contenuti che la tradizione ha prodotto nel corso di generazioni e averli resi comprensibili e fruibili da chiunque e ovunque nel mondo, superando ogni gap culturale, ogni confinamento e circoscrizione geografica, che si può uscire dal ‘nipponismo’ per situarsi nell’infinito, nell’eterno.
Il mio ricordo personale rivede la sua presenza sorridente, particolarmente nei momenti di difficoltà (i più formativi o travolgenti), e il suo esempio sempre a cuore aperto, mushotoku. Ossia, ‘oltre il profitto’, senza spirito di profitto, oltre lo scopo, che di fatto è sempre di là da realizzarsi, irraggiungibile, inoggettificabile. (Termine buddhista indicante l’attitudine del cuore per compiere qualsiasi vera azione).
Tutto il suo essere, il suo studio, tutta la sua esperienza, erano a disposizione di ognuno senza riserve, per tutto il tempo, nella gratuità assoluta. Ed è questo modo, questa modalità di rapporto tra sé e gli altri che contiene l’insegnamento più profondo, vale a dire la trasmissione di un carattere, di un modo di intendere la vita che è in contemporanea assieme agli altri ma anche soli, che significa solidi nei propri valori.
La prosecuzione, l’estensione dei valori vissuti nel dōjō in ogni momento della vita quotidiana, valori sostenuti, protetti da una forza temprata e da un’innata gentilezza di cuore. La sua naturalezza nell’esprimerli perfettamente intatti nel corso del tempo, stabilisce, certifica la specifica dirittura morale ed etica dell’uomo e del maestro.
Concludo ricordando il Maestro in un pomeriggio di aprile verso sera. Eravamo a Cerea, in provincia di Verona, alla fine di un intenso stage e il Maestro, guardando le Alpi, attorniato come sempre dallo stupore dei presenti, ci parlò de “les esprit de le budō…” e ricordando il figlio di Funakoshi, Yoshitaka, pianse copiosamente continuando a parlarci nella massima naturalezza. Quell’esempio di amore nei confronti del proprio Maestro mi toccò profondamente lo spirito, rivelandomi un po’ di più la dimensione esistenziale di una persona come Kase Taiji.
Quindi, come giustamente insegna l’emerito filosofo, professor Emanuele Severino, non è che il M° Kase sia stato ed ora non sia più, tutt’altro, egli è e sarà sempre qui con noi in eterno.
Nel cielo, nel cuore degli uomini, ovunque egli sia, oss per sempre.