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Stalking

Stalking

In un articolo del 2009 la parola in Italia suonava ancora nuova… Oggi, purtroppo, è orrendamente all’ordine del giorno.

(in Karate Do n.15 lug-ago-set 2009)

Il significato letterale della parola inglese stalking è “fare la posta”, “inseguimento” e deriva dal linguaggio tecnico-gergale venatorio. Per quanto concerne i rapporti interpersonali fra esseri umani, il termine è stato coniato nei primi anni ‘90 del secolo scorso e indica un insieme di comportamenti che un individuo mostra nei confronti di un’altra persona, nel tentativo di affliggerla e di perseguitarla, causandole stati di ansia e di paura capaci di compromettere il normale svolgimento della vita quotidiana (1).

Di solito, la persecuzione consiste in tentativi continui di comunicazione verbale e scritta, oppure in fastidiosi appostamenti (nei pressi del domicilio o degli ambienti comunemente frequentati dalla vittima) e intrusioni nella vita privata. La ricerca di un contatto personale può avvenire oltre che per mezzo di pedinamenti, anche di telefonate oscene o indesiderate, inviando lettere, biglietti, e-mail, sms, regali non richiesti. La presenza assillante del persecutore può manifestarsi anche attraverso la produzione di scritte sui muri degli edifici frequentati dalla vittima e l’esecuzione di atti vandalici. A volte, si può assistere ad aggressioni fisiche (ferimento, uccisione).
Lo stalking può derivare dalla complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale e chiunque può esserne vittima. In Italia sembra che le vittime siano prevalentemente di sesso femminile (86%), con un’età per lo più compresa fra i 18 e i 24 anni (2-3).
Secondo una recente indagine (Fig. 1), i contesti sociali in cui principalmente si manifesta sono: la relazione di coppia, il condominio, la famiglia (figli, fratelli, genitori), il posto di lavoro o di studio (scuola, università).

Il più delle volte è un ex-partner, un conoscente o un collega i cui comportamenti persecutori sono spinti dalla volontà di recupero del precedente rapporto o di vendetta.

Lo stalker (colui che pratica lo stalking) viene identificato come il “molestatore assillante”; questo può essere un estraneo, ma il più delle volte è un ex-partner, un conoscente o un collega i cui comportamenti persecutori sono spinti dalla volontà di recupero del precedente rapporto o di vendetta per qualche torto subito. Diversamente, lo stalker può essere un soggetto con problemi di socializzazione, il cui comportamento è motivato dal desiderio di stabilire una relazione sentimentale con la propria vittima. A questo scopo tenta di imporre la propria presenza, insistendo anche quando abbia ricevuto un’inequivocabile risposta negativa (1).
Può succedere, ma meno frequentemente, che l’atteggiamento persecutorio sia dovuto a squilibri mentali tali da indurre nello stalker la convinzione di vivere effettivamente una relazione con il perseguitato.

L’equipe multidisciplinare del Centro Presunti Autori (CPA, Unità Analisi Psico-Comportamentale dell’Osservatorio Nazionale sullo Stalking) ha definito il profilo generico dello stalker e una descrizione delle condotte riferibili allo stalking. Secondo la CPA (2-3), oltre il 50% degli stalker ha vissuto almeno una volta nella vita l’abbandono, la separazione o il lutto di una persona cara che non è riuscito razionalizzare.

Per definire lo stalking nella lingua inglese, sono utilizzati anche altri vocaboli, quali ad esempio: obsessional harassment, criminal harassment, obsessional following, obsessional relational intrusion; nelle lingue italiana, greca e francese, si possono utilizzare rispettivamente i termini molestie assillanti, dioxis, harcèlement du trosième type. Nella letteratura corrente il termine harassment è molto spesso ricorrente; deriva dal verbo to harass, col significato di “tormentare”, “molestare”, “opprimere”.

I contesti sociali in cui principalmente si manifesta sono: la relazione di coppia, il condominio, la famiglia (figli, fratelli, genitori), il posto di lavoro o di studio (scuola, università).

Lo stalking è un reato
Lo stalking è considerato reato in diversi paesi del mondo (2-3). Le norme anti-stalking sono volte a tutelare le vittime di tutti quegli atti persecutori che, per la loro reiterazione nel tempo, provocano nelle persone colpite stati di ansia e paura per la propria incolumità o le costringono ad alterare significativamente le proprie abitudini di vita.
In Italia dal 23 aprile 2009, lo stalking è considerato un reato, descritto come “atti persecutori” (art. 612-bis c.p.), a seguito della conversione nella Legge 38/09 del D.L. 11/09 del 23 febbraio 2009. In realtà, si tratta di una sorta di specializzazione della già esistente norma sulla violenza privata. Nel testo di questa recente legge si delinea in modo più specifico e approfondito la descrizione tipica del reato che può essere considerato stalking.
Quante sono le vittime dell’inseguitore assillante? Il Centro antipedinamento di Roma nota che, nella sola capitale, il 21% della popolazione è vittima, almeno una volta nella vita, di stalking. Questi dati, offrono ovviamente solo un quadro indicativo e riduttivo della situazione reale. Infatti, non si può dimenticare la percentuale di “reati oscuri”, rappresentati da tutti i casi in cui la molestia assillante è stata taciuta e quindi non denunciata all’autorità giudiziaria.
Un’indagine australiana svolta su 6300 donne ha dimostrato che la molestia è più facilmente commessa da soggetti di sesso maschile e che il 2,6% delle vittime sposate o legate stabilmente riferisce di avere anche subito violenza dal reo, che coincide con il coniuge o l’ex partner. Tale violenza è spesso di natura sessuale.

Difficile dare consigli alle possibili prede dello stalker. Oltre a denunciare senza timori il molestatore alle autorità competenti, credo sia importante trovare dentro di sé la forza per non soccombere, per non lasciarsi intimidire, travolgere, manipolare dal “cacciatore”. L’autostima, la conoscenza dei propri limiti e la sicurezza che si possono ottenere attraverso la pratica del karate sono un aiuto? Forse. Sarebbe interessante dimostrarlo.

Bibliografia e Sitografia
1) Massimo Lattanzi, Stalking. Il lato oscuro delle relazioni interpersonali, Ediservice, Roma, 2003.
2) http://www.adoc.org/index/it/stalking/sportello-virtuale.htm
3) Osservatorio Nazionale Stalking Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia http://www.stalking.it

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