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Contro l’osteoporosi la migliore arma è… l’attacco!

Contro l’osteoporosi la migliore arma è… l’attacco!

Parliamo di osteoporosi – L’attività fisica e la pratica del karate aiutano il mantenimento della massa ossea.

(in KarateDo n.13 gen-feb-mar 2009)

Un’attività fisica regolare ha benefici effetti sulla salute sia nei maschi sia nelle femmine. In particolare, l’esercizio in carico svolge un ruolo protettivo dello scheletro, che può anche essere di carattere osteogenico, cioè stimolante nella formazione dell’osso (Tabelle 1; 2). Tuttavia, il raggiungimento di un’ottimale densità ossea e la regolazione del mantenimento dell’osso dipendono da una combinazione di fattori meccanici, ormonali e nutrizionali. Un corretto equilibrio ormonale (estrogeni e progesterone) e un’alimentazione bilanciata (calcio, proteine, e altri materiali osteo-costruttori) sono indispensabili. Nelle giovani donne che presentano caratteristiche riconducibili alla nota Female Athlete Triad (FAM, “triade dell’atleta femmina”), quali ad esempio disordini alimentari, amenorrea (scomparsa del ciclo mestruale) e altre forme di disfunzioni mestruali, la presenza di uno solo, o la combinazione di alcuni di questi aspetti, può essere causa di una ridotta densità ossea.

Tabella 1. Funzioni dell’osso.

Funzioni dell’osso
Costituisce l’impalcatura del corpo
Protegge i visceri
Dà inserzione a muscoli attraverso i tendini
Accoglie gli elementi emopoietici del midollo osseo
È la principale sede di deposito del calcio

Tabella 2. Composizione extracellulare percentuale dell’osso

Composizione dell’osso 
Cristalli di idrossiapatite di calcio 65%
Fibre collagene 23%
Acqua 10%
Proteine non collagene  2%

Cos’è l’osteoporosi?
L’osteoporosi è definita come una malattia scheletrica caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente incremento della fragilità ossea e un maggiore rischio di fratture. Essa può dipendere da un’accelerata e costante perdita di osso, dall’incapacità di mantenere la massa ossea in un periodo critico della vita, o da una combinazione di entrambi questi processi.
Si stima che una donna su due, di età superiore ai cinquant’anni, ne sia affetta. L’osteoporosi può portare alle dolorose fratture vertebrali da compressione, che possono causare cifosi progressive e il cosiddetto “gibbo”, ma può anche causare fratture del polso, dell’omero e dell’epifisi prossimale del femore (estremità superiore dell’osso prossima all’articolazione dell’anca).
Nelle donne anziane, le fratture dell’anca e del femore sono spesso il doloroso “inizio della fine”. Infatti, il 50% di queste non sopravvive a un anno dal trauma. Mentre coloro che superano il periodo critico, perdono comunque la propria autonomia e la capacità di svolgere le più semplici attività quotidiane, cosa che porta a un decadimento indiscutibile della qualità di vita. Questo comporta seri problemi di salute, con ingenti costi sanitari. Poiché non esistono trattamenti medici o ortopedici risolutivi dell’osteoporosi, la miglior strategia risulta essere la prevenzione. 

L’osteoporosi è definita come una malattia scheletrica caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo.

Come si forma l’osso?
Le ossa sono gli elementi costitutivi del sistema scheletrico. Ogni osso è un vero e proprio organo, sottoposto a un continuo riassorbimento e rimodellamento; fenomeni che avvengono a opera rispettivamente degli osteoclasti (cellule che distruggono l’osso) e degli osteoblasti (cellule che depositano osso).

Esistono 2 modalità costruttive dell’osso: 

  • l’osso compatto, presente ad esempio nel corpo delle ossa lunghe (i.e. femore, omero, tibia, radio, ulna, perone, falangi) e come rivestimento di quelle piatte (i.e. scapola, sterno, anca, ossa della volta cranica) e di quelle corte (i.e. vertebre, ossa del carpo e del tarso);
  • l’osso spugnoso o trabecolare, che si trova all’interno delle ossa corte o brevi, delle ossa piatte e nelle estremità delle ossa lunghe. Questo secondo tipo di osso è metabolicamente molto attivo, con maggiori capacità di rimodellamento.

La densità minerale ossea (BMD, bone mineral density) raggiunge il 90% del suo picco intorno alla fine della seconda decade di vita. Circa un quarto dell’osso adulto si accumula durante i due anni nei quali si assiste alla massima velocità di crescita ossea. Esiste tuttavia una cosiddetta “finestra di opportunità” che rappresenta il periodo critico nel quale la risposta di deposizione di massa ossea alle sollecitazioni derivanti dal carico è particolarmente ricca. Nella femmina tale periodo coincide con l’età prepuberale, negli anni appena precedenti il menarca (comparsa della prima mestruazione). La massa ossea si impoverisce gradualmente dopo i 35 anni di vita fino alla menopausa, momento in cui la scarsità degli ormoni femminili (estrogeni, progesterone) causa una perdita molto rapida di osso sia esso compatto che spugnoso, tanto da raggiungere la cosiddetta soglia di frattura.

L’attività fisica favorisce l’accrescimento osseo, sia in spessore sia in contenuto minerale, in particolare se questa viene praticata già prima della pubertà ed è accompagnata da un adeguato introito calorico, oltre a un corretto apporto di calcio e vitamina D.
L’esercizio ottimale dovrebbe essere:

  • dinamico
  • strenuo
  • relativamente breve, ma intermittente
  • sottoporre le ossa a un’inusuale sollecitazione di carico.

In generale, sembra che esista una risposta specifica locale alle sollecitazioni. Per esempio, è dimostrato che i vogatori abbiano una maggiore BMD nelle vertebre toraciche e lombari, che i tennisti presentino maggiore robustezza nello scheletro del loro arto superiore dominante.
Esistono studi che dimostrano che l’attività del karate nelle donne in età fertile contribuisce adeguatamente al mantenimento della massa ossea. Ciò probabilmente è dovuto all’intensità dell’esercizio che si svolge continuamente con il baricentro corporeo abbassato, rispetto a quello che si assume in stazione eretta, e alle sollecitazioni che la contrazione muscolare isometrica, antecedente la messa a segno di ogni tecnica, provoca sulle ossa di ogni distretto coinvolto nel movimento. L’attività fisica dopo la menopausa può contribuire a rallentare l’impoverimento osseo.

Fattori di rischio
Fra i fattori di rischio per l’osteoporosi vi sono:

  • l’appartenenza al genere femminile;
  • la discendenza: europea o asiatica;
  • un’anamnesi familiare positiva all’osteoporosi prematura;
  • menopausa precoce (sia essa chirurgica o naturale);
  • età avanzata.

Tuttavia, questi elementi sono predittivi solo del 70% dello sviluppo di osteoporosi nelle donne. Esistono inoltre dei fattori di rischio modificabili, altrettanto importanti, quali ad esempio uno stile di vita sedentario, il fumo, l’abuso di alcol, una dieta inadeguata. In un primo tempo, si riteneva che anche l’alto consumo di caffeina, fosforo e un eccessivo introito proteico potessero avere effetti nocivi, ma si è notato che questi possono essere efficacemente neutralizzati attraverso un corretto apporto di calcio nella dieta. È stato inoltre dimostrato che le proteine, al contrario, sono indispensabili alla costruzione dell’osso e che una deficienza di queste costituisce attualmente un fattore di rischio. L’utilizzo di ormoni corticosteroidi e di altri analoghi medicamenti può aumentare la perdita di calcio dell’osso.
L’osteoporosi normalmente compare nelle donne anziane, ma può presentarsi, in particolari circostanze, anche in soggetti più giovani. Ad esempio, l’atleta con amenorrea o anche più lievi disfunzioni mestruali si configura come una donna in età post menopausa, presentando un analogo quadro di impoverimento degli ormoni sessuali (estrogeni, progesterone). Tali condizioni hanno un effetto deleterio sulla BMD, a volte irreversibile.

L’attività del karate nelle donne in età fertile contribuisce adeguatamente al mantenimento della massa ossea.

Il miglior trattamento resta quindi la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio.
La richiesta giornaliera di calcio (vedi Tabella 3) varia con l’età, specialmente durante l’infanzia e l’adolescenza. Analogamente, l’apporto di calcio è essenziale nelle atlete con cicli mestruali alterati.
I cibi che costituiscono una fonte naturale di tale elemento sono: il latte e i prodotti caseari in genere (formaggi, yogurt), carne e pesce, vegetali a foglia verde.

Tabella 3. Richiesta giornaliera di calcio alle diverse età della donna e in particolari condizioni.

Richiesta giornaliera di calcio
Età 1-3 aa 500 mg
Età 4-8 aa 800 mg/
Adolescenti e giovani adulte almeno 1200 mg
Adulte maggiori di 24 anni 800-1000
Disfunzioni mestruali 1500
Donne post-menopausa 1200-1500

 

Bibliografia:
C. Lebrun, Women’s Health Medicine, 2006, 3 (4): 170.
SL Liu & C. Lebrun, Bristish Journal of Sports Medicine, 2006, 40: 11-24.

 

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